I dati della crisi

Mentre Berlusconi e – non a caso questa volta – il sottosegretario Letta dedicavano il loro tempo ad attaccare i giudici per avere osato iscrivere sul registro degli indagati Bertolaso, a seguito di operazioni non chiare accertate alla Maddalena, veniva reso noto un dato allarmante per l’Italia: il PIL continua a diminuire e segna una caduta di ben 4,9 punti tra il 2009 e il 2008. Siamo al peggior risultato mai avuto dal 1971. Il governo aveva sperato in una ripresa nell’ultimo trimestre. Invece la caduta è continuata  tra il terzo e il quarto trimestre del 2009. Rispetto allo stesso periodo del 2008 gli ultimi tre mesi del 2009 segnano un calo di ben 2,8 punti.

I dati resi contemporaneamente noti dall’ISTAT e dalla Banca d’Italia consentono di vedere che cosa ci sia dietro questo andamento e quale sia il prezzo che l’Italia sta pagando per l’assenza di qualsiasi misura che vada oltre la distribuzione degli spiccioli.

Non solo la crisi c’è dice l’Istat ma è andata aggravandosi. L’industria italiana ha distrutto tutto ciò che aveva costruita in vent’anni: l’indice della produzione industriale del 2009 segna una caduta del 17,4 per cento rispetto all’anno prima. Siamo al peggior risultato dal 1991. Contemporaneamente le rilevazioni della Banca d’Italia ci avvertono che il livello medio del reddito delle famiglie italiane è sceso nel biennio 2006-2008 (quando non si parlava ancora di crisi ma di bolla speculativa che si sgonfiava) del 4 per cento, attestandosi sul livello di 2.680 euro a famiglia. Guardando all’interno di tale media si scopre che, quando ancora la crisi non aveva rotto tutti gli argini, una famiglia su cinque (e cioè il 20 per cento degli italiani) viveva con meno di 1.282 euro al mese, che è esattamente la metà del reddito  medio, e che circa una famiglia su tre e cioè il 27 per cento del totale accumulava debiti (le più colpite sono le famiglie operaie e quelle dei lavoratori autonomi). Non poteva del resto essere diversamente in un paese che secondo i dati dell’OCSE avrà a fine 2010 un milione e 242 mila disoccupati senza calcolare, ovviamente, i lavoratori non censiti. Di contro il 10 per cento delle famiglie ha un reddito medio mensile di 4.860 euro e possiede il 45% dell’intera ricchezza netta delle famiglie italiane.

Interrogato su queste cifre il ministro del Lavoro, Sacconi, ha dichiarato: “Confidiamo nella ripresa”. Nello stesse giorno in cui il governo italiano risolveva così il problema, il Presidente Obama presentando il Rapporto economico al Congresso americano dichiarava: “La ripresa non sarà  completata e la mia amministrazione non si fermerà finché non avremo creato abbastanza posti di lavoro per rimpiazzare quelli persi e finché l’America non sarà tornata al lavoro”.

 

                                                                   l.b.

 

PS: A giudicare da ciò che la RAI ci ha fatto vedere ed ascoltare, nelle stesse ore in cui tali dati venivano comunicati l’on. Berlusconi intratteneva il Presidente albanese sui casi giudiziari di Bertolaso e propri – cosa incredibile nella diplomazia internazionale. Di contro il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese Sarkozy si accordavano a Berlino per bocciare la candidatura italiana del governatore Draghi e promuovere il tedesco Axel Weber al posto di governatore della Banca centrale europea.

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