Disuguaglianza e….uguali opportunità

L’articolo riflette sul rapporto tra disuguaglianza nei redditi e eguaglianza delle opportunità e in particolare sulla tesi secondo cui bisognerebbe limitarsi a livellare le opportunità, senza intervenire sulle disuguaglianze che si creano nei mercati. L’articolo sostiene, al contrario, che l’effettiva eguaglianza di opportunità dipende dalle caratteristiche degli individui che i mercati premiano, cosicché, per realizzarla, occorre intervenire dove le disuguaglianze si formano, cioè nei mercati.

“La disuguaglianza dei redditi e delle ricchezze non è un problema. Quello che conta è l’eguaglianza delle opportunità. Preoccupatevi di questa non di quella”.

Molti la pensano così. Pensano, per usare una metafora sportiva, che i redditi si “vincano” in una gara sportiva i cui esiti sono giusti alla sola condizione che i blocchi di partenza siano ben allineati e tutti i concorrenti partano nello stesso istante. Fuor di metafora, la disuguaglianza “inaccettabile” sarebbe solo quella dovuta a differenze nelle opportunità che non dipendono dalla volontà individuale (è, ad esempio, il caso del genere, della nazionalità, del background familiare) e che determinano le condizioni con cui si “entra” nel mercato. Una volta entrati, il gioco competitivo attribuirà premi che sono adeguati allo sforzo di ciascuno e perciò insindacabili come l’esito di una gara regolare. Una simile visione fa sorgere immediatamente diverse domande. Una di esse riguarda la povertà: e se la gara si chiudesse con qualcuno che oltre il traguardo ha trovato la povertà ad aspettarlo, che si fa? Ci si limita a controllare i suoi blocchi di partenza (cioè le sue opportunità) o si può aggiungere qualche euro al misero premio che ha trovato al traguardo?

Ma al di là di domande specifiche come questa vi è un problema più generale che riguarda la possibilità stessa di separare concettualmente disuguaglianza di opportunità e dei risultati, soprattutto se si adotta un’idea di eguaglianza di opportunità “sostanziale”. In altri termini, ci si può disinteressare del modo in cui si determinano le remunerazioni di mercato, anche una volta che i blocchi di partenza siano allineati? Ed è davvero possibile eguagliare le opportunità così come è possibile allineare i blocchi di partenza? E non vi è il rischio che il modo in cui si distribuiscono le opportunità dipenda anche da come si distribuiscono i risultati?

Proviamo a dare risposta a questi quesiti che sono decisivi per poter accettare il consiglio a non preoccuparsi della disuguaglianza corrente contenuto nella frase iniziale.

In primo luogo, bisogna valutare che anche se il processo di mercato fosse perfettamente competitivo ed assimilabile a una gara sportiva per cui i primi sono i più meritevoli e gli ultimi i meno meritevoli – e quindi equo in questo senso – vi sarebbe il problema aggiuntivo di stabilire se le differenze tra i vari premi siano esse stesse eque. Può, infatti accadere che il vincitore ottenga quasi tutta la “torta” a disposizione – come in molti dei mercati contemporanei in cui “the winner takes all” – e ben poco vada al secondo e a tutti gli altri, indipendentemente dal loro distacco nei confronti del vincitore. In breve, l’equità non è soltanto una questione di graduatoria, ma anche di “ampiezza delle distanze”. E queste potrebbero essere inaccettabili anche se fosse rispettata l’eguaglianza delle opportunità. Il problema sta, come è evidente, nel concreto funzionamento dei mercati che non è assimilabile a quello di una pista in cui le corsie di gara sono uguali per tutti.

In secondo luogo, occorre chiedersi cosa significhi livellare i punti di partenza. Vuol dire offrire accesso formale all’istruzione gratuita per tutti, indipendentemente dalle origini familiari o cercare di livellare in modo sostanziale anche quella serie di altre caratteristiche (qualità dell’istruzione, trasmissione informale all’interno della famiglia e del contesto in cui si cresce di conoscenze, preferenze, valori e finanche di connessioni sociali) dalle quali dipendono gli esiti individuali nei mercati, anche a parità di istruzione formale?

