Economia circolare: sostenibilità ambientale, sviluppo economico e promozione sociale

Eleonora Maglia si occupa di Economia circolare, ossia il paradigma di sviluppo basato sull’ipotesi che -con opportuni interventi nei cicli aziendali- sia possibile, da un lato, progettare e realizzare beni a basso impatto ambientale e, dall’altro, utilizzare gli scarti di produzione in modo da massimizzarne il grado di utilizzo. Dopo aver illustrato i vantaggi della circolarità, Maglia sostiene che le piattaforme on-line sono uno strumento promettente per diffondere i progetti di Economia circolare tra le imprese italiane.

Fenomeni impattanti come lo sfruttamento delle risorse esauribili, l’aumento della crescita demografica e le conseguenze del cambiamento climatico mostrano quanto gli attuali modelli di produzione e di consumo siano insostenibili e invitano a definire e applicare modelli alternativi. Per realizzare prodotti e processi virtuosi, poco impattanti, equi e ad alto valore sociale territoriale, una via possibile è rappresentata dall’Economia circolare. In queste note illustreremo di cosa si tratta, le opportunità che offre e come sia possibile favorire la transizione ad un sistema tendenzialmente auto-rigenerante. Nello specifico l’utilizzo di piattaforme on-line, come si vedrà, può essere uno strumento particolarmente promettente per diffondere le sperimentazioni circolari e le reti tra imprese e promuovere così fattive opportunità di incontro tra tecnologie, scarti e persone.

DEFINIZIONE E VANTAGGI DELL’ECONOMIA CIRCOLARE Pensare ad un processo produttivo in termini circolari significa impostare le fasi operative (progettazione, produzione, consumo) in modo tale da limitare l’apporto di materia ed energia in ingresso e minimizzare scarti, perdite nonché esternalità negative in uscita. Ad esempio, anche pratiche semplici come la condivisione e la riparazione di beni sono di per sé sufficienti per estendere il ciclo di vita dei materiali. Inoltre, quando i prodotti terminano la loro funzione, estrarne i componenti per reintrodurli nel ciclo economico consente di generare ulteriore valore (Deandreis et al., 2018, Il valore delle filiere produttive nel nuovo contesto competitivo e innovativo tra Industria 4.0 e Circular Economy, Giannini Editore, Napoli).

A livello mondiale l’impostazione circolare è stata sostenuta in origine dalla Fondazione Ellen MacArthur, che ha anche concorso alla creazione di un Network per l’introduzione e l’affinamento di alcune applicazioni operative. Le ultime stime disponibili mostrano che l’Economia circolare ha effetti concreti in termini di vantaggio competitivo e di produttività (rispettivamente dell’ordine di 1.800 miliardi di euro e 3% annui), di incremento dell’occupazione (con 600.000 nuovi posti di lavoro solo in Europa), nonché di riduzione dei gas serra in atmosfera in misura compresa tra il 2 e il 4% (McKinsley Center for Business, Environment and The Ellen MacArthur Foundation, 2015, Growth within: A circular economy vision for a competitive Europe). In più, la circolarità può avere effetti significativi anche in ambito strettamente sociale, ad esempio rendendo beni alimentari altrimenti destinati al macero accessibili a soggetti deboli esclusi dal mercato. Ciò vale anche per l’ Italia; infatti, a fronte di molti soggetti in condizioni di povertà estrema, che traggono sostentamento nutrizionale unicamente accedendo a mense caritatevoli e, quindi, di una domanda alimentare che resta drammaticamente insoddisfatta (Istat, 2015, Report: La povertà in Italia, Roma), ogni anno vengono inviate al macero tonnellate di alimenti ancora idonei al consumo umano, a causa di inefficienze presenti lungo tutta la filiera e riconducibili a limiti e difetti tecnici, gestionali, organizzativi e cognitivi nonché a motivi climatici (Coldiretti, 2018, La povertà alimentare e lo spreco in Italia). Le evidenze emerse da una ricerc-azione condotta a Napoli (Musella M. e Verneau F., 2017, Il contrasto allo spreco alimentare tra economia sociale ed economia circolare, Giappichelli Editore, Torino), mostrano invece che è possibile favorire l’incontro tra la domanda alimentare e l’offerta di cibo in eccesso, soprattutto grazie al contributo dell’Economia circolare e all’espansione delle realtà attive nel Terzo settore, collegate in una logica di rete.

Alla luce di ciò, la Commissione europea è fattivamente impegnata ad agevolare percorsi di crescita economica sostenibile, attraverso normative e finanziamenti, tra cui 650 milioni di euro provenienti da Horizon 2020 e 5,5 miliardi di fondi strutturali (Commissione europea, 2014, Verso un’economia circolare: programma per un’Europa a zero rifiuti, Bruxelles). Tra i paesi europei più attivi nel favorire percorsi di Economia circolare si distinguono Olanda, Francia e Scozia, dove è forte la valorizzazione delle buone pratiche territoriali che aumentano l’offerta e la domanda di articoli riciclati di alta qualità e la raccolta innovativa (Fassio e Tecco, 2018, Circular Economy for Food, Edizioni Ambiente). In Italia, lo strumento di ingaggio per le imprese ad oggi più significativo è il Circular Economy Standard, che si avvale di questionari per valutare il grado di circolarità delle aziende e diffonderne i principi, in modo differenziato per i segmenti della produzione, dei servizi e della distribuzione (Deandreis et al., 2018, op.cit.).

