Di padre in figlio: gli effetti delle liberalizzazioni sulla mobilità sociale nelle professioni

Sauro Mocetti, Giacomo Roma e Enrico Rubolino si occupano di mobilità intergenerazionale nelle professioni, soffermandosi sul ruolo poco esplorato della regolamentazione, che influenza le condizioni di accesso e la condotta di molti professionisti. Gli autori mostrano che gli interventi di liberalizzazione del 2006 e del 2011 hanno significativamente ridotto la propensione dei figli dei professionisti a seguire la carriera dei genitori e suggeriscono che gli ostacoli alla concorrenza possono generare inefficienze nell’allocazione dei lavoratori tra le occupazioni

La persistenza intergenerazionale dello status socioeconomico, particolarmente elevata all’interno di alcune occupazioni come le libere professioni, è da tempo oggetto di discussione a livello accademico e nel dibattito di policy (ad es. Aina e Nicoletti, The intergenerational transmission of liberal professions, Labour Economics, 2018; Corak, Income inequality, equality of opportunity, and intergenerational mobility, Journal of Economics Perspective, 2013). Nell’esaminare le cause di questa persistenza ci si è concentrati sull’importanza relativa delle qualità naturali dell’individuo (nature) rispetto ai fattori legati al contesto in cui è nato e cresciuto (nurture). Il ruolo di alcune istituzioni, e in particolare della regolamentazione dei mercati, che condiziona in modo rilevante la redditività e le barriere all’ingresso di diverse occupazioni (Kleiner, Occupational licensing, Journal of Economic Perspectives, 2000), è stato invece ampiamente trascurato.

Eppure non si tratta di una questione di secondaria importanza: i lavoratori impiegati in occupazioni soggette a una specifica regolamentazione di accesso sono numerosi e hanno un elevato livello di istruzione. Nell’Unione europea, ad esempio, le professioni regolamentate rappresentano circa il 22% della forza lavoro, il 30 negli Stati Uniti (cfr. Koumenta e Pagliero, Measuring prevalence and labour market impacts of occupational regulation in the EU, Technical Report, European Commission, 2016; Kleiner e Krueger, Analyzing the extent and influence of occupational licensing on the labor market, Journal of Labor Economics, 2013). Inoltre, i salari e i livelli di istruzione delle professioni regolamentate si collocano significativamente al di sopra della media.

Regolamentazione e persistenza intergenerazionale. Come discusso da Raitano sul Menabò, la persistenza intergenerazionale può essere attribuita a molteplici ragioni, difficili da isolare le une dalle altre. I genitori possono influenzare i loro figli attraverso la trasmissione genetica di talune caratteristiche, quali abilità naturali o tratti della personalità che sono più spendibili in determinati mercati del lavoro. Inoltre, i genitori possono condizionare le prospettive di vita dei loro figli attraverso investimenti, di natura monetaria e non monetaria, in grado di forgiare capacità, attitudini, comportamenti e la stessa appartenenza a network sociali più o meno favorevoli.

Tuttavia, la persistenza intergenerazionale in una professione può essere anche determinata dalla regolamentazione dei mercati. In primo luogo, i figli di genitori che lavorano come professionisti possono avere un accesso privilegiato in virtù di espresse previsioni legislative. È il caso, nel nostro paese, delle farmacie, per le quali l’accesso al mercato è altamente regolamentato (la legge stabilisce il numero di farmacie che possono essere aperte in una città in funzione della popolazione residente); ne consegue che la trasmissione per via ereditaria è la strada più frequente per diventare proprietario di una farmacia. In secondo luogo, avere un genitore che già opera nel settore può aiutare un giovane professionista a costruirsi un portafoglio di clienti, e ciò è con tutta evidenza ancor più rilevante quando altri strumenti per attirare clienti potenziali, quali la pubblicità o la competizione sui prezzi, sono sottoposti a dei limiti stabiliti dalla regolamentazione. L’interesse a sfruttare queste rendite di posizione è chiaramente maggiore quando il ritorno economico atteso dallo svolgimento di questa professione – che a sua volta dipende dalla pervasività della regolamentazione – è più alto. In terzo luogo, i genitori possono sfruttare il loro vantaggio di posizione (e le loro relazioni) per ottenere delle informazioni privilegiate, che possono facilitare l’ammissione dei loro figli a un determinato corso di studi o il superamento dell’esame professionale da parte loro.

