Covid-19 e misure di contenimento del contagio: una mappa degli effetti sulla popolazione in Italia

Eleonora Maglia propone un’analisi degli effetti psicologici conseguenti alla crisi per Covid-19. L’autrice, dopo aver illustrato le principali conseguenze dei provvedimenti per far fronte all’emergenza sanitaria, prima, e socio-economica, poi, presenta una serie di dati su quegli effetti e ne delinea un’ideale mappa geografica e di genere. Concentrandosi sulle probabili conseguenze di più lungo termine, nella conclusione Maglia auspica interventi pubblici in grado di contrastarle.

Con l’attenuazione delle restrizioni per Covid-19 e l’avvio delle fasi di riapertura e di ripartenza, progressivamente si iniziano a conoscere con maggiore dettaglio le conseguenze negative scaturite dalla pandemia. Ad esempio, sono ora noti il numero e la distribuzione dei decessi rispetto allo scorso anno (Istat, Impatto dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità totale della popolazione residente. Primo trimestre 2020) e le ricadute in termini occupazionali del lockdown (Istat, Il mercato del lavoro. Primo trimestre 2020). Qual è stato però l’effetto psicologico sulla popolazione delle limitazioni che si sono protratte per mesi? In queste note, attraverso i primi risultati delle ricerche sul tema, si tenta di ricostruire una mappa delle ripercussioni più diffuse, concentrandosi su tre variabili (genere, età e localizzazione geografica) che, come si vedrà, pur all’interno di un quadro di reazioni tra generalizzate a tutti i cittadini, hanno comportato delle differenziazioni nelle risposte attivate.

GLI EFFETTI PSICOLOGICI PIÙ DIFFUSI. Far fronte ad una crisi qual è stata l’emergenza Covid-19 comporta l’attivazione di una buona dose di resilienza, che è specifica in ciascuno, d’altro canto anche le reazioni emotive e comportamentali si possono differenziare molto nella popolazione colpita (Jrc, Covid-19: citiziens’ attitude and community, 2020).

Da una ricerca condotta su un campione di oltre 35.000 soggetti (Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, A casa con il Covid-19, 2020) risulta che il 52,6 per cento ha lamentato ricadute psicologiche, nonostante un quadro personale sostanzialmente positivo in termini di condizioni di salute (solo il 9,2 per cento ha dichiarato problemi di salute) e di situazioni di vita (il 69,5 per cento è occupato e l’84,1 dispone di un’abitazione di oltre 3 locali), nonché di una limitata esposizione ad un possibile contagio (il 9,7 per cento del campione ha avuto contatti con persone Covid-19 positive). Le conseguenze registrate fin qui (Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, Covid-19 e stress da isolamento, 2020) attengono ai sintomi tipici dell’adattamento e riguardano aspetti importanti in termini di tensione e rabbia, con disagi più diffusi in termini di depressione e apatia (9,9 per cento); di ansia, sensazione di pericolo e preoccupazione (5,6 per cento) e di somatizzazioni fisiche (4 per cento).

DIFFERENZE PER AREE GEOGRAFICHE. Un’altra ricerca sul tema (Sps trend Lab, ResPOnsE Covid-19, 2020) differenzia poi le analisi tenendo conto della diversa incidenza della malattia, che come è noto ha avuto livelli contenuti nelle Regioni del Sud, mediamente elevati nel Centro Italia e molto elevati al Nord, con un’eterogeneità tale da identificare nell’epidemia Covid-19 “Tre Italie” (Istat, Impatto dell’epidemia, cit.).

I sentimenti negativi legati all’incertezza economica sono stati trasversali, hanno colpito tanto il Nord quanto il Sud. Tuttavia, differenze rilevanti emergono se si distinguono due tipologie (collegate ma distinte) di timore legate al Covid-19: una relativa ai rischi di esposizione della malattia, l’altra riferita ai rischi economici e lavorativi. Risulta, infatti, che al Sud e nelle Isole ha prevalso il timore di perdita dell’impiego mentre nelle Regioni maggiormente colpite dal contagio (Nord-Ovest) è stata più diffusa la paura per la salute.

