Diroccato l’art. 18 la Fiat annuncia massicci licenziamenti

Marchionne non ha perso tempo, ottenuto ciò che voleva e cioè un colpo all’articolo diciotto dello Statuto dei lavoratori ha senza batter ciglio annunciato che Fiat avrebbe ridotto la produzione  e che ciò avrebbe dato luogo a riduzione dell’occupazione. L’annuncio era atteso e temuto, da tempo la Fiom aveva lanciato l’allarme. Tra Fiat e Crysler Marchionne aveva da tempo compiuto la sua scelta e come giustificazione Marchionne ha parlato di produzione europea in eccesso dimenticando tuttavia di annotare che la maggiore fabbrica europea di auto e cioè la Volkswagen le sue auto le vende senza fatica in tutta l’Asia contribuendo in modo sostanziale a fare della Germania un paese ricco e a piena occupazione. Chi non vende è la Fiat di Marchionne cui l’amministratore e comproprietario della Crysler ha via via dedicato meno attenzione avendo fatto fin dal primo momento la sua scelta a favore della Crysler e del proprio futuro americano. Nella sua sfortunata conferenza stampa Monti aveva pochi istanti, ha prima spiegato con il candore di un monaco liberista che con l’eliminazione dell’art.18 sarebbe caduto un ostacolo alla discesa in Italia di nuove delegazioni di investitori finora scoraggiati dai controlli dei tribunali sulla liceità dei licenziamenti. Ma veniva brutalmente smentito dai fatti. Nessun nuovo arrivo in Italia  di delegazioni di investitori osannanti alla mobilità in uscita e, di contro, fuga dall’Italia della Fiat, fondata a Torino nel 1899 da Giovanni Agnelli.

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