I super-ricchi del mondo: quanti sono? dove vanno? e in cambio di cosa?

Marilena Giannetti riassume i principali dati contenuti nel recente Global Wealth Migration Review pubblicato dal New World Wealth, una società di ricerche di mercato con sede in Sud Africa. Il rapporto presenta stime della ricchezza posseduta da super-ricchi nel mondo e della loro collocazione geografica nonché degli spostamenti dei super-ricchi da un paese all’altro. Giannetti avanza qualche dubbio sul rigore di queste analisi e si sofferma in particolare sui vantaggi che molti governi promettono ai super-ricchi per attrarli nel proprio paese.

Quando si pensa alle migrazioni vengono subito in mente centinaia di migliaia di persone che fuggono da guerre civili, da catastrofi naturali o dalla povertà estrema. Persone che vanno incontro a viaggi interminabili in condizioni disumane, che affrontano lunghi periodi di detenzione, torture e il rischio di annegare con l’obbiettivo di arrivare in una destinazione che possa offrire loro condizioni di vita migliori o semplicemente più “umane”.

Difficilmente si pensa al fenomeno relativamente recente ma in aumento, che riguarda una categoria molto ristretta di persone a livello globale. Si tratta della migrazione dei “super ricchi” o “high net worth individuals” (HNWIs), ossia coloro la cui ricchezza personale è pari o superiore a 1 milione di dollari.

Il peso di queste persone sulla popolazione mondiale è irrilevante, meno dello 0,2%, ma questi loro movimenti stanno suscitando sempre più interesse da parte di alcuni governi e soprattutto di società di ricerca e di consulenza legale, finanziaria e fiscale. Negli ultimi anni vari studi, rapporti e articoli non sempre di elevata qualità scientifica – hanno analizzato da diversi punti di vista questi flussi. Uno di essi è il Global Wealth Migration Review (GWMR) che viene pubblicato ogni anno dal New World Wealth, una società che svolge ricerche di mercato ed ha sede in Sud Africa.

Nel GWMR vengono riportate le principali statistiche relative ai “super ricchi”, distinguendo i “milionari” (coloro che hanno un patrimonio compreso tra 1 e 10 milioni di dollari); “multi-milionari” (almeno 10 milioni di dollari ma meno di 1 miliardo); e “miliardari” (1 miliardo o più). La ricchezza totale di un paese viene definita come la somma della ricchezza personale di coloro che vivono in quel paese considerando tutte le loro attività (beni immobili e beni mobili come liquidità, azioni, quote in attività imprenditoriali, collezioni d’arte, automobili d’epoca, collezioni di gioielli e cose di questo genere) al netto delle loro passività e di eventuali finanziamenti pubblici.

Oltre ad indicare la classifica dei principali paesi e città del mondo dove tale ricchezza è più alta (in valori assoluti e pro capite), il GWMR ci informa sui movimenti migratori dei suoi possessori e propone anche una spiegazione delle loro determinanti. Secondo l’ultimo GWMR 2019, la ricchezza mondiale, definita nel modo di cui si è detto, nel periodo 2008-2018 è aumentata del 26% passando da 161 mila a 204 mila miliardi per effetto, soprattutto, della maggiore ricchezza dei paesi asiatici. Alla fine dello scorso anno nel mondo la ricchezza media pro capite era di 27.000 dollari, gli HNWIs erano circa 14 milioni, di cui 560.000 multimilionari e appena 2.140 miliardari. Nel 2017 i paesi con il livello di ricchezza totale più elevato erano gli Stati Uniti (60.707 miliardi di $), la Cina (23.563 miliardi di $) e il Giappone (19.131 miliardi di $). L’Italia si posiziona non male in questa classifica, occupando stabilmente da almeno due anni il decimo posto (3.849 miliardi di $). In termini di ricchezza pro-capite il Principato di Monaco guida la classifica con poco più di 2 milioni di $, seguito dal Liechtenstein con quasi 800 mila $ e dalla Svizzera con 315 mila.