Più specificatamente, nelle aree geografiche più colpite (come la provincia di Bergamo dove, in base ai dati citati in Istat, Impatto dell’epidemia, cit. gli incrementi percentuali dei decessi rispetto a marzo 2015 hanno raggiunto valori cifre molto elevati, +568 per cento), secondo un’analisi dell’Istituto Negri (Covid.19 e stress, cit.) vi sarebbe una correlazione negativa tra il disturbo da distress psicologico sperimentato e la distanza dal luogo di residenza da una zona considerata rossa. Infatti, allontanandosi dall’epicentro Nembro-Alzano, i sintomi rilevati diminuiscono; inoltre le sofferenze maggiori (distress grave) si rilevano nel raggio di 15 chilometri, all’interno del quale il 40 per cento degli intervistati ha conosciuto almeno un deceduto per Covid-19 (Sps trend Lab, op. cit.).

DIFFERENZE PER GENERE E PER ETÀ. Se invece si tiene conto delle differenze di genere, risulta che le disposizioni governative attuate hanno fatto sì che sia stata più elevata la percentuale di donne che si sono trovate in condizione di isolamento: 80 per cento dei casi, contro il 75 per cento degli uomini (Ipsos, Isolamento per fermare la diffusione di Covid-19, 2020). Così il genere femminile oltre a sopportare maggiori disagi familiari e relazionali (al riguardo si vedano sul Menabò gli articoli di Eleonora Maglia e di Eleonora Romano hanno percepito un più elevato livello di malessere. Un’analisi degli stati d’animo (Carrieri et al., Gender gap dell’ansia da pandemia, Lavoce.info, 2020), mostra infatti che il 50 per cento delle donne intervistate hanno dichiarato disturbi del sonno e il 40 per cento stati di scarsa energia, contro un equivalente maschile pari al 30 per cento in entrambe le condizioni indagate.

Considerando invece l’età, gli adulti sembrano complessivamente aver reagito in modo positivo alla situazione emergenziale, mantenendo (nel 46,5 per cento dei casi) una certa pro-attività e una certa visione di un futuro possibile nonostante i sentimenti di frustrazione e scoraggiamento, presenti rispettivamente nel 25,4 per cento e 20,8 per cento degli intervistati (Start up Italia, Indagine sulle risposte al Coronavirus, 2020). Un’altra analisi (Irccs Giannina Gaslini di Genova, Indagine sull’impatto psicologico della pandemia nelle famiglie, 2020) mostra però che nel 65 per cento dei bambini di età inferiore a 6 anni (e nel 71 per cento dei bambini di età superiore a 6 anni) sono insorte problematiche comportamentali e sintomi di regressione.

LA RICERCA CONTINUA. In queste note si è cercato di focalizzare l’attenzione sulle ricadute psicologiche dell’emergenza Covid-19, differenziando gli effetti rilevati dalle ricerche sul tema per età, genere e localizzazione geografica. I dati riportati, pur preliminari, mettono in guardia rispettano al peggioramento che, a causa di Covid-19, potrebbe prodursi nei livelli di salute mentale in Italia, dove lo scorso anno sono stati rilevati sintomi depressivi già in 2,8 milioni di individui (Osservatorio Nazionale sulla salute nelle Regioni italiane, Focus sul disagio mentale, 2019). Complessivamente interventi diretti a migliorare la salute mentale si rendevano necessari già in fase pre-pandemica per la diffusione dei fenomeni di disagio: 851.189 persone con patologie psichiatriche erano assistite dai servizi specialistici (Ministero della Salute, Rapporto salute mentale. Analisi del sistema informativo per la salute mentale, 2018). Quanto alle ricadute economiche è stato stimato a livello mondiale un costo cumulato fino al 2030 (in termini di perdita di produzione economica) pari a 16.300 miliardi di dollari (WHO, 2013, Mental Health Action Plan 2013-2020, 2013).In un quadro di questo tipo, tenendo conto anche di quanto si è detto in precedenza, appaiono sempre più necessari, nel medio-lungo termine, interventi a sostegno delle persone vulnerabili e in grado di permettere il recupero psico-sociale di coloro che sono più esposti alle avverse conseguenze psicologiche della quarantena.

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