Crescere in famiglie omoparentali: le posizioni delle Società Scientifiche Psicologiche

Fabio Lucidi sintetizza i dati che la ricerca internazionale mette a disposizione sulla salute psicologica, l’adattamento, lo sviluppo cognitivo, sociale e psicosessuale, la qualità delle relazioni e il successo scolastico dei bambini cresciuti da genitori omosessuali. Lucidi sottolinea che da questi dati non emergono differenze tra famiglie omosessuali e eterosessuali e documenta le convinzioni in tal senso delle principali Società Scientifiche internazionali. Concludendo, egli auspica che, in questo dibattito, le ideologie lascino il campo alle conoscenze scientifiche.

Negli ultimi venticinque anni, il concetto di famiglia ha subito profonde trasformazioni, rispecchiando una realtà caratterizzata sempre più da un complesso pluralismo familiare. Si stima che quasi due milioni di bambini negli Stati Uniti e oltre 100.000 solo in Italia siano stati cresciuti fino a oggi da genitori omosessuali. Si tratta dunque di un fenomeno ampio, radicato, e da tempo oggetto di studio psicologico. Il dibattito a esso relativo, posto al centro dell’attenzione dalla discussione parlamentare sul disegno di legge sulle unioni civili, ospita inevitabilmente posizioni di natura ideologica e basate sulle categorie dei valori personali. Se questo è ovviamente legittimo, su temi in cui vi sono dati di ricerca è importante poter distinguere le posizioni personali dalle evidenze empiriche di cui disponiamo e, nel caso specifico, porre a confronto le perplessità esistenti nella nostra società, nella nostra cultura e, parzialmente, anche in ambito professionale con i risultati che la ricerca scientifica ha messo a disposizione.

Molti anni di ricerche scientifiche forniscono un numero sufficiente di dati a testimonianza che la salute psicologica, l’adattamento, lo sviluppo cognitivo, sociale e psicosessuale, la qualità delle relazioni e il successo scolastico dei bambini e degli adolescenti cresciuti da genitori omosessuali sono analoghi a quelli dei figli cresciuti da genitori eterosessuali. Un sito della Columbia Law School raccoglie tutte le ricerche scientifiche condotte sull’omogenitorialità; da esso risulta che, su 77 ricerche prese in esame, 73 indicano che i/le bambini/e cresciuti/e da genitori omosessuali e quelli/e cresciuti/e da genitori eterosessuali non si differenziano in termini di salute mentale, identità sessuale, esperienze sociali e relazioni con i pari e riuscita scolastica. I pochi studi che mostrano differenze, in alcuni casi hanno ricevuto pesanti critiche metodologiche e comunque le differenze vanno in entrambe le direzioni. Sulla base di questi studi, negli ultimi dieci anni, diverse Società e Associazioni Scientifiche si sono espresse pubblicamente sul tema delicato dell’adattamento psico-sociale dei bambini cresciuti in famiglie omo-parentali. Passeremo ora in rassegna alcune di queste posizioni, con particolare riferimento a quelle espresse dagli psicologi che lavorano nelle Università e negli Enti di ricerca in Italia, rappresentati unitariamente dall’Associazione Italiana di Psicologia.

Molto spesso nel dibattito politico viene sottolineata la necessità di partire dalla tutela dei minori. Proprio in questa direzione, nel 2006, l’American Academy of Pediatrics (AAP), dopo aver analizzato i risultati delle ricerche sulle famiglie omo-parentali e sugli effetti di un loro riconoscimento, ha concluso che esso: “conferisce uno status legale che promuove la salute delle famiglie riconoscendo un insieme stabile di diritti, benefici e tutele che non possono essere ottenuti altrimenti. Può aiutare a promuovere la sicurezza economica e legale, la stabilità psicosociale e un maggiore senso di accettazione e sostegno sociali. Il riconoscimento legale di un partner può aumentare la capacità di coppie adulte di occuparsi dell’altro e prendersi cura a vicenda e favorisce un ambiente sicuro e sano per i loro figli. … Le persone gay e lesbiche hanno sempre cresciuto bambini e continueranno a farlo anche in futuro; la questione è se questi bambini verranno cresciuti da genitori in possesso dei diritti, dei benefici e delle tutele garantiti dal matrimonio civile.” (Pawelski et al, in Pediatrics, 2006)

Coerentemente con questa posizione, nel 2012, un’altra associazione scientifica, l’American Academy of Child and Adolescent Psychiatry, ha concluso che “non vi è evidenza scientifica a sostegno della tesi secondo cui genitori con orientamento omo- o bisessuale siano di per sé diversi o carenti nella capacità di essere genitori, di saper cogliere i problemi dell’infanzia e di sviluppare attaccamenti genitore-figlio rispetto ai genitori con orientamento eterosessuale. Da tempo è stato stabilito che l’orientamento omosessuale non è in alcun modo correlato ad alcuna patologia, e non ci sono basi per presumere che l’orientamento omosessuale di un genitore possa indurre o aumentare le probabilità di un orientamento omosessuale nel figlio. Studi sugli esiti educativi di figli cresciuti da genitori omo- o bisessuali, messi a confronto con quelli cresciuti da genitori eterosessuali, non depongono per un diverso grado d’instabilità nella relazione genitori-figli o rispetto ai disturbi evolutivi” (Journal of the American Academy of Child & Adolescent Psychiatry, 2012).

