I pensionati non sono tutti uguali

Simone Ghislandi e Benedetta Scotti esaminano i dati sui differenziali di mortalità tra i pensionati in Italia e individuano chiare disparità nei profili di longevità in relazione all’occupazione ricoperta al momento del pensionamento. Ghislandi e Scotti richiamano l’attenzione sull’opportunità di tenere conto di tali disparità, che sono particolarmente accentuate per gli uomini, nell’adattamento del sistema previdenziale alle sfide poste dall’incremento della longevità.

Nei paesi a bassa mortalità, come l’Italia, si registra un’importante stratificazione socioeconomica nelle traiettorie di salute e di mortalità. Indipendentemente dall’indicatore utilizzato per misurare lo stato socioeconomico, sia esso il livello d’istruzione, il reddito o la categoria occupazionale, la speranza di vita tende ad accorciarsi man mano che si scendono i gradini della scala sociale (Mackenbach et al. Lancet 4, 2019; Marmot e Wilkinson, “Social Determinants of Health. The Solid Facts”, WHO 2003). Sebbene correlati, istruzione, reddito e occupazione non possono essere utilizzati in maniera intercambiabile. Se il livello d’istruzione orienta la capacità individuale di trasporre informazioni e conoscenze in scelte comportamentali e il reddito riflette la disponibilità di risorse materiali, l’occupazione è l’indicatore più adatto per catturare l’esposizione a specifici fattori di rischio lungo il corso della vita lavorativa (Cambois et al., “Monitoring Social Differentials in Health Expectancies“, Springer 2020). Pertanto, esaminare e monitorare le differenze di mortalità tra specifici gruppi occupazionali è estremamente rilevante dal punto di vista delle politiche pubbliche, dalla prevenzione sanitaria alla previdenza sociale. Tuttavia, le analisi più recenti in materia di disuguaglianze di mortalità, in Italia come negli altri paesi OCSE, si sono concentrate prevalentemente sui differenziali legati al reddito e al livello d’istruzione (Katikireddi et al. Lancet Public Health 2, 2017). I pochi studi disponibili sulla mortalità differenziale lungo la dimensione occupazionale utilizzano categorie occupazionali aggregate che ne limitano la rilevanza  ai fini delle politiche pubbliche (Leombruni et al., Politiche Sociali 3, 2015). In aggiunta, tali studi si focalizzano esclusivamente sulla popolazione in età lavorativa (Bertuccio et al. International Journal of Public Health 63, 2018). Per quanto importanti per rilevare pattern di mortalità prematura, essi non consentono di quantificare le disuguaglianze di mortalità in età anziana associata a specifiche traiettorie occupazionali. Questo tipo di informazione è di fondamentale importanza, ad esempio, per politiche miranti a bilanciare la necessità di adattare l’età pensionabile all’allungamento della speranza di vita con quella di garantire flessibilità in uscita dal mercato del lavoro per categorie di lavoratori vulnerabili.

Muovendo da queste considerazioni, in un nostro recente lavoro, di cui è apparsa una sintesi nell’allegato al XX rapporto annuale dell’INPS uscito lo scorso 12 luglio, abbiamo studiato i pattern di mortalità nella popolazione pensionata in Italia sulla base dell’occupazione specifica ricoperta al momento del pensionamento. Per la nostra analisi, abbiamo impiegato il registro delle Comunicazioni Obbligatorie, che permette di identificare tutte le cessazioni dei rapporti di lavoro nel settore pubblico e privato in Italia tra il 2010 e il 2019. Per ogni rapporto di lavoro, il registro fornisce informazioni dettagliate sulla categoria occupazionale, definita sulla base della Classifica delle Professioni ISTAT (CP 2011). Focalizzandoci sulle cessazioni legate al pensionamento e restringendo l’analisi alla finestra di età compresa tra i 65 e i 74 anni, abbiamo analizzato le differenze di mortalità post-pensionamento per occupazione specifica al momento del pensionamento. La Tabella 1 riporta i tassi di mortalità standardizzati per età relativi ai soli uomini tra i 65 e i 74 anni per ciascuna categoria occupazionale. Osserviamo un gradiente occupazionale netto nei tassi di mortalità: questi ultimi tendono ad aumentare nel passare da occupazioni non manuali ed altamente qualificate ad occupazioni manuali e a bassa qualifica. Ad esempio, i pensionati con un passato lavorativo in qualità di dirigenti ed equiparati nella pubblica amministrazione presentano un tasso di mortalità tra i 65 e i 74 anni nettamente inferiore (766 decessi x 100,000 anni-persona) rispetto a pensionati precedentemente impiegati come lavoratori non qualificati nella manifattura, nell’estrazione dei minerali e nelle costruzioni (1629 decessi x 100,000 anni-persona). Nel caso delle donne, (si veda la Tab. 2) invece, i tassi di mortalità post-pensionamento non seguono un gradiente occupazionale specifico. Contrariamente agli uomini, emergono alcuni casi di gradiente inverso, con tassi di mortalità superiori nel caso di pensionate con carriere lavorative in occupazione altamente qualificate (es. imprenditrici e dirigenti d’azienda) rispetto a pensionate precedentemente occupate in lavori a bassa qualifica (es. professioni non qualificate nelle attività domestiche). Rileva, a questo proposito, la letteratura attestante la presenza di un gradiente inverso di mortalità e, per alcune patologie, di morbosità per stato socioeconomico nel caso delle donne in Italia, legato a fattori di rischio quali il fumo e la posticipazione dell’età al primo figlio (Costa et al., “40 anni di Salute a Torino. Spunti per Leggere i Bisogni e i Risultati Delle Politiche “, Inferenze 2017). È da sottolineare, tuttavia, che le differenze di mortalità stimate su base occupazionale nel caso delle donne risultano minime e, nella maggior parte dei casi, non significative, come si evince dagli intervalli di confidenza che tendono a sovrapporsi (Tabella 2).

