Fortuna o schiavitù? Un viaggio nel mondo dei miliardari di Forbes

Roberto Fantozzi analizza la classifica dei possessori di patrimoni miliardari nel mondo annualmente redatta dalla rivista americana Forbes. Dopo avere spiegato come viene costruita quella classifica, Fantozzi misura le disuguaglianze all’interno del gruppo dei miliardari mondiali e mostra che esse sono molto elevate, al punto da poter paradossalmente distinguere miliardari ricchi e miliardari poveri. Fantozzi, rifacendosi anche a una nota frase di Seneca, si chiede, un po’ ironicamente, se i miliardari poveri non possano finire per essere schiavi delle loro stesse fortune.

“Una grande fortuna è una grande schiavitù”. Questa affermazione si deve a Lucio Anneo Seneca. La fortuna secondo il dizionario italiano è la “presunta causa degli eventi e delle circostanze non spiegabili razionalmente” (Devoto-Oli). Ma “una grande fortuna” oggi viene intesa quasi sempre nell’accezione di  ricchezza enorme. Giocando su questa ambiguità terminologica potrebbe essere interessante sottoporre ai possessori di grandi fortune materiale il quesito senechiano: “secondo lei, caro miliardario, una grande fortuna è una grande schiavitù?”.

Per effettuare questa indagine, il primo passo consisterebbe nell’individuare i possessori di fortune sufficientemente grandi da poter essere considerati ricchi o, meglio ancora, super-ricchi. Si tratta di un passo arduo: così come è difficile definire i poveri, è altrettanto difficile definire, in modo univoco, i ricchi (cfr. Dobbiamo preoccuparci dei ricchi?, di Franzini M., Granaglia E., Raitano M., Il Mulino 2014).

Questo problema potrebbe, però, essere superato affidandosi a chi da sempre di ricchi, o meglio di super-ricchi, si occupa e, anzi, li ordina in una classifica che è giunta quest’anno alla sua 29° edizione. Il riferimento è alla rivista americana Forbes .

Forbes considera ricchi (miliardari) tutti gli individui (tenuto opportunamente conto delle dinastie familiari) che nell’anno di riferimento dispongono di una ricchezza netta pari o superiore al miliardo di dollari, che al cambio corrente corrisponde a circa 947 milioni di euro. Il riferimento è, dunque, alla ricchezza accumulata, a uno stock non a un flusso. Più precisamente la ricchezza considerata include tutte le attività, – quindi anche partecipazioni in aziende pubbliche e private, immobili, yacht, opere d’arte e denaro – al netto, però, dei debiti. Sono esclusi dalla classifica i membri delle famiglie reali o i dittatori che traggono le loro ricchezze da una posizione di potere dominante non riconducibile a reali capacità imprenditoriali.

Nel 2015 (esattamente il 13 febbraio del 2015, giorno in cui è stata scattata questa istantanea) i miliardari nel mondo sono 1.826, con un patrimonio complessivo di oltre 7.000 miliardi di dollari, pari a 6.680 miliardi di euro , cioè circa il quadruplo del Pil italiano del 2014. Si potrebbe obiettare che il campione è distorto per via della crisi economica. Se si confrontano questi dati con quelli dell’edizione precedente sembra, però, che per i nostri super ricchi la crisi economica non ci sia mai stata. Infatti, sono ben  290 – di cui 71 provenienti dalla Cina – le new entry in questa hit parade e, d’altro canto, il patrimonio complessivo è cresciuto di 650 miliardi di dollari rispetto al 2014. Tutto ciò solleva questioni che meriterebbero uno specifico approfondimento.

Tornando al nostro problema la classifica di Forbes ci permetterebbe di individuare i primi da sottoporre al nostro test. Anzitutto il fondatore di Microsoft Bill Gates  che nel 2015 è risultato essere, non per la prima volta, l’uomo più ricco del mondo con una ricchezza netta di 79.2 miliardi di dollari (malgrado il suo impegno filantropico, si potrebbe aggiungere), quindi ci sarebbe il magnate messicano delle telecomunicazioni Carlos Slim, mentre il terzo posto è occupato dal guru della finanza Warren Buffet. La prima italiana, al 32° posto con 23,4 miliardi di dollari, è Maria Franca Fissolo, (vedova di Michele Ferrero) mentre al 40° posto con 20,4 miliardi troviamo Leonardo del Vecchio (Luxottica).

Un’ulteriore utile informazione è quella relativa alla distribuzione sul globo dei nostri super-ricchi e dei loro patrimoni. Come mostra la figura 1, il paese nel quale si concentra la quota maggiore della ricchezza (quella posseduta dai miliardari rilevati) sono gli Stati Uniti (36,3%),  seguiti da Cina (8%), Germania (6,1%) e Russia(4,6%). I miliardari rilevati risiedono in 77 paesi  e il pattern della loro concentrazione tra paesi ricalca quella della ricchezza.

Possiamo facilmente immaginare che i più ricchi tra i super-ricchi difficilmente converrebbero con Seneca. Ma le cose potrebbero stare diversamente per i più poveri tra i super-ricchi. Per costoro le distanze dai più ricchi del loro club potrebbero essere fonte di malessere e portare, per vie forse un po’ tortuose, a comportamenti e a sentimenti che possono giustificare il riferimento alla schiavitù.

Per valutare l’attendibilità di questa ipotesi immaginiamo che i 1826 miliardari si sentano parte di un club e attribuiscano rilievo alla posizione che occupano all’interno di quel club. Per informarli sulla loro posizione calcoliamo sia l’indice di Gini (il più utilizzato indicatore della disuguaglianza) sia il rapporto inter-quartilico P90/P10 (che esprime il rapporto tra il reddito del miliardario che si colloca al 90° percentile e quello del miliardario che si colloca al 10° percentile nella distribuzione dei redditi) all’interno di quel club.

I risultati che emergono fanno pensare che molti miliardari avvertirebbero un certo senso di malessere sociale. L’indice del Gini, infatti, è pari al 50%, valore indicativo di un’elevata disuguaglianza; nel nostro club sembrano, cioè, esserci “miliardari ricchi” e “miliardari poveri”. Indicazioni convergenti vengono anche dal rapporto P90/P10: esso  è pari a 6.6 – ovvero la ricchezza del novantesimo più ricco è 6.6 volte superiore  a quella del decimo “più povero”.

Sulla base di queste informazioni possiamo immaginare che molti dei soci del nostro speciale club possano avvertire una sorta di deprivazione relativa e perciò cercheranno di risalire posizioni nella classifica di Forbes. Questo loro tentativo andrà incontro, probabilmente, a molte difficoltà perché sarà forte la determinazione a non perdere terreno da parte di chi occupa le posizioni di vertice Comunque, al di là di cosa possano fare in concreto per raggiungere il loro scopo e delle loro probabilità di successo, è probabile che la loro fortuna grande, forse grandissima, ma non la più grande delle fortune, si trasformi in una speciale schiavitù, dando ragione a Seneca.

Naturalmente ogni cosa è relativa. E anche le schiavitù lo sono. Forse il dictum di Seneca potrebbe essere riformulato per tenere conto di questa possibilità di cui abbiamo potuto renderci conto nella nostra breve esplorazione del club mondiale dei miliardari.

Figura 1 Ricchezza netta per nazione di appartenenza dei miliardari
fantozzi

 

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