Nel 2013 l’American Academy of Pediatrics ha pubblicato un importante documento in cui, oltre a riprendere le conclusioni del già citato lavoro pubblicato nel 2006 (“adulti coscienziosi e capaci di fornire cure, siano essi uomini o donne, etero o omosessuali, possono essere ottimi genitori”), ha concluso che: “nonostante le disparità di trattamento economico e legale e la stigmatizzazione sociale», trent’anni di ricerche documentano che l’essere cresciuti da genitori lesbiche e gay non danneggia la salute psicologica dei figli e che «il benessere dei bambini è influenzato dalla qualità delle relazioni con i genitori, dal senso di sicurezza e competenza di questi e dalla presenza di un sostegno sociale ed economico alle famiglie” (Perrin, Siegel, in Pediatrics, 2013).

Spesso nel dibattito si sottolineano le differenze culturali tra il Nord America e i paesi Europei, in particolare quelli di area mediterranea. Non bisogna però ritenere che le prese di posizione appena descritte siano una specificità di associazioni scientifiche Nord Americane. Posizioni analoghe sono sostenute dalle associazioni dei professionisti della salute mentale in Inghilterra (per esempio, dalla British Psychological Society) in Francia, in Spagna o in altri paesi europei.

Il tema è oggetto di studio da molto tempo anche in Italia, ed è stato oggetto di diversi documenti pubblicati nel corso degli anni. Nel 2011 l’Associazione Italiana di Psicologia (AIP) ha ricordato che “i risultati delle ricerche psicologiche hanno da tempo documentato come il benessere psicosociale dei membri dei gruppi familiari non sia tanto legato alla forma che il gruppo assume, quanto alla qualità dei processi e delle dinamiche relazionali che si attualizzano al suo interno”. In altre parole, non è il genere dei genitori – adottivi o no che siano – a garantire di per sé le condizioni di sviluppo migliori per i bambini, bensì la loro capacità di assumere questi ruoli e le responsabilità educative che ne derivano.

In sostanza, la ricerca scientifica sui fattori genitoriali, familiari e contestuali che influenzano l’adattamento psicologico dei bambini permette di affermare che l’adattamento dei bambini non sembra affatto dipendere dalle cosiddette dimensioni strutturali della famiglia – determinate da fattori come il divorzio, la genitorialità singola, l’orientamento sessuale dei genitori o il legame biologico tra genitori e figli – ma, al contrario, è influenzato, indipendentemente da queste ultime, dalla qualità della genitorialità e delle relazioni tra genitori e bambini.

In linea con questi risultati l’AIP ricorda che “che ciò che è importante per il benessere dei bambini è la qualità dell’ambiente familiare che i genitori forniscono loro, indipendentemente dal fatto che essi siano conviventi, separati, risposati, single, dello stesso sesso. I bambini hanno bisogno di adulti in grado di garantire loro cura e protezione, di insegnare il senso del limite, favorire tanto l’esperienza dell’appartenenza quanto quella dell’autonomia, negoziare conflitti e divergenze, superare incertezze e paure, sviluppare competenze emotive e sociali”. Se dunque è certamente vero che il benessere del bambino passa per complessi sistemi di relazioni diversi caso per caso, è altrettanto vero che questa attenzione ai casi specifici è rilevante per le famiglie omogenitoriali quanto per quelle tradizionali.

In conclusione, è evidente che la possibilità di articolare il dibattito su base scientifica passa per la possibilità di condurre, nel rispetto dell’etica della ricerca, studi che permettano di ricavare dati. In questo caso specifico, essi sono gli Studi di Genere o Gender Studies che, insieme ai Gay and Lesbian Studies, hanno contribuito in modo significativo alla conoscenza di tematiche di grande rilievo per molti campi disciplinari (dalla medicina alla psicologia, all’economia, alla giurisprudenza, alle scienze sociali) e alla riduzione, a livello individuale e sociale, dei pregiudizi e delle discriminazioni basati sul genere e l’orientamento sessuale. Questi studi non hanno nulla a che vedere con la cosiddetta “ideologia di genere” che è invece un concetto insussistente nella ricerca scientifica.

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