Giuliano Ligabue scrive a Simonetta Salacone

Pubblichiamo la lettera cha Giuliano Ligabue della rivista confronti.net ha indirizzato a Simonetta Salacone, dirigente del circolo didattico Iqbal Maris, che non ha fatto rispettare ai bambini il minuto di silenzio per i soldati morti in Afghanistan, preferendo aprire sul tragico fatto un confronto con genitori e docenti e sulla quale il ministro Gelmini ha disposto “accertamenti”.

 

 

Roma, 22 settembre 2009

 

A Simonetta Salacone, direttrice del Circolo didattico Iqbal Masih

Ai suoi docenti

Ai genitori dei suoi alunni

 

Negli undici anni in cui mi è toccato di dirigere cinque tra i più noti licei di Roma, non ho mai mancato di scrivere ai docenti, agli studenti e loro famiglie in qualunque significativa data anniversaria, dal 27 gennaio al 2 giugno; o in memoria di persone vive, si chiamasse Giovanni Falcone o Lorenzo Milani; o in ogni circostanza improvvisa, fosse l’11 settembre, la strage di Madrid, i drammi del lavoro. Mai per celebrare e sempre per aiutare a riflettere.

Ieri avrei sicuramente scritto la mia circolare e avrei detto – con ogni probabilità – molte delle cose scritte dalla Salacone. Non so se con le stesse parole ma sicuramente con lo stesso intento: offrire a docenti e genitori, su ciò che è accaduto a Kabul, elementi di riflessione non necessariamente comodi. E quanto al minuto di silenzio avrei, forse, invitato a spenderne ben di più per spiegare – ai bambini, perché no? – il rapporto che c’è tra pace e Costituzione, come il rapporto che può esserci tra lavoro e guerra. Proprio come era nelle limpide intenzioni della direttrice.

Che poi la stampa di oggi arrivi a parlare della scuola Iqbal Masih come di “scuola dell’odio” e di una Salacone che trasmette “faziosità, disprezzo per la vita”, non è che un’ulteriore conferma del conformismo imperante sulla carta stampata.  Sul “Tempo” di Roma qualcuno scrive che la Salacone è educatrice “si fa per dire” (tra parentesi).  Ebbene aggiungo, ribaltando la sciocca ironia del giornalista: “per dire” che non è un’educatrice di regime. Simonetta sa bene – come diceva un nostro maestro comune – che educare significa camminare su una lama di rasoio: insegnare ai piccoli e ai giovani il rispetto delle leggi e, nello stesso tempo, insegnare loro a volerne di migliori. Chi la conosce, sa che così ha sempre camminato e così camminerà.

Se lo ricordi l’assessore Marsilio, che l’ha accusata – in una dichiarazione tanto livorosa quanto minacciosa – di “abuso di potere”: niente è più estraneo alla mente e all’azione della Salacone che la ricerca del potere e il suo uso fine a se stesso. Chi ha avuto in sorte di affiancarla, o anche soltanto incrociarla, nella sua funzione o di insegnante o di direttrice didattica o di responsabile IRRSAE Lazio o di consigliera municipale e comunale ha probabilmente capito cosa significhi  una giornata completamente offerta al servizio degli altri: servizio dei bambini e dei grandi, di chi ha bisogno di capire o di sperare, dei rom e degli immigrati; degli ultimi, prima di ogni altro.

C’è, poi, una Ministra dell’istruzione e della formazione (!) pronta a dichiarare pubblicamente che la Salacone “ha voluto deliberatamente mancare di rispetto a chi ha dato la propria vita per portare pace e sicurezza nel mondo”. E qui non c’è solo livore ma il metodo di sempre: non restare nel merito ma colpire la persona; l’insulto, come risposta a chi critica. Simonetta che non rispetta i morti?! Ma se tutto quello che fa è per migliorare la vita degli altri, compreso quando parla dei morti: perché ci insegnino, davvero, a migliorare la nostra vita. Che è il messaggio vero – e unico – che ogni morto vorrebbe lasciare.

Qualcuno dirà – e dice – che il tutto era fuori luogo, che non era il momento. Che si poteva essere più ossequienti. Più obbedienti. Mi tornano alla mente, allora, le parole di quel solito maestro di Simonetta, mio e di tanti altri che, chiamato a difendersi in tribunale, mandò a dire ai giudici:

“L’obbedienza non è più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni”. Ancora oggi.

 

                                                                                          Giuliano Ligabue

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