Nel lasso temporale 2008-2018, le economie che hanno ottenuto le migliori performances in termini di crescita della loro ricchezza, sono la Cina (130%), Mauritius (124%), Etiopia (102%). Tra le prime venti troviamo anche Nuova Zelanda, Hong Kong, Singapore, Australia e Israele con tassi compresi tra il 45 e il 50 %. Benché più in basso nella graduatoria anche Malta e Irlanda hanno visto sensibilmente crescere la loro ricchezza: più del 30%. All’opposto, in molti i paesi europei la ricchezza totale si è ridotta.

Il GWMR presenta anche gli indici di concentrazione della ricchezza, ossia la quota della ricchezza totale di un paese posseduta dagli HNWI. In testa a questa graduatoria, nel 2018, c’è l’Arabia Saudita seguita dalla Russia e dagli Emirati Arabi con percentuali, rispettivamente, del 56, 54 e 51 per cento. Il valore medio a livello mondiale è del 35%. I paesi più “virtuosi” sono invece il Giappone, la Nuova Zelanda e la Norvegia con indici di concentrazione pari a 26, 27 e 27 per cento, rispettivamente. Il rapporto offre anche una classifica delle città dove gli HNWI preferiscono vivere. In ordine decrescente abbiamo New York, Londra, Tokyo, San Francisco Bay Area, Pechino e Shanghai e in queste città la ricchezza totale varia dai 4 mila miliardi di dollari di New York ai 2 mila miliardi di Shanghai.

Fin qui la ricchezza. Veniamo ora ai soggetti che detengono la ricchezza, che con i loro movimenti migratori possono far variare non poco le classifiche appena presentate. Come lo stesso rapporto fa notare, l’attitudine di un paese verso la migrazione dipende fortemente dall’ideologia della classe politica dominante. Certamente gli argomenti abitualmente utilizzati contro la migrazione non hanno molta presa nel caso dei milionari, multimilionari e miliardari. Costoro difficilmente costituiscono un peso per i sistemi di welfare visto che utilizzano largamente servizi privati a pagamento (cliniche e specialisti privati per la salute, scuole private, mezzi di trasporto privati e così via). Sicuramente non “rubano” il lavoro ai nativi offrendosi di lavorare a salari molto bassi. Inoltre, essendo la loro numerosità molto contenuta non causerebbero problemi di sovrappopolazione al paese in cui decidessero di migrare anche se tutti scegliessero il medesimo paese. L’unico problema che potrebbero creare è l’aumento dei prezzi degli immobili. Si tratterebbe però di immobili di lusso con poco impatto sul valore di quelli a cui sono interessati la maggioranza della popolazione. Quindi non si vede perché non debba essere benvenuta l’immigrazione degli HNWI che possono essere ulteriormente disaggregati in Very High Net Worth (VHNW, coloro la cui ricchezza netta è compresa tra i 5 e i 30 milioni di dollari) e Ultra High Net Worth (UHNW, coloro la cui ricchezza netta è superiore ai 30 milioni di dollari) secondo la definizione di un’altra società che si occupa di super ricchi e di come risolvere i problemi di trasferimento spaziale e generazionale della loro ricchezza, la Wealth-X con sedi a New York, Londra e Dubai.

Il GWMR 2019 ci dice che questi flussi sono in continua crescita e ben 108 mila milionari hanno cambiato residenza nel corso del 2018. Le loro mete preferite sono Australia e Stati Uniti; questi due paesi sono stati scelti, rispettivamente, da 12 mila e 10 mila nuovi immigrati multimilionari nel corso dell’ultimo anno. Ad una certa distanza segue il Canada con soli 4 mila HNWIs nuovi immigrati. I paesi di provenienza sono stati principalmente Cina, Russia, India e Turchia con flussi di emigrazione di HNWIs rispettivamente pari a circa 15 mila, 7 mila, 5 mila e 4 mila persone. Anche le città sono state classificate su questa base. Il GWMR avanza anche una spiegazione dei fattori che incidono sulla scelta della meta. I principali fattori di attrazione sarebbero la sicurezza (basso tasso di criminalità); la presenza di scuole, università e sanità di buona qualità; la qualità del clima e del paesaggio naturale; la lingua parlata e, naturalmente, un sistema fiscale che preveda basse aliquote di imposta sui redditi e sull’eredità.

