Cig Covid-19: le scelte strategiche delle imprese

Paola Biasi, Beini Cai, Maria De Paola, Paolo Naticchioni si chiedono come le imprese hanno scelto di concentrare o equi-distribuire la fruizione della Cassa Integrazione Guadagni COVID-19 tra i propri dipendenti. Gli autori, dopo aver ricordato che tale scelta ha risvolti in termini di equità e di efficienza, mostrano che le imprese con elevata diseguaglianza salariale hanno concentrato maggiormente l’utilizzo della CIG COVID-19 e quelle con rapporti di lavoro più stabili hanno realizzato una maggiore equità.

*Questo articolo è stato scritto da: Paola Biasi, Beini Cai, Maria De Paola e Paolo Naticchioni

 

Tutti o solo alcuni i lavoratori in Cig Covid-19? La cassa integrazione guadagni Covid-19 (d’ora in avanti Cig Covid-19), caratterizzata da un iter semplificato rispetto a quello previsto in regime ordinario, ha di fatto rappresentato il principale strumento di welfare utilizzato durante la crisi pandemica e ha coinvolto un gran numero di imprese e settori su tutto il territorio nazionale. Pur con un ricorso massiccio e trasversale all’ammortizzatore, emergono comunque elementi di eterogeneità tra le imprese fruitrici e nei comportamenti da esse assunti.

Un elemento di particolare interesse è legato alle strategie di utilizzo dell’integrazione salariale e, nello specifico, alla tendenza a concentrare o equidistribuire le ore di Cig Covid-19 tra i lavoratori. L’opzione scelta non è neutra, sia per l’ovvio impatto sui processi produttivi delle aziende che per la diversa distribuzione della perdita salariale sui lavoratori: maggiore la concentrazione più alta la perdita salariale per quelli coinvolti. Dalla considerazione di questi elementi può emergere una tensione e quindi la scelta di un diverso mix tra perseguimento di eventuali obiettivi di efficienza e di equità. Esiste una importante eterogeneità nei comportamenti di azienda al riguