Il furto dell’acqua ai Comuni

Il governo Berlusconi Bossi ha dato una picconata al decentramento delle funzioni pubbliche. Mentre da una parte ha rinviato al 2010 l’attuazione del federalismo fiscale ha contemporaneamente privatizzato l’acqua e sottratto ai Comuni la gestione di tale prezioso bene. Non sappiamo a chi andranno i miliardi di euro che dovremo pagare in più per bere, cucinare e lavarci. Ma un fatto è certo: pagheremo molto salata tale decisione a meno che un referendum popolare non cancelli questa vergogna. Il governo ha detto che il provvedimento è stato preso per decisione europea. E’ un assoluto falso. La corte europea ha sì sanzionato l’Italia ma per tutt’altro: l’ha sanzionata, come ha ricordato al governo il WWF, perché l’Italia non è ancora intervenuta per riorganizzare i bacini idrografici che sono a monte della distribuzione dell’acqua e dunque per un problema che nulla ha a che fare con la decisione presa da Berlusconi e Bossi.

E per carità e verità il governo non ci dica che con la privatizzazione dell’acqua gli italiani staranno meglio. Sarebbe un’offesa per tutti i Comuni italiani. A Berlino, dove l’acqua è stata privatizzata, i cittadini pagano l’acqua tre volte quanto pagano i cittadini di Roma. Né si racconti, come si è tentato di fare che si è trattato non di una privatizzazione ma di una liberalizzazione tesa a impedire posizioni di monopolio in Italia.  Ma quale monopolio? I gestori dell’acqua (5,7 miliardi di metri cubi di acqua erogata in un anno (dato del 1999) sono in Italia 7.849 di cui l’82 per cento sono Comuni (che gestiscono in economia), il 6,8% consorzi, l’1,4 % aziende municipalizzate e lo 0,7% Regioni, province o comunità montane. Né si racconti che la gestione dell’acqua rimane pubblica mentre ai privati andrà solo la gestione tecnica degli impianti perché questa è esattamente la situazione che c’è oggi. Sono aziende private, piccole e grandi, infatti, quelle che gestiscono i servizi tecnici mentre sono i Comuni, in quanto rappresentanti dei cittadini, che fissano prezzi e modalità dell’erogazione. La minaccia di oligopoli assetati di profitti che non trovano più in settori colpiti dalla crisi tocca non solo i cittadini ma anche queste imprese e i loro tecnici e operai (si guardi di nuovo quanto è accaduto a Berlino e nelle regioni orientali della Germania). Altro che liberalizzazione.

C’è solo da sperare dunque che un referendum spazzi via questa legge che disonora chi l’ha concepita e imposta ai parlamentari con il voto di fiducia  Se non si interviene tra poco privatizzeranno anche l’aria depurata o no dai gas.

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