E proprio su quest’ultimo aspetto alcune società, tra cui la Wealth-X, concentrano la propria attenzione. Poiché l’età media dei super ricchi è abbastanza avanzata (tra i 64 e gli 85 anni) ci si aspetta che circa 154 mila miliardi di dollari nel mondo verranno trasferiti dall’attuale generazione di super ricchi ai loro discendenti entro il 2030. Società come la Wealth-X offrono consulenza su dove e come trasferire la propria residenza così da ridurre il più possibile i costi legati al trasferimento della ricchezza ai propri familiari.

Molti governi non nascondono l’interesse a favorire l’immigrazione di questi soggetti e/o a trattenere quelli già presenti nel proprio paese, prevedendo a tal fine specifici programmi di immigrazione con canali preferenziali per la concessione del permesso di residenza più o meno permanente e/o di cittadinanza. Ed è proprio la creatività dei policy makers nei vari paesi che fornisce gli inputs necessari a queste agenzie e società per la produzione dei loro rapporti e per creare nuovi servizi da offrire ai milionari (o miliardari) che vogliono emigrare concretamente o solo formalmente. I programmi per l’acquisizione della cittadinanza attraverso forme di investimento sono vari e diversificati sia rispetto al tipo di investimento che all’ammontare necessario. Si va dal versamento di somme di denaro a fondo perduto all’apertura di un’attività imprenditoriale con vincolo di assunzione di cittadini locali, dall’obbligo di sottoscrizione del debito governativo a quello di acquisto di immobili non inferiori ad un certo valore (una questione di cui già diverso tempo fa si è occupato il Menabò). Sono previsti anche programmi “Golden Visa” ossia programmi che rendono possibile ottenere il visto di entrata in un paese ed eventualmente la residenza semplicemente pagando. Come dire “se sei ricco, semplicemente paga e come per magia tutte gli obblighi da rispettare per ottenere il visto saranno considerati soddisfatti”. Molti dei paesi che offrono il programma Golden Visa sono membri dell’Unione Europea che, aiutati dall’assenza di una politica di immigrazione comune, cercano di attirare i super ricchi nel loro paese vendendo loro la cittadinanza o la residenza.

Proviamo ora a trarre qualche conclusione. Il tema trattato nel GWMR è di estremo interesse e di grande importanza. Non sembra, però, di poter dire che il rigore analitico con il quale esso viene affrontato è all’altezza di quell’importanza. La solidità dei dati e la correttezza delle loro elaborazioni solleva dubbi che la lettura complessiva del rapporto non aiuta a dissipare. Al contrario il rapporto fa sorgere molte preoccupazioni e illustra, quanto meno, un ulteriore effetto negativo, per quello che riguarda specificamente l’Europa, della mancanza di politiche comuni in materia fiscale e di immigrazioni. Non può non rilevarsi la difficile compatibilità tra i valori civili di cui l’Europa si è fatta promotrice e garante nei secoli e l’esistenza di un mercato dei diritti di cittadinanza che rimanda ai secoli bui dei poteri oligarchici. Altrettanto preoccupante è il fervore con il quale alcuni governi si impegnano nel tentativo di rendere sempre più attraenti i loro programmi di ‘immigrazione agevolata’. In tutto ciò è di ben scarso conforto che si creino nuove occasioni di lavoro per consulenti finanziari e fiscali, esperti di sistemi legali e tributari internazionali, al servizio degli interessi dei super-ricchi di tutto il mondo.

Schede e storico autori