E’ l’istruzione che decide circa i comportamenti desiderabili

You’re dangerous ‘cause you’re honest

(Bono Vox, U2, 1991)

1. Individuo e razionalità etica: la scuola e le nuove leve

L’istruzione è indubbiamente lo spazio di sperimentazione più adeguato per introdurre nella funzione obiettivo di un individuo razionale quei comportamenti considerati eticamente e moralmente desiderabili per una società che si ispiri a principi di democrazia, benessere economico e sociale, equità e giustizia sociale. Agendo attraverso la formazione scolastica di un individuo sin dall’età più giovane, è possibile formare quella «costituzione morale» che condiziona le scelte e le decisioni che un individuo dotato di razionalità è chiamato a compiere in diverse situazioni nel corso della sua vita. In altri termini, una ripresa di importanza dell’etica e della morale – specie rispetto alla dimensione pubblica della vita civile – nella formazione degli individui più giovani, può determinare un più incisivo cambiamento nella sfera cognitiva degli individui, rispetto a norme etiche e morali che verrebbero interiorizzate nel corso della loro vita.

Un’azione di questo tipo può tentare di recuperare quella deriva di valori e di una morale etica che sta attraversando la società civile e politica del nostro paese e tentare di ricucire quel rapporto fiduciario tra Stato e cittadini, altrimenti irrimediabilmente compromesso specie nel nostro Mezzogiorno[1] – laddove prevalgono corruzione e inconsistenza del merito – che tanto condiziona il grado di sottosviluppo dell’area e ostacola le politiche pubbliche, impedendo così la ripresa di competitività.

Al fine di poter determinare quel cambiamento nella sfera cognitiva che induca spontaneamente al rispetto rigoroso di comportamenti etici, specie quando entra in gioco la tutela dell’interesse pubblico e/o la creazione di beni collettivi, le politiche pubbliche devono agire, in termini pratici, prendendo avvio dalle nuove generazioni, diffondendo l’importanza del comportamento etico e cooperativo e dell’educazione civica già a partire dall’istruzione primaria, coinvolgendo le scuole delle regioni italiane, in special modo nelle aree maggiormente sottoutilizzate.

2. Politiche e razionalità etica: alcuni cenni alla letteratura

Ricostruire il rapporto fra etica ed azione pubblica, rappresenta un importante passo per ristabilire quella percezione collettiva del governo pubblico, che corrisponda realisticamente ad un luogo in cui trovano sostanza e garanzia di applicazione i principi dell’equità e della giustizia sociale. Ciò può essere ad esempio realizzato attraverso l’applicazione concreta del principio della trasparenza, in ogni campo che coinvolga una scelta pubblica (dalla politica alla pubblica amministrazione).

E’ negli Stati Uniti che, nel periodo fine anni sessanta – primi anni settanta, in seguito all’avvio di una approfondita discussione sui principi e sui valori etici che dovrebbero ispirare l’azione pubblica, i temi dell’equità sociale e della giustizia distributiva entrano tra i criteri decisionali che guidano le politiche pubbliche e le scelte amministrative. Questo orientamento fu il portato anche della nuova stagione della filosofia politica americana e della riflessione sull’etica delle scelte collettive che si aprì nel 1971, con la pubblicazione del celeberrimo A Theory of Justice di John Rawls, e che ispirò nel corso degli anni settanta, in ogni campo, la nascita dei vari settori dell’etica applicata (bioetica, etica degli affari, etica delle relazioni internazionali e anche etica della PA e delle politiche pubbliche)[2].

3. La ricostruzione dell’etica pubblica attraverso l’azione delle politica regionale di sviluppo 2007-13

Un campo nel quale l’apporto dell’etica è indispensabile e sul quale occorrerebbe attivare una maggiore attenzione[3] – viste le finalità implicite in un siffatto approccio – è quello delle politiche pubbliche per lo sviluppo delle aree sotto-utilizzate del paese, e in particolar modo del Mezzogiorno. Compito delle politiche di sviluppo è, non solo promuovere interventi diretti, specie sul lato dell’offerta, per favorire l’attrattività e lo sviluppo economico e sociale dei territori sotto-utilizzati, ma anche disegnare un set di regole comportamentali, di incentivi e disincentivi, volti a promuovere comportamenti coerenti con un’idea di sviluppo capace di garantire il benessere collettivo.