Delle semplici evidenze descrittive mostrano una correlazione positiva nei paesi europei tra la pervasività della regolamentazione e l’incidenza della persistenza intergenerazionale nei servizi professionali (figura 1). La correlazione cross-country, tuttavia, va interpretata con cautela, poiché la regolamentazione e la mobilità intergenerazionale possono essere verosimilmente correlate ad altre variabili che è difficile controllare in maniera rigorosa. Ad esempio, i paesi scandinavi sono caratterizzati da una regolamentazione meno stringente e da un basso livello di persistenza intergenerazionale, ma si caratterizzano anche per altre peculiarità istituzionali che possono spiegare gli elevati livelli di equità e mobilità del mercato del lavoro.

 

Figura 1: Mobilità intergenerazionale e regolamentazione nei servizi professionali

Il nesso causale. In un recente lavoro, forniamo l’evidenza causale della relazione tra regolamentazione e mobilità intergenerazionale, distinguendo quegli elementi che sono legati a un trasferimento tra generazioni di capitale umano specifico a una certa professione (attraverso i meccanismi di nature o nurture evocati all’inizio) da quelli determinati dalla regolamentazione o da rendite di posizione. Sfruttiamo due interventi di liberalizzazione relativi ai servizi professionali che sono stati adottati in Italia negli ultimi anni: il c.d. decreto Bersani del 2006 e la riforma Monti del 2011, che hanno riguardato principalmente le regole di condotta applicabili ai professionisti – ad esempio, con l’eliminazione dei vincoli alla pubblicità o l’abolizione delle tariffe. Quindi, usando una strategia difference-in-differences, sfruttiamo l’effetto differenziale della regolamentazione sul career following dei professionisti (gruppo trattato) e di coloro che sono impiegati in professioni simili (gruppo di controllo), prima e dopo ogni riforma.

Dai risultati emerge che la regolamentazione ha un significativo impatto sulla persistenza intergenerazionale. Secondo le nostre stime, l’effetto combinato dei due interventi di deregolamentazione ha ridotto la propensione a seguire la carriera dei genitori di circa 4 punti percentuali (un valore elevato, dato che risulta pari a circa un terzo della media semplice).

L’impatto è più forte nell’ambito delle scienze sociali (es. avvocati, commercialisti) e nelle province con alta domanda di servizi professionali, dove i vincoli di offerta in precedenza prodotti dalla regolamentazione generavano maggiori rendite di posizione. Per quanto riguarda i diversi ambiti toccati dalla regolamentazione, l’effetto osservato è interamente guidato dalle restrizioni alla condotta dei professionisti; al tempo stesso, condizioni di selezione più rigorose garantiscono, in alcune professioni, una maggior equità nell’accesso.

A livello individuale, è interessante notare come l’impatto della regolamentazione sulla persistenza intergenerazionale sia più forte per gli individui meno abili – prendendo come misura di tale abilità il tempo impiegato per ottenere il titolo di studio conseguito. Tale evidenza sottolinea l’esistenza di inefficienze allocative nella distribuzione dei talenti tra le varie occupazioni.

La necessità di un’analisi costi-benefici. Una delle principali giustificazioni che presiedono alla regolamentazione di alcune professioni è l’esistenza di asimmetrie informative tra i professionisti e i clienti che, a loro volta, possono condurre a fallimenti del mercato. Tuttavia, un livello eccessivo di regolamentazione può ostacolare la concorrenza e generare rendite di posizione, in particolare nel caso in cui la regolamentazione sia prevalentemente dettata dagli interessi di chi già opera nel settore. Infatti, il nostro lavoro mostra che la regolamentazione distorce l’allocazione degli individui tra occupazioni (favorendo la provenienza familiare a discapito del merito individuale), aumentando la persistenza intergenerazionale oltre il suo livello fisiologico – dovuto, ad esempio, alla trasmissione di abilità specifiche. Pertanto, una complessiva analisi costi-benefici, che dovrebbe ricomprendere alcune misure sulla qualità dei servizi forniti, è cruciale quando viene adottata una regolamentazione di questo tipo.

Una sintesi sull’argomento è stata pubblicata nel riquadro Regolamentazione delle professioni e mobilità intergenerazionale della Relazione annuale sul 2017 della Banca d’Italia (p. 160). L’articolo riflette esclusivamente le opinioni degli autori, senza impegnare la responsabilità dell’Istituzione di appartenenza.

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