Gli effetti della crisi economica sulla diseguaglianza delle opportunità in Italia

Paolo Brunori, Paul Hufe, Daniel Gerszon Mahler si occupano degli effetti della grande recessione del 2008 sull’eguaglianza delle opportunità in Italia, facendo uso di una metodologia innovativa – con un algoritmo basato sul machine learning – per stimare l'andamento di tale forma di diseguaglianza. Gli autori mostrano come la crisi abbia colpito soprattutto le famiglie in cui il capofamiglia abbia sperimentato “circostanze” peggiori nell’infanzia e, in particolare, sia nato nel Mezzogiorno e abbia avuto genitori con un livello di istruzione non elevato.

La varietà delle personalità politiche che si è iscritta al club dei promotori dell’uguaglianza delle opportunità è sorprendente: da Margaret Thatcher a Nelson Mandela da Nicolas Sarkozy a Raoul Castro.

Secondo la Thatcher: “… the pursuit of equality itself is a mirage. What’s more desirable and more practicable than the pursuit of equality is the pursuit of equality of opportunity.” (Discorso all’Institute of SocioEconomic Studies, New York, 15 Settembre 1975.). Mandela, nel suo discorso della liberazione, dal balcone del Municipio di Città del Capo dell’11 Febbraio 1990 disse “I have fought against white domination, and I have fought against black domination. I have cherished the ideal of a democratic and free society in which all persons live together in harmony with equal opportunities.”. Dal canto suo, Sarkozy, il 17 dicembre 2008, parlando all’Ecole Polytechnique di Parigi ha chiarito che “L’égalité rèpublicaine, c’est l’égalité devant la loi, l’égalité des droits et des devoirs, c’est l’égale dignité des personnes, c’est l’égalité des chances.” Infine, per Castro “Socialismo significa justicia social e igualdad, pero igualdad de derechos, de oportunidades, no de ingresos” (Discorso all’ Asamblea Nacional del Poder Popular, La Habana, 11 Luglio 2008.)

Uno dei motivi che spiega questa trasversale popolarità è certamente la vaghezza dell’idea di uguaglianza delle opportunità. Quando si prova a tradurre il principio in termini pratici ci si trova di fronte a una moltitudine di possibili declinazioni. Ci sono autori che hanno tradotto il principio in termini di “non discriminazione”, mentre, all’opposto, nel solco della teoria di John Rawls, altri autori ne hanno proposto definizioni più sostanziali. Fra questi John Roemer che, nel suo libro Equality of Opportunity, pubblicato nel 1998, ha elaborato una teoria dell’eguaglianza delle opportunità che ha segnato in modo radicale l’approccio degli economisti alla misurazione della diseguaglianza.

Alla base della teoria di Roemer c’è l’idea che ciò che gli individui ottengono nella vita dipenda da due tipi di fattori: le scelte individuali e le circostanze, sulle quali, diversamente dalle scelte, essi non hanno alcun controllo. Spesso gli economisti si concentrano sul reddito ma lo stesso modello può essere applicato ad altre dimensioni del benessere come la salute o l’istruzione. Secondo Roemer la diseguaglianza delle opportunità non è altro che la diseguaglianza sistematicamente associata alla seconda tipologia di fattori, le circostanze. Roemer suggerisce quindi di misurare la diseguaglianza delle opportunità come la diseguaglianza fra individui che abbiano compiuto le stesse scelte ma non si siano trovati nelle stesse circostanze.

Nella maggior parte degli studi empirici la diseguaglianza delle opportunità è ottenuta semplificando ulteriormente l’approccio di Roemer. In pratica, si identificano gruppi di individui caratterizzati da circostanze uniformi, quelli che Roemer chiama “tipi”. Normalmente i tipi sono definiti sulla base del sesso, delle origini socioeconomiche, etniche e geografiche.

Il valore delle opportunità di ogni tipo viene calcolato sulla base dei redditi percepiti dagli individui che appartengono a tale tipo (nella maggioranza degli studi empirici questo valore è semplicemente la media). Seguendo questo approccio, la diseguaglianza delle opportunità si può misurare con un indice di diseguaglianza, ad esempio il coefficiente di Gini, applicandolo alla distribuzione delle medie dei tipi pesate per la loro popolazione.

Data la sua semplicità, questo approccio è molto diffuso nella letteratura empirica. La Banca Mondiale, ad esempio, lo utilizza per calcolare il suo Human Opportunity Index, una misura di sviluppo umano che tiene conto delle differenze fra gruppi etnici e sociali nell’accesso ai servizi essenziali.

La semplicità apparente di questa metodologia nasconde in realtà un problema metodologico cruciale: la corretta identificazione dei tipi. Roemer nei suoi contributi non spiega come si debba identificarli ma la letteratura empirica ha proposto una serie di metodi più o meno soddisfacenti per ricostruire la loro struttura. Recentemente abbiamo proposto di utilizzare a questo scopo un algoritmo molto popolare fra gli statistici che si occupano di machine learning. Questo approccio, basato su alberi di regressione, permette di identificare automaticamente i tipi di Roemer attraverso la sequenza di un numero elevatissimo di test statistici. L’utilizzo di questo algoritmo è oggi possibile grazie a computer con elevata potenza di calcolo, e sarebbe stato perfino impensabile soltanto qualche decennio fa.