Per agevolare l’interpretazione delle implicazioni dei differenziali di cui sopra, abbiamo provveduto a stimare la speranza di vita a 65 anni per ciascuna categoria occupazionale, distinguendo tra uomini e donne. A tal fine, abbiamo estrapolato le curve di sopravvivenza calcolabili a partire dai dati per ciascuna categoria occupazionale tra i 65 e i 74 anni. La Figura 1 e la Figura 2 riportano le stime della speranza di vita a 65 anni con i relativi intervalli di confidenza, rispettivamente per uomini e donne. Nel caso degli uomini, emerge un chiaro gradiente occupazionale: i pensionati precedentemente impiegati in occupazioni non manuali e altamente qualificate hanno un vantaggio di 4-5 anni rispetto agli individui precedentemente impiegati in occupazioni manuali poco qualificate o routinarie. Nel caso delle donne, coerentemente con quanto già illustrato, l’analisi non rileva disparità significative, avvalorando le conclusioni di studi precedenti in materia (Bertuccio et al. 2018).

Come già sottolineato in letteratura, la presenza di disuguaglianze di longevità solleva criticità rispetto a politiche previdenziali che ignorano tali eterogeneità, quali l’ancoraggio dell’età pensionabile alla speranza di vita media della popolazione o l’utilizzo di coefficienti di trasformazione indifferenziati per il calcolo delle pensioni secondo il metodo contributivo. Tali misure, infatti, penalizzano potenzialmente gli individui appartenenti a categorie occupazionali caratterizzate da profili di mortalità sistematicamente sfavorevoli rispetto alla mortalità della popolazione generale. Se l’allungamento della vita media rende necessaria l’adozione di misure atte a garantire la sostenibilità e l’equità intergenerazionale del sistema previdenziale, le disuguaglianze che si celano dietro l’invecchiamento della popolazione pongono questioni di equità intra-generazionale altrettanto pressanti.

 

