Il federalismo di Bossi

Riesce francamente difficile capire quale sia il federalismo di Bossi tra esternazioni subito smentite sul trasferimento dell’Irpef  dal centro alla periferia, tagli menati con il fendente a servizi essenziali gestiti da Regioni, province e comuni, annunci di nuovi prelievi (cedolare secca sugli affitti) e, ora, la notizia che una serie di beni reali e di proprietà statale saranno trasferiti dallo Stato agli Enti locali con decreti emanati a fine anno sulla base di un elenco di cui è stata data un’anticipazione e che suona come ultima resa alla speculazione. E’ come se ad pensionato in difficoltà si trasferisse, per aiutarlo, la proprietà di Palazzo Chigi con tutti i nessi e connessi. Non avendo i soldi per gestire il palazzo il povero pensionato non avrebbe altra strada che rivenderlo immediatamente al primo speculatore che si presenterà e che offrirà meno di un decimo di quello che dovrebbe. E  infatti, immediatamente, è stato reso noto che i decreti del Presidente del Consiglio contempleranno la possibilità di rivendere ad un privato il bene ricevuto. Si tratti di un isolotto o di un monumento storico o addirittura di una cima dolomitica. La  Croda Rossa diventerà di un privato e così avverrà per il faro Spignon di Venezia o per Palazzo Archinto a Milano. Si era partiti dalle caserme militari dismesse, poco gradite alle “veline” di questo o quel miliardario e si è rapidamente arrivati ai gioielli del Paese Italia che, con l’intermediazione degli enti locali, passeranno nelle mani dei soliti noti stanchi delle quattro o cinque ville che già possiedono.
Si apre così in modo drammatico e in nome del federalismo il più grande arraffa arraffa alle bellezze del Paese. Ed evidentemente anche un nuovo periodo di duro lavoro per la magistratura. Contemporaneamente il governo si prepara a sferrare un duro colpo al servizio sanitario nazionale. Per frenare la spesa saranno infatti stabiliti dei costi standard per le prestazioni mediche e sanitarie: sarà infatti stabilito un calmiere al di sopra del quale lo Stato non rimborserà nulla creando dei vuoti di assistenza e disparità tra cittadini delle regioni ricche (che potranno integrare il diminuito contributo statale) e regioni povere. Nessuna misura contro i monopolisti del farmaco. Ma solo e ancora una volta mani nelle tasche dei cittadini. In nome del federalismo.

                                                                                  l.b.

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