Abbiamo pertanto applicato questa metodologia a 23 anni di rilevazioni statistiche della Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie italiane, l’ultima delle quali è stata resa pubblica negli scorsi giorni. Come grandezza di cui misurare la disuguaglianza di opportunità, ci siamo concentrati sul reddito disponibile equivalente delle famiglie italiane, isolando dalla diseguaglianza del reddito quella associata all’età dell’intervistato. Infatti, per quanto l’età non sia una variabile che gli individui possano controllare, l’evoluzione del profilo del reddito al variare dell’età non deve essere confusa con la diseguaglianza delle opportunità (un approccio diverso è proposto da Bussolo, Checchi e Peragine). Infine, abbiamo considerato tutte le circostanze osservabili nell’indagine della Banca d’Italia: il genere, la regione di nascita, il grado di istruzione del padre e della madre e la loro occupazione quando l’intervistato era un bambino. Sulla base di queste informazioni abbiamo identificato i tipi di Roemer attraverso i conditional inference trees ottenuti utilizzando l’algoritmo ideato da T.Hothorn, K. Hornik e A. Zeileis.

Una volta identificati i tipi, la stima della disuguaglianza delle opportunità, come si è detto, è immediata. Si calcola il reddito medio di ciascun tipo e poi si misura la diseguaglianza fra gruppi pesando ciascun gruppo con la propria popolazione. Questa procedura viene ripetuta 500 volte utilizzando ad ogni iterazione un sottogruppo delle circostanze osservabili così da ottenere una maggiore precisione di stima. Inoltre, questi 500 alberi, chiamati random forest, ci consentono anche di quantificare il peso relativo delle diverse circostanze, ovvero quanto forte è la relazione che lega il reddito a ciascuna di esse. Ognuno degli alberi infatti è costruito utilizzando un sottoinsieme delle circostanze osservabili. Se una circostanza esclusa è correlata in modo significativo alla variabilità del reddito la sua esclusione implica una riduzione sostanziale della diseguaglianza fra tipi. L’importanza relativa delle circostanze è misurata sulla base di questa riduzione.

La Figura 1 riporta l’importanza relativa delle diverse circostanze nei diversi anni. Si noti che le circostanze si riferiscono esclusivamente al capofamiglia e al/la sua coniuge. La circostanza che di gran lunga domina tutte le altre è la regione di nascita (non consideriamo i residenti nati all’estero). Essere nati al Sud rappresenta una circostanza associata ad un livello di opportunità decisamente inferiore rispetto alla circostanza di essere nati nelle altre aree del paese. L’importanza di questa circostanza non appare diminuire nel tempo; al contrario si intravede un trend crescente che si inverte solo dopo lo scoppio della crisi nel 2008. Altre circostanze importanti sono quelle relative alle caratteristiche della famiglia d’origine, in particolare l’istruzione del padre e della madre del capofamiglia e del coniuge, che risultano avere un ruolo preponderante rispetto all‘occupazione dei loro genitori. Il genere dell’intervistato sembra invece avere un ruolo marginale. Questo basso peso relativo non deve tuttavia sorprendere, dato che l’unità della nostra analisi è la famiglia e non l’individuo; stiamo, cioè, osservando i redditi familiari disponibili e, pertanto, il genere dell’intervistato svolge un ruolo solo nel caso di famiglie mono-genitoriali o di single.

 

Figura 1: Il peso relativo delle circostanze nel tempo

Fonte: Indagine sui Bilanci delle Famiglie Italiane, Banca d’Italia 1993-2016

 

La Figura 2 riporta l’andamento della disuguaglianza delle opportunità (IOP) misurata in termini di evoluzione nel tempo del coefficiente di Gini fra i diversi “tipi”. Poiché il tipo di occupazione dei genitori non è contenuto nelle ultime due indagini della Banca d’Italia (2014 e 2016) proponiamo due misure. Una, in blu, è basata su tutte le circostanze inclusa l’occupazione dei genitori e si interrompe nel 2012. L’altra, in rosso, non considera l’occupazione dei genitori, è da considerarsi quindi una misura meno completa della prima, ma non interrompendosi nel 2012, ci permette di farci un’idea di quale potrebbe essere stato l’andamento della prima negli anni più recenti.

 

Figure 2: l’andamento della diseguaglianza delle opportunità prima e dopo la crisi del 2008

Fonte: Indagine sui Bilanci delle Famiglie Italiane, Banca d’Italia 1993-2016

 

Si nota un chiaro andamento decrescente della diseguaglianza delle opportunità in Italia fra il 1993 e il 2008, l’anno della grande recessione. Si tratta di una discesa sostanziale, di oltre il 30% del valore registrato nel 1993. Immediatamente dopo la crisi la diseguaglianza torna a salire e ritorna in soli quattro anni ai livelli non dissimili a quelli di 10 anni prima della crisi. La stessa misura ottenuta escludendo l’occupazione dei genitori è in media più bassa di quella ottenuta utilizzando tutte le informazioni. Questa è una conseguenza del fatto che viene ignorata un’informazione importante nel quantificare la diseguaglianza fra tipi. Ma l’andamento delle due misure è sostanzialmente lo stesso e indica che, malgrado una leggera discesa nel 2014, la diseguaglianza delle opportunità non è diminuita negli anni fra il 2012 e il 2016.

Sembra quindi che le favorevoli origini socioeconomiche, oltre a consentire un vantaggio in termini di reddito, abbiano anche permesso di disporre di strumenti più efficaci per proteggersi dalla crisi. Pertanto, la crisi sembra aver avuto effetti sostanziali, non di breve periodo, sul livello della diseguaglianza delle opportunità in Italia, tanto da invertire un trend di deciso miglioramento che si era andato consolidando dall’inizio degli anni ’90 fino alla vigilia della crisi.

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