Come è noto, secondo le principali formulazioni teoriche (in primis, quella di J. Roemer, Equality of opportunity, Harvard University Press, 2000), al fine di valutare l’accettabilità delle posizioni raggiunte dagli individui, occorre distinguere l’effetto di circostanze sottratte al controllo degli individui – in primis il condizionamento derivante dalle caratteristiche del background familiare – dall’effetto determinato dall’impegno personale, considerato di esclusiva responsabilità individuale. Secondo tali teorie, una volta realizzata l’eguaglianza di opportunità sostanziale, le residue disuguaglianze retributive sarebbero accettabili. Ma, seguendo Roemer, quali circostanze andrebbero eguagliate per poter effettivamente considerare giuste le differenze nei risultati? Ulteriori capacità individuali oltre quelle acquisite nel corso della formazione rappresentano meriti e talenti oppure sono circostanze da contrastare con politiche redistributive e predistributive che intervengano sulle remunerazioni di mercato?

Per valutare in quale misura si realizzi un’effettiva eguaglianza di opportunità – e quanto questo concetto possa essere di guida nell’indirizzare le politiche economiche – bisogna dunque guardare a come funzionano i mercati e cosa essi remunerino. In quest’ottica, può essere particolarmente utile fare riferimento alla disuguaglianza intergenerazionale, ovvero al grado di associazione tra redditi di genitori e figli. Infatti, tale associazione dipende da due meccanismi; 1) l’influenza che i genitori hanno su una serie di caratteristiche dei figli; 2) i premi che i mercati, anche in modo variabile con il contesto storico o geografico, attribuiscono a tali caratteristiche.

In altri termini, la disuguaglianza intergenerazionale ha a che fare sia con la trasmissione, ex ante, dai genitori ai figli di caratteristiche remunerate dai mercati, sia dall’entità di tali remunerazioni stabilite dai mercati. Per valutare se ci si possa limitare alla sola eguaglianza di opportunità nel delineare politiche di contrasto alla disuguaglianza bisogna allora chiedersi quali siano le caratteristiche individuali effettivamente remunerate dai mercati e quale sia l’entità, anche relativa, delle rispettive remunerazioni.

Supponiamo che le remunerazioni di mercato riflettano esclusivamente diversità nel grado di istruzione e nella produttività. In tal caso si tratterebbe di ristabilire l’eguaglianza delle opportunità attraverso politiche di diritto allo studio. Supponiamo ora che il mercato remuneri abilità non cognitive (le cosiddette soft skills) e le connessioni sociali trasmesse informalmente dalla famiglia d’origine. In queste condizioni le disuguaglianze rifletterebbero vantaggi e svantaggi immeritati che non potrebbero essere corrette eguagliando le opportunità. Sarebbero, invece, necessarie politiche redistributive per compensare svantaggi “immeritati” e predistributive per modificare il funzionamento dei mercati che creano disuguaglianze, appunto, immeritate.

Di recente la letteratura economica si è concentrata sulla cosiddetta curva del Grande Gatsby che mostra come, oggigiorno, i paesi con più alta disuguaglianza corrente siano anche quelli in cui l’associazione dei redditi fra genitori e figli è più alta (figura 1). Ma, come chiarito, i meccanismi alla base di tale relazione possono essere molteplici e possono generare implicazioni di policy profondamente diverse; nessuna semplice ricetta può essere, dunque, ricavata senza analizzare come funzionano i mercati nelle economie contemporanee e nei diversi paesi.

