Il linciaggio di Dino Boffo

“Chi ha dimissionato Boffo? Nella Russia di Putin si uccide. Qui la mafia editoriale è più subdola. Ha moventi, mandanti e killer ben noti, ma anche complici occulti. In perfetto stile mafioso la vittima è stata ‘venduta’ prima e giustiziata poi. Per cosa è stato abbandonato Boffo? Gianfranco Pignatelli (Il Manifesto)

 

Nel caso vi siate posti la stessa domanda, ecco alcuni elementi per una risposta, tutti successivi alla falsa informativa sul direttore dell’Avvenire pubblicata dal noto Vittorio Feltri sul berlusconiano Il Giornale, nel giorno in cui Silvio Berlusconi attaccava l’Unione Europea e si proclamava “superman”:

lunedi 31 agosto – Giungono a Dino Boffo dal mondo cattolico e dal mondo del giornalismo centinaia di attestati di stima e solidarietà. Tra essi si segnalano, anche per diversità e sfumature, le dichiarazioni e i telegrammi del cardinal Stanislao Dziwisz da Cracovia, del Cardinal Dionigi Tettamanzi da Milano e del vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero.

Afferma Dziwisz: “E’ veramente preoccupante il decadimento morale a cui sta precipitando l’Italia per il comportamento di alcuni importanti leader politici….E’ la prima volta che un giornale cattolico viene attaccato con tanta violenza”. Tettamanzi esprime “stima e umana gratitudine” a Boffo. Il vescovo Mogavero accenna tra i primi, dicendo formalmente una ovvietà, alla possibilità di dimissioni di Boffo: “eventuali cambiamenti alla direzione dell’Avvenire sono decisioni che spettano solo alla Chiesa”.

Scende in campo con piena solidarietà a Boffo il Segretario della Cei cardinal Bagnasco. L’Avvenire pubblica un fermo articolo di Dino Boffo che mostra di non essersi fatto intimidire. Rispetto alla calda solidarietà di Bagnasco, la stampa rileva una maggiore freddezza nelle attestazioni di “vicinanza” a Boffo del cardinal Bertone, segretario di Stato e la gelida posizione del direttore dell’Osservatore Romano.

martedì 1 settembre – Dino Boffo rassegna le dimissioni nelle mani del cardinal Bagnasco.

Bagnasco le respinge e successivamente il Papa esprime stima e apprezzamento per la CEI, confermando la sua fiducia.

Padre Federico Lombardi, a proposito dei toni diversi di Bertone e Bagnasco, dichiara che ” i tentativi di contrapporre Segreteria di Stato e Conferenza episcopale non hanno consistenza.”

Il procuratore capo di Terni autorizza la diffusione degli atti giudiziari conclusi nel 2004 della condanna di Dino Boffo a una ammenda a 516 euro per molestie attraverso il cellulare ad una donna, ma il GIP di Terni si oppone e vengono dati alla stampa solo le due pagine relative al decreto di condanna.

mercoledì 2 settembre – I giornali pubblicano il testo del decreto penale di condanna di Dino Boffo, in cui è cancellato il nome della parte lesa dalle molestie: il “Corriere della Sera” ne dà con grande rilievo la foto dedicando alla vicenda due pagine e rilevando che il segno del pennarello nero che per ordine del magistrato ha cancellato il nome della parte lesa è ” un tratto magrolino e poco calcato… e infatti quel nome e quel cognome si leggono lo stesso”. Ma il Corriere della Sera fa qualcosa di più. Insieme ad un articolo di Alberto Melloni che si rifà a tutto il ventaglio delle posizioni assunte dal mondo cattolico, ma che ha il merito di aver ricordato che in Italia c’è chi crede di avere il diritto all’indulgenza mediatica “ovvero il diritto di procurarsela con ogni mezzo” – il riferimento a Berlusconi è chiaro – il Corriere pubblica un articolo di Vittorio Messori, intellettuale cattolico già collaboratore dell’Avvenire. L’articolo di Messori e’ esplicito e suona critica alla stessa CEI: ” In effetti, dopo la sentenza del 2004, la prudenza tradizionale avrebbe suggerito di chiedere al ‘condannato’ di defilarsi, assumendo altre cariche meno esposte a ricatti e scandali. E questo anche se si fosse trattato di un equivoco, di una vendetta, di un errore giudiziario”. Continua Messori:” Tutto è davvero una patacca? Se sarà dimostrato come crediamo e speriamo tireremo un sospiro di sollievo. Ma, intanto, un uomo immagine della Chiesa italiana ha campeggiato e campeggerà a lungo sulle prime pagine, sospettato dei gusti ‘diversi’ la cui ombra grava oggi, più che mai, sugli ambienti clericali. Il caso prima o poi sarebbe venuto alla luce e in modo malevolo: perché allora non cautelarsi diminuendo la visibilità?…Comunque vada l’ombra e il sospetto resteranno.”

Vogliamo astenerci da commenti anche se l’etica della visibilità ci appare alquanto strana per un cattolico. Sta di fatto che, poche ore dopo la pubblicazione dell’articolo, Boffo si dimette in modo irrevocabile da direttore dell’Avvenire, un giornale che aveva fatto onore alla libertà di stampa e aveva fatte sue le critiche di una parte del mondo cattolico ai comportamenti di Silvio Berlusconi.

Il legame tra “Il Giornale” e Berlusconi ha alimentato due ipotesi fatte nei giorni successivi dalla stampa italiana e straniera: la prima, che Boffo sia stato duramente colpito proprio per aver criticato il premier; la seconda, che il tutto sia stato montato per distogliere l’attenzione degli italiani dai comportamenti non ammissibili del presidente del consiglio e rendere tali comportamenti meno ‘visibili’. Ma si tratta di ipotesi su qualcosa – ci sembra – che in ogni caso non avrebbe potuto avvenire senza l’aiuto di qualche membro della gerarchia vaticana.

 

T.Ag.

 

1PS – Vittorio Messori nel 1984 ha pubblicato un libro-intervista con il card. Ratzinger, allora Capo della Congregazione per la Fede (Sant’Uffizio). Nel 2008 ha pubblicato a cura di Andrea Tornielli, vaticanista de “Il Giornale”, il libro intervista “Perché credo” (Piemme ed.)

 

2PS – 9 settembre: Dino Boffo è nuovamente aggredito con la pubblicazione sul berlusconiano “Chi ” di una intervista da lui non concessa. ” Mai – dichiara Boffo – mi sarei fatto intervistare da una testata riconducibile al gruppo che mi aveva massacrato”

(La Stampa – 9/11/ 2009).

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