In tale contesto, la strategia di medio-lungo termine volta alla ricostruzione dell’etica nelle scelte pubbliche, soprattutto nei territori dove il rapporto fiduciario fra stato e cittadino è logorato da comportamenti di soggetti pubblici finalizzati a interessi personali e non collettivi è oramai in fase di consolidamento. In particolare l’apporto che la politica di sviluppo regionale può fornire ha una duplice direzione (vedi schema).

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Da una parte, un’azione, già in pieno svolgimento, che agisce direttamente sulla trasparenza nelle scelte pubbliche, attivata con la realizzazione degli obiettivi di servizio contenuti nel Quadro Strategico Nazionale 2007-2013. Uno degli ambiti nel quale vengono fissati obiettivi di servizio è proprio quello dell’istruzione[4]. Più specificamente, l’obiettivo di servizio inerente l’istruzione prevede il raggiungimento nel Mezzogiorno di specifici target in relazione a 3 indicatori entro il 2013. Il primo, che per altro discende direttamente dalla Strategia di Lisbona, è la percentuale di giovani che abbandonano prematuramente gli studi: ci si attende che la percentuale della popolazione in età 18-24 anni con al più la licenza media, che non ha concluso un corso di formazione professionale riconosciuto dalla Regione di durata superiore ai 2 anni, si riduca dall’attuale 24,9% al 10%. Gli altri due indicatori provengono dall’indagine OCSE-PISA e riguardano la quota di studenti con scarse competenze in lettura (prevista in calo dal 37,3% del 2006 al 20%) e in matematica (attesa in diminuzione dal 46% al 21%)[5].

Dall’altra parte, sarebbe auspicabile attivare anche un percorso indiretto e volto alla ricostruzione della morale e dell’etica all’interno della formazione delle nuove leve, per effetto delle ingenti risorse impegnate dai vari Programmi Regionali e Nazionali rivolti alle Istituzioni scolastiche. Basti pensare che il QSN, per il Mezzogiorno, dedica al settore istruzione in via programmatica il 9% (di cui il 5% all’istruzione), della dotazione finanziaria per tale area – pari a circa 100 miliardi di euro, sui complessivi 124,7 per l’intero Quadro – denotando un notevole incremento, rispetto al ciclo 2000-06, delle risorse finanziarie destinate alle politiche per l’istruzione.

L’idea è far capire ai giovani, specie a quelli residenti in territori in cui la pubblica amministrazione è particolarmente carente, l’utilità di comportamenti etici e cooperativi; da alcuni studi emerge, infatti, che in una condizione di indipendenza nel prendere una decisione gli individui tendono a effettuare scelte che massimizzano i propri benefici di breve termine, e questa situazione porta a generare un più basso beneficio comune rispetto a quello che si sarebbe potuto realizzare se i soggetti avessero cooperato. Esiste pertanto un conflitto tra razionalità individuale e beneficio ottimale per un gruppo[6]. Questo tipo di analisi porta anche a considerare gli effetti dell’azione di alcuni individui che adottano comportamenti opportunistici (free-riders) rispetto a coloro che cooperano e che possono indurre a ridurre se non addirittura annullare gli effetti dettati da comportamenti di tipo cooperativo; ciò che a noi interessa in questa sede è concentrare l’attenzione sull’assunto principale, che «cooperare è meglio che agire individualmente». In tale contesto possono essere particolarmente utili i recenti sviluppi della ricerca sperimentale applicata alla teoria della scelta collettiva, che basandosi su sperimentazioni dirette su gruppi di partecipanti, può far comprendere ai giocatori l’utilità di comportamenti cooperativi e ai policy makers le motivazioni che possono spingere e che di fatto spingono ad azioni di defezione (e a limitare le possibilità di comportamenti opportunistici da parte di gruppi ristretti di individui).

