Costituzione e Unità d’Italia

E’ giusto onorare, nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia, gli uomini di Stato che hanno guidato il processo di unificazione e che dal Piemonte alla Sicilia seppero orientare, anche con una accorta ricerca di alleanze, il difficile processo teso a fare di un'”espressione geografica” uno stato unitario moderno senza soffocare le peculiarità di regioni e di Comuni che avevano continuato a parlare al mondo e a intrecciare commerci con esso. Onore dunque a tutti gli ideatori e protagonisti del Risorgimento italiano e della prima costruzione dell’Italia, da Cavour a Garibaldi da Mazzini, a Crispi.

La speranza è che i giovani continuino a conoscere e studiare ciò che ognuno di essi ha fatto e a ricercare anche nella loro opera i segni distintivi dell’Italia di oggi.

L’Unità d’Italia non è stata fatta tuttavia solo dall’alto. Essa è nata anche da rivolte, insurrezioni, spedizioni coraggiose organizzate da tre grandi movimenti: la Carboneria, la Giovane Italia e il movimento garibaldino. E’ stata fatta da migliaia e migliaia di giovani cospiratori, intellettuali, artigiani, contadini, persino dalle aspettative di “briganti”. Pur nella diversità di idee e progetti sulla Italia nascente, leader e movimenti unirono sempre alla lotta per l’Unità quella per l’affermazione dei diritti di cittadinanza e per la formulazione di principi costituzionali volti a tutelare tali diritti contro tentazioni tiranniche, assolutiste, militariste.

Il legame tra lotta per l’Unità del Paese e i movimenti e le idee costituzionali è stato troppo spesso trascurato o addirittura ignorato nelle celebrazioni. L’Unità dell’Italia è stata giustamente celebrata come unità della lingua lasciataci da Dante e dagli intellettuali cari a Federico II – peraltro autore nel XIII secolo delle Constitutiones Augustales promulgate a Melfi – oppure come unità politico statuale; molto meno come unità degli italiani, una unità voluta, perseguita, progettata e non casuale, costruita da uomini diversi, ma partecipi in forme varie di un comune processo, anche attraversando e superando fratture drammatiche come quella fra Stato e Chiesa.

E’ stato proprio il rinnovarsi di questo movimento di volontà unitaria dopo la caduta del fascismo, con lo schierarsi in battaglia viva e di idee di tante cittadine e cittadini, borghesi, operai, contadini e, soprattutto, giovani, che ha creato la continuità tra le lotte risorgimentali e nascita della nostra Repubblica.

Repubblica e Costituzione sono state le parole d’ordine che si sono intrecciate tra loro e hanno unito quasi tutto il movimento partigiano al di là degli orizzonti politici delle Brigate Garibaldi e di quelle di Giustizia e Libertà. Con la Resistenza sono tornate a unirsi la lotta per l’indipendenza e per l’Unità – non si dimentichi che il nazifascismo aveva già annesso l’Alto Adige all’Austria e ceduto ai cosacchi bianchi il Friuli – con la lotta per conquistare diritti di libertà e politici caratteristici di un paese democratico attento alla equità sociale.

Costituente e Costituzione repubblicana sono diventate la parole d’ordine che i partigiani del Nord e, in primo luogo, i garibaldini hanno lanciato al Paese e che i CLN unitari hanno fatto propri. Sono state il messaggio attorno al quale tutti gli italiani – con un processo di socializzazione della politica mai visto – hanno dibattuto liberamente nelle sedi dei partiti, nelle Camere del lavoro, riaperte e moltiplicatesi in breve tempo, nelle Case del popolo, nelle piazze. Di ciò il grande merito va dato agli uomini che, al di là delle divisioni e distinzioni, hanno saputo guidare la nascita della repubblica democratica italiana: tra i primi Alcide de Gasperi, Palmiro Togliatti, Pietro Nenni, Ferruccio Parri, Benedetto Croce.

Grande merito va anche dato agli uomini che hanno materialmente scritto la Costituzione e che hanno saputo continuare a lavorare insieme, nella Commissione dei 75 della Costituente e nei vari gruppi di lavoro, nonostante la grave rottura della unità politica nazionale intervenuta nel 1947, con la prima espressione di una pregiudiziale politica anticomunista di matrice interna e internazionale.

L’applicazione della Costituzione, al di là delle garanzie che essa ha immediatamente dato con la riconquista  dell’indipendenza della magistratura e con l’equilibrio dei poteri costruito attorno al ruolo centrale del Parlamento, non è avvenuta in breve tempo. L’affermazione di alcuni diritti ha richiesto anni e anni di nuove battaglie democratiche delle donne e degli uomini italiani. Ma se si guarda indietro si vede con chiarezza  che fino alla fine degli anni ottanta del Novecento la storia italiana è stata una storia di continua espansione e affermazione di nuovi diritti di cittadinanza e di strumenti volti a tutelarli. Poi si è verificato progressivamente nel tempo, con la crisi dei partiti, con le difficoltà dell’Europa a darsi regole comuni, l’arresto del processo espansivo, fino al manifestarsi, oggi, persino del pericolo di un grave ritorno all’indietro.

L’augurio all’Italia e agli italiani in occasione dei 150 anni dell’Unità è che essi riescano a difendere le conquiste democratiche e civili  radicate nella nostra storia, e che ciò avvenga anche nel corso di una logica revisione, operata in spirito unitario, della seconda parte della nostra Costituzione.  

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