Da un lato, infatti, una “buona” associazione fra valori relativamente bassi di disuguaglianza corrente e intergenerazionale (come, ad esempio, nei paesi del Nord Europa) può dipendere sia da un debole legame fra caratteristiche familiari e dotazioni (in primis di istruzione) dei figli, sia da una distribuzione di mercato relativamente compressa che minimizza le differenze fra individui con dotazioni diverse. Dall’altro, la “cattiva” associazione fra alta disuguaglianza corrente e intergenerazionale – che sicuramente è dovuta all’influenza dei genitori su una serie di tratti dei figli diversamente remunerati – può dipendere sia dall’alto premio che ottiene chi studia di più – in particolare dal vantaggio che ottiene chi ha frequentato le università di élite, sempre più difficilmente accessibili ai figli della classe media e bassa, specie negli Stati Uniti e nel Regno Unito – sia, come sembra il caso dell’Italia, da eventuali premi salariali di cui gode chi proviene da un contesto familiare migliore grazie alle migliori relazioni sociali che porta in dote al datore, sia in virtù di soft skills che (anche laddove non siano correlate con migliori abilità individuali) possono condizionare le scelte di assunzione e progressione di carriera da parte dei datori. Quanto più la disuguaglianza dipende da tratti individuali che vanno ben oltre la mera istruzione, quanto più questi tratti sono posseduti in misura maggiore da chi proviene da contesti più avvantaggiati e quanto più questi tratti ricevono remunerazioni eterogenee nei mercati, tanto più, dunque, l’obiettivo dell’eguaglianza di opportunità sostanziale diventa complicato da raggiungere con semplici politiche educative e, al contrario, eguaglianza di opportunità e dei risultati non possono essere scisse. Per raggiungere la prima, bisogna, quindi, necessariamente agire sui meccanismi di mercato.

 

Fig. 1: La curva del Grande Gatsby: relazione fra indice di Gini dei redditi disponibili equivalenti e elasticità intergenerazionale dei redditi di genitori e figli

La curva del Grande Gatsby deve il suo nome a Alan Krueger un acuto e sensibile economista il cui nome rimbalza sui media proprio mentre scriviamo perché a 58 anni ha tragicamente deciso di mettere fine ai suoi giorni. Quella curva aiuta a capire che i due tipi di disuguaglianza hanno determinanti comuni – i tratti dei figli influenzati dai genitori e remunerati dai mercati – che spiegano la relazione crescente della Figura 1. Allo stesso tempo, non si può escludere l’esistenza di relazioni causali bidirezionali fra disuguaglianza intergenerazionale e corrente che andrebbero attentamente indagate. Da un lato, dove le disuguaglianze si trasmettono più facilmente fra genitori e figli è più facile che si generi una sorta di società oligarchica in cui si premiano i tratti (tipo di istruzione, linguaggio, soft skills, relazioni sociali) detenuti dai figli dell’élite. Dall’altra, una maggiore disuguaglianza corrente può dar luogo, anche tramite effetti sul funzionamento della politica, a una serie di fenomeni – privatizzazione del welfare, creazione di un sistema di università di élite, abolizione di imposte di successione – che favoriscono l’accumulazione da parte dei figli di tratti più remunerativi.

Al di là della possibile esistenza di questi meccanismi causali, l’evidenza che in Italia, ma non solo, una misura molto limitata dei differenziali salariali sia attribuibile ai livelli di istruzione e che, come già mostrato sul Menabò, anche a parità di istruzione, i redditi di mercato dei figli sono associati con il background socio-economico dei genitori porta a ritenere che i meccanismi di creazione della disuguaglianza e della loro persistenza fra generazioni siano ben più complessi di quanto solitamente sostenuto, soprattutto da chi tende a sminuire la gravità dei fenomeni in atto.

Di conseguenza, come argomentato in molti contributi apparsi nei primi 100 numeri di vita del Menabò, le politiche di contrasto ad ogni tipo di disuguaglianza appaiono urgenti e necessarie e, anche al fine di attenuare i legami perversi fra disuguaglianze correnti e intergenerazionali, vanno realizzate con un complesso di misure che agiscano anche, o principalmente, dove le disuguaglianze si formano, ovvero nei mercati. Pensare che conti solo l’eguaglianza di opportunità appare pertanto una visione miope che, senza capire da cosa effettivamente dipendono le disuguaglianze sostanziali nelle opportunità, rischia di rivelarsi inefficace proprio rispetto al livellamento delle opportunità relative.

 

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