Giovani e giovanilismo

Improvvisamente, alla vigilia delle elezioni, la politica ha scoperto i giovani e si è aperta una gara tra partiti per chi presenterà “la” o “il” più giovane nelle liste elettorali, quelle liste in cui non è data a noi facoltà di scegliere, ma solo di dire si o no a una lista bloccata dai segretari o presidenti dei partiti. Dalle presentazioni in TV non si sa per alcuni di essi che cosa facciano e quali meriti abbiano acquisito: vengono soltanto presentati come giovani. L’età è tutto. Lei chi è? Un under 30. Si,ma che ha fatto e fa: l’under 30:

Se fossi uno di tali giovani io mi offenderei per tale classificazione. Sembra in tal modo, infatti, che la candidatura giovane sia solo un ornamento che i leader dei partiti si mettono al collo. L’unica differenza è che invece di carati si parla solo di età: il mio o la mia è più giovane del tuo o della tua.

C’è veramente da dubitare del senno e dell’educazione di chi si comporta in tal modo. Non che sia una colpa presentare dei giovani e avvicendare una classe politica stanca e usurata: ben vengano in Parlamento dei giovani di valore che si siano distinti in qualche campo e che possano rappresentare con dignità e competenza tutte le varie componenti della società italiana interessate al bene comune. Ma ad una condizione: che nessun vecchio politico meni per sé vanto di ciò e che si rendano trasparenti le ragioni della scelta.

Quando Camillo Benso di Cavour fondò “Il Risorgimento” aveva 37 anni. Quando Benedetto Croce ha fondato “la critica” ne aveva anche lui 37. Che facciamo, li scartiamo?

Non vogliamo la biografia, ma ci sembra corretto che ci si dicano i perché della scelta e che

in secondo luogo, si ricordi da parte dei capi dei diversi partiti che quella dei giovani non è una loro scoperta o invenzione. La storia conosce molti giovani e giovanissimi che non sono stati scelti, ma si sono imposti da sé.

Quando Gramsci fondò l’Ordine Nuovo era un under 30 – aveva infatti 28 anni – ,ma non era stato scelto, era lui che aveva scelto. Quando Gramsci e Bordiga fondarono in Italia il partito comunista Togliatti aveva 28 anni, Luigi Longo 21, Camilla Ravera 32. Ma non erano stati scelti, erano loro ad aver scelto la classe operaia e l’ideale socialista. Ed erano noti a centinaia di migliaia di lavoratori e a tutta Torino.

Evviva dunque i giovani, ma abbasso il giovanilismo di alcuni designatori, giovanilismo tanto più dannoso qualora dovesse associarsi a familismo o lobbismo.

Scriveva Byron che “il giovanile ardore è un chimico tesoro”. Ma parla appunto di ardore per qualcosa ed è legittimo chiedere quale sia questo qualcosa e dove i giovani si collochino materialmente e idealmente. Nel 40 per cento della popolazione che si spartisce, pur tra disuguaglianze, il 60 per cento del PIL o nel 60 per cento che si divide, anch’esso tra disuguaglianze, il 40 per cento?

L.B.

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