Contro la guerra

L’art. 11 della Costituzione italiana non da scampo ai guerrafondai. Le parole dell’art. 11 della Costituzione non lasciano spazio al dubbio o a interpretazioni di bellicisti.”L’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.” Le soluzioni vanno cercate su altri terreni. E’ su questi altri terreni che si misura dunque la capacità di governare di coloro cui le elezioni hanno affidato il potere. E non ci sono sviluppi logici o naturali di un intervento di emergenza volto a soccorrere i cittadini libici. C’è un punto al quale l’Italia deve fermarsi, quali che siano le opinioni di alcuni azionisti di maggioranza dell’ONU. Se il presidente Obama ha deciso di perdere le prossime elezioni presidenziali e combattere una “sua” guerra insieme a quelle che Bush gli ha lasciato in eredità, dopo averne addossato i costi su vari paesi, è un affare suo che non può in alcun modo modificare la legge suprema dell’Italia. E non c’è consigliere parlamentare che possa modificare questa mia convinzione di cittadino.

E’ inevitabile: guerra chiama guerra, bombardamento chiama bombardamento e uccisioni. Ma non li chiamerei sviluppi naturali necessari, altrimenti dovremo cambiare il codice penale italiano e fare dell’assassinio di un derubato lo sviluppo naturale del furto concedendo per esso attenuanti invece che aggravanti.

Siamo tutti adulti e non stiamo facendo un gioco; stiamo distruggendo beni e vite in un paese che abbiamo già aggredito nel 1911 (mentre la Francia aggrediva il Marocco) e poi nel 1940. Occorre cambiare strada e individuare, così come in parte è stato fatto dal ministero della difesa, nuove strade per tutelare i cittadini di Bengasi e di Misurata e allargare i consensi al Consiglio democratico sorto in Cirenaica.
L.B.

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