4. Conclusioni

In conclusione, è nostra opinione che ogni scelta di un policy maker debba fondarsi su un solido comportamento etico, proteso a realizzare un esclusivo interesse collettivo e non a mostrare azioni da rentier. Ciò è rilevante in special modo nelle aree sotto-utilizzate del nostro paese in cui il rapporto fiduciario Stato – cittadini è oramai incrinato da governi guidati da inefficienza e corruzione, da comportamenti degli operatori pubblici dettati dalla cattura di una rendita personale piuttosto che dalla tensione verso l’interesse collettivo. La ricostruzione della “costituzione morale” non può che essere perseguita da una mirata strategia di policy di medio- lungo periodo, che abbia come oggetto le nuove generazioni, nell’intento di far sì che le scelte e le aspettative dei nostri giovani non siano condizionate e intrappolate dalle distorsioni del contesto socio-economico in cui si formano. In tale strategia un ruolo cruciale è rivestito, oltre che dal nucleo familiare, dalle istituzioni scolastiche, luogo in cui studiare le motivazioni che spingono i ragazzi a defezionare dalle scelte etiche e contribuire a formare, fin dall’età più tenera, le coscienze degli individui.

Un apporto decisivo potrà pervenire, soprattutto per il nostro Mezzogiorno, dalle politiche regionali di sviluppo nel periodo 2007-13, le cui prime scelte strategiche sembrano orientate in questa direzione. Prova ne sia la scelta di stabilire in via condivisa precisi obiettivi di servizio per le Pubbliche Amministrazioni coinvolte, anche e soprattutto nel settore dell’istruzione, al fine di valutare in modo trasparente e inequivocabile i risultati conseguiti. L’aver ispirato l’attuazione di tale meccanismo alla trasparenza esprime non solo un opportuno cambiamento di atteggiamento da parte di un policy maker eticamente orientato, ma anche un forte deterrente per i decisori pubblici locali, in quanto il premio dato dal raggiungimento degli obiettivi di servizio è visibilmente collegato ai risultati e quindi alle scelte intraprese (che saranno da tutti osservabili). È, poi, auspicabile che tale azione diretta di ricostruzione di etica nella P.A. venga accompagnata da interventi nelle singole scuole del Mezzogiorno dai PON e POR[7] operanti in tale settore, volti a ricostruire le fondamenta etiche e morali delle nuove generazioni. Solo così l’etica e la morale potranno entrare nella percezione condivisa degli agenti su ciò che è bene e ciò che non è bene e indirettamente rafforzare, nel tessuto socio-economico, la percezione di legalità, il senso civico e di responsabilità e favorire processi virtuosi per lo sviluppo,

* Le opinioni espresse non impegnano l’Istituto di appartenenza.

[1] Si veda al riguardo Barca, F. (2006) Italia frenata. Paradossi e lezioni della politica per lo sviluppo, Donzelli Editore.

[2] Sacconi, L. (a cura di) (1998), Etica della pubblica amministrazione: un esame internazionale secondo la teoria della scelta collettiva, Guarini e associati, Milano.

[3] Il rapporto tra etica ed efficienza dell’azione pubblica è ripreso da Marchesi G. e da Barca L. rispettivamente nel numero 1 e 3 (2008) del Menabò di Etica ed Economia.

[4] Il QSN individua 4 tipologie di servizi essenziali – istruzione, servizi di cura per l’infanzia e gli anziani, gestione dei rifiuti urbani, servizio idrico integrato – e fissa un meccanismo premiale per incentivare le Amministrazioni coinvolte a raggiungere entro il 2013 target quantificati nelle Regioni del Mezzogiorno, stabiliti attraverso un processo decisionale condiviso, tuttora in fase di aggiornamento.

[5] Murrau, L., Scicchitano, S. (2008), L’istruzione nel Mezzogiorno: l’apporto della politica regionale di sviluppo 2007-2013 alla politica ordinaria, Nel Merito, Luglio.

[6] Ostrom, E. (2006), Collective action and local development processes, Workshop in Political Theory and Policy Analysis, Indiana University

[7] Su tutti, va messa in evidenza la lungimirante opera messa in campo dal Piano d’Azione sulla scuola della Regione Calabria, che investe ben oltre 101 milioni di euro della politica regionale, concentrati su un arco temporale di circa 6 mesi, con azioni multidirezionali che abbracciano l’intero ciclo della formazione scolastica.

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