PIATTAFORME DIGITALI PER PROMUOVERE LA CIRCOLARITÀ Organizzare le attività in una logica di circolarità significa quindi far sì che, sia in fase di estrazione che di produzione delle risorse, i rifiuti di un segmento economico diventino risorse per altri settori. Si tratta di una sfida che coinvolge le istituzioni e le imprese, nonché tutti i consumatori, i quali, tramite le scelte di acquisto, possono spingere le aziende ad intraprendere buone pratiche di valorizzazione degli scarti. Per promuovere opportunità di incontro tra tecnologie, scarti e persone appaiono particolarmente promettenti le piattaforme on-line finalizzate a catalogare scarti industriali e tecnologie innovative per il riciclo, nonché a condividere buone pratiche e diffondere i risultati raggiunti. In tal senso tra i progetti attivi più strutturati si possono citare Life M3P finanziato nell’ambito del programma dell’Unione Europea Life – Resource Efficiency e, a livello nazionale, l’Atlante Italiano dell’Economia Circolare.

Life M3P coinvolge aziende provenienti da Italia, Belgio, Grecia e Spagna allo scopo di promuovere il miglioramento della gestione dei rifiuti favorendo il loro riutilizzo e riducendo i fabbisogni di trattamento, deposito e trasporto nonché il loro impatto economico e ambientale. Ad oggi, i processi produttivi che si sono avvicinati al paradigma dell’ Economia circolare, censiti e caricati nella piattaforma Life M3P sono già 900. L’Atlante Italiano dell’Economia circolare è invece uno strumento web che mette in rete le imprese e le associazioni italiane orientate a realizzare prodotti e processi virtuosi, ad alto valore sociale e territoriale. Questo progetto è ideato e realizzato da un network muti-stakeholder, cui partecipano il Consorzio Poliedra del Politecnico di Milano, la Banca Popolare Etica, la Fondazione Ecosistemi, l’Associazione A Sud e l’Associazione Zona. Si tratta di soggetti dalle differenti competenze che, per l’iniziativa, offrono supporto scientifico per la mappatura e la validazione delle buone pratiche e realizzano attività di sponsorizzazione e finanziamento. L’Atlante Italiano dell’Economia circolare, ad oggi, conta oltre 100 enti virtuosi, presenti prevalentemente in Lombardia (21% del totale), Lazio (15%) e Toscana (12%) e afferenti a settori economici differenti, dai servizi di recupero rifiuti (18% dei casi) alla realizzazione di abbigliamento e accessori con materiali di recupero (15%). Le iniziative di economia circolare per essere selezionate e incluse nell’Atlante Italiano devono soddisfare gli Indicatori di Circolarità Ambientale e Sociale elaborati dal Comitato scientifico: si tratta di 10 dimensioni complessive, di cui 3 inerenti la sostenibilità sociale (Valore condiviso e comunità territoriali; Inclusione sociale; Certificazioni ambientali). La valorizzazione delle ricadute sociali delle esperienze mappate prende, infatti, in considerazione l’impatto prodotto sulle realtà di filiera connesse e sullo sviluppo di altre forme economiche da immettere nel tessuto locale. Inoltre, viene positivamente valutato la capacità di includere le fasce svantaggiate e i soggetti a rischio esclusione sociale, attraverso il sostegno e il rafforzamento di esperienze sociali territoriali. Infine, si controlla che siano predisposti report che analizzano, qualificano, certificano e rendono comunicabili le informazioni ambientali.

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE. In queste note si è illustrato come -grazie a luoghi digitali che svolgono una attività di coordinamento- sia possibile censire e documentare tutti i casi in cui vengono applicati i principi dell’Economia circolare da parte di imprese e associazioni italiane. Le sperimentazioni circolari in atto hanno già il pregio di aumentare la sostenibilità dei processi produttivi e di valorizzare le porzioni non riciclabili dei rifiuti; dal canto loro, le piattaforme on line consentono in più di far anche leva sulle logiche di prossimità, ossia di far avvicinare le imprese interessate a creare vision aziendali e strategie operative d’insieme. Grazie ad una mappatura partecipata e in continuo aggiornamento, gli enti virtuosi sono messi in rete e ciò apre nuove prospettive perché concorre a incrementare le connessioni e favorisce azioni sinergiche. Inoltre, la possibilità di consultare gratuitamente le schede descrittive delle realtà mappate è di ausilio per i consumatori interessati ad acquisti più responsabili e promuove nella collettività un cambiamento culturale improntato alla sostenibilità. L’auspicio è che in futuro gli esempi di Economia circolare siano sempre più numerosi, a vantaggio dell’ambiente, dell’economia e della società.

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