Dinamiche distributive e differenze territoriali

Flaviana Palmisano e Vito Peragine si occupano dell’evoluzione dei redditi familiari in Italia nel periodo compreso tra il 2014 e il 2016 e mostrano come a fronte della ripresa economica a livello aggregato, il dividendo della crescita del biennio in questione si sia distribuito in modo fortemente diseguale nel nostro paese, determinando un aumento delle disuguaglianze interpersonali. Palmisano e Peragine mostrano che queste tendenze hanno contribuito anche a intensificare il divario territoriale.

La presente versione di questo articolo sostituisce quella pubblicata il 17 aprile.

I nuovi dati sui bilanci delle famiglie italiane pubblicati di recente dalla Banca d’Italia consentono di avere un quadro più aggiornato delle dinamiche distributive che hanno caratterizzato il nostro paese negli ultimi decenni e in particolare nell’ultimo biennio. Come sempre, nel nostro Paese le disuguaglianze interpersonali si intrecciano a quelle territoriali, ed è utile distinguere le due dinamiche per una comprensione accurata dei meccanismi sottostanti.

La Figura 1 riporta le curve di incidenza della crescita (GIC) relative al biennio 2014-2016, costruite utilizzando le informazioni sui redditi familiari disponibili, così come messi a disposizione dalla Banca d’Italia, resi equivalenti per neutralizzare l’effetto della diversa composizione delle famiglie e indicizzati all’andamento del tasso di inflazione per permettere confronti nel tempo. La GIC riporta, per ogni percentile della popolazione, iniziando dalle famiglie più povere e passando via via a famiglie più ricche, il tasso di crescita medio annuo del reddito equivalente di quel percentile nel periodo considerato. Ad esempio, nella Figura 1 leggiamo che il reddito delle famiglie posizionate nel cinquantesimo percentile (reddito mediano) è cresciuto del 2% ogni anno (nelle figure che seguono le GIC visualizzano l’intervallo che va dal secondo al novantanovesimo percentile). Una curva orizzontale indica una situazione in cui il reddito di tutte le famiglie cresce nella stessa proporzione, una crescita cioè neutrale sotto il profilo distributivo. Una curva inclinata negativamente, invece, indica una situazione in cui il reddito delle famiglie più povere cresce proporzionalmente di più rispetto al reddito delle famiglie più ricche, una crescita cioè progressiva. Al contrario, una curva inclinata positivamente indica una situazione in cui il reddito delle famiglie più ricche cresce proporzionalmente di più rispetto al reddito delle famiglie più povere, una crescita cioè regressiva.

Nel biennio considerato, la crescita media dell’intera popolazione italiana è stata del 3,6%. L’andamento crescente della curva però indica che tale crescita si è distribuita in maniera regressiva tra le famiglie italiane: la ripresa ha favorito maggiormente le famiglie più ricche. Bisogna inoltre notare che la crescita è stata positiva per quasi tutta la popolazione, tranne che per il 10% più povero: queste famiglie hanno registrato una riduzione del proprio reddito disponibile all’incirca dello 0,5% annuo.

Introduciamo ora la prospettiva territoriale con la costruzione delle curve di incidenza della crescita per il Mezzogiorno e per il Centro-Nord (Figura 2). È evidente, e in parte sorprendente, che le GIC delle due macro-aree presentino un andamento molto diverso dalla GIC nazionale: l’andamento della GIC del Nord testimonia una crescita sostanzialmente proporzionale, e sempre positiva per quasi tutta la distribuzione; l’andamento della GIC del Mezzogiorno, invece, ci parla di una crescita negativa sia per il 10% più ricco sia per il 10% più povero della popolazione. In particolare, nel Mezzogiorno le famiglie più povere hanno subito una caduta del reddito disponibile compresa tra il 10 e il 50%. Oltre al diverso andamento delle due GIC, è la loro diversa posizione a destare sorpresa e preoccupazione: la GIC del Mezzogiorno giace quasi sempre al di sotto di quella del Nord. Dunque, per ogni percentile della distribuzione la crescita al Nord è stata superiore che al Sud e il divario si allarga in maniera rilevante soprattutto nelle code della distribuzione.

Dunque, il dividendo della crescita dell’ultimo biennio si è distribuito in modo fortemente diseguale nel nostro paese, determinando un aumento delle disuguaglianze. Ma quando si scompone questo aumento tra la componente interpersonale e quella territoriale, emerge come, accanto ad una leggera flessione della disuguaglianza nel Mezzogiorno e ad un aumento della stessa nel Centro-Nord, ci sia stato un sensibile aumento dei divari territoriali. La dinamica appena riassunta è confermata dall’andamento degli indici sintetici di disuguaglianza (Figura 4): nel biennio 2014-2016 l’indice di Gini aumenta sia per l’Italia (passando da 0.326 a 0.332) sia per il Centro Nord (passando da 0.293 a 0.303), mentre si riduce per il Mezzogiorno (passando da 0.343 a 0.334). Nello stesso periodo il reddito medio aumenta per il Centro Nord e si riduce per il Mezzogiorno (si veda la Figura 4). In sintesi, nell’ultimo biennio buona parte dell’aumento della disuguaglianza nel nostro Paese è imputabile all’aumento dei divari territoriali, frutto della differenza nei tassi di crescita delle diverse aree.

Se si allunga lo sguardo ad un periodo più lungo (descritto in maggior dettaglio da Vito Peragine sul Menabò), si evince che a livello nazionale il trend dell’ultimo biennio è molto simile all’andamento delle dinamiche distributive che si sono verificate nell’ultimo quarto di secolo, dal 1991 al 2016 (figura 3), periodo in cui la crescita è stata sostanzialmente regressiva con una netta divisione delle famiglie in due categorie: le famiglie appartenenti al 40% più povero della popolazione che hanno subito una perdita di reddito disponibile; le famiglie appartenenti al 60% più ricco che hanno goduto di una crescita del reddito. Allo stesso modo, è evidente la crescita del divario territoriale nel processo di crescita degli ultimi 25 anni.

La figura 4 riporta l’andamento di lungo periodo dell’indice di disuguaglianza di Gini e del reddito medio a livello nazionale e territoriale: pur restando la disuguaglianza al Nord sempre inferiore rispetto alla disuguaglianza nel Mezzogiorno, l’indice di Gini presenta un trend simile tra le diverse aree del paese. Questo è vero per tutta la lunga fase considerata, tranne l’ultimo periodo, in cui l’aumento della disuguaglianza a livello nazionale è significativamente dovuto all’aumento delle disuguaglianze tra le due aree del paese, come dimostra l’andamento del reddito medio che aumenta al Centro-Nord ma si riduce nel Mezzogiorno.


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