Tabella 1: Tassi di mortalità standardizzati 65-74 anni per occupazione – Uomini

Mortalità bassa Mortalità media Mortalità alta
Ingegneri, architetti e professioni assimilate Specialisti scienze umane, sociali, artistiche e gestionali Agricoltori e operai specializzati agricoltura, foreste, zootecnia, pesca e caccia
650 [494-829] 961 [899-1025] 1490 [1277-1721]
Membri dei corpi legislativi e di governo, dirigenti ed equiparati della P.A. Professioni tecniche organizzazione, amministrazione e nelle attività finanziarie e commerciali Artigiani e operai metalmeccanici specializzati e installatori e manutentori attrezzature elettriche ed elettroniche
766 [685-852] 1048 [985-1114] 1526 [1419-1637]
Imprenditori, amministratori e direttori di grandi aziende Professioni tecniche campo scientifico, ingegneristico e della produzione Artigiani e operai specializzati lavorazioni alimentari, legno, tessile, abbigliamento, pelli, cuoio e industria dello spettacolo
773 [688-863] 1064 [988-1143] 1533 [1363-1713]
Specialisti formazione e ricerca Professioni tecniche scienze della salute e della vita Impiegati addetti raccolta, controllo, conservazione e recapito documentazione
789 [728-853] 1084 [982-1191] 1551 [1325-1795]
Specialisti salute Professioni tecniche servizi pubblici e alle persone Professioni non qualificate commercio e servizi, attività domestiche, ricreative e culturali
791 [717-869] 1094 [945-1252] 1572 [1489-1656]
Specialisti scienze matematiche, informatiche, chimiche, fisiche e naturali Impiegati addetti ad altre funzioni Operai semiqualificati di macchinari fissi per lavorazione in serie e operai addetti al montaggio
851 [682-1038] 1209 [1038-1393] 1599 [1458-1745]
Specialisti scienze della vita Impiegati addetti movimenti di denaro e assistenza clienti Professioni qualificate nelle attività ricettive e della ristorazione
872 [674-1095] 1236 [1097-1383] 1607 [1390-1840]
Imprenditori e responsabili di piccole aziende Professioni qualificate servizi sanitari e sociali Professioni non qualificate manifattura, estrazione di minerali e costruzioni
913 [684-1176] 1245 [964-1560] 1629 [1481-1784]
Impiegati addetti funzioni segreteria e macchine da ufficio
1253 [1193-1315]
Professioni qualificate servizi culturali, sicurezza e alla persona
1300 [1149-1461]
Artigiani ed operai specializzati meccanica di precisione, artigianato artistico, stampa ed assimilati
1308 [1049-1595]
Conduttori di impianti industriali
1336 [1182-1499]
Professioni qualificate attività commerciali
1340 [1197-1490]
Professioni non qualificate agricoltura, manutenzione del verde, allevamento, silvicoltura e pesca
1343 [1190-1506]
Artigiani e operai specializzati industria estrattiva, edilizia e manutenzione degli edifici
1391 [1300-1485]
Operatori macchinari fissi agricoltura e industria alimentare
1478 [1387-1573]
Nota. La tabella riporta la classifica delle occupazioni in base al tasso di mortalità standardizzato tra i 65 e i 74 anni, distinguendo tra mortalità bassa (primo quartile), mortalità media (secondo e terzo quartile), e mortalità alta (quarto quartile). I tassi di mortalità sono dati dal rapporto tra decessi registrati durante il periodo di osservazione e la popolazione esposta in media durante il medesimo periodo in ciascun sottogruppo, espressa in termini di 100.000 anni-persona. I tassi di mortalità sono stati standardizzati per tener conto della composizione in termini di età della popolazione appartenente a ciascun sottogruppo. parentesi quadre riportano gli intervalli di confidenza al 95%.

Tabella 2: Tassi di mortalità standardizzati 65-74 anni per occupazione – Donne

Mortalità bassa Mortalità media Mortalità alta
Specialisti ambito scientifico, ingegneristico, architettura Professioni qualificate nei servizi culturali, di sicurezza e alla persona Conduttori impianti industriali, operatori macchinari fissi agricoltura e industria alimentare
463 [366-570] 605 [508-710] 672 [434-961]
Specialisti formazione e ricerca Professioni qualificate attività ricettive e ristorazione Operai semi qualificati macchinari fissi per lavorazione in serie e operai addetti montaggio
475 [443-508] 615 [514-726] 697 [566-841]
Professioni tecniche servizi pubblici e alle persone Specialisti scienze umane, sociali, artistiche e gestionali Professioni non qualificate commercio e servizi
524 [469-582] 616 [553-682] 720 [651-792]
Membri dei corpi legislativi e di governo, dirigenti ed equiparati della P.A. Professioni non qualificate agricoltura, manifattura, estrazione minerali, costruzione Imprenditori, amministratori e direttori di piccole e grandi aziende
531 [414-662] 617 [527-715] 724 [536-941]
Professioni non qualificate attività domestiche, ricreative e culturali Professioni tecniche organizzazione, amministrazione e attività finanziarie e commerciali Impiegati addetti ad altre funzioni
568 [471-674] 631 [565-701] 739 [576-923]
Professioni qualificate servizi sanitari e sociali Professioni tecniche campo scientifico, ingegneristico e della produzione
581 [441-741] 634 [567-704]
Impiegati addetti funzioni di segreteria e macchine da ufficio
640 [596-687]
Professioni qualificate attività commerciali
647 [544-759]
Artigiani e operai specializzati industria estrattiva, edilizia e manutenzione edifici
662 [553-779]
Impiegati addetti movimenti di denaro e assistenza clienti
665 [546-795]
Nota. La tabella riporta la classifica delle occupazioni in base al tasso di mortalità standardizzato tra i 65 e i 74 anni, distinguendo tra mortalità bassa (primo quartile), mortalità media (secondo e terzo quartile), e mortalità alta (quarto quartile). I tassi di mortalità sono dati dal rapporto tra decessi registrati durante il periodo di osservazione e la popolazione esposta in media durante il medesimo periodo in ciascun sottogruppo, espressa in termini di 100.000 anni-persona. I tassi di mortalità sono stati standardizzati per tener conto della composizione in termini di età della popolazione appartenente a ciascun sottogruppo. parentesi quadre riportano gli intervalli di confidenza al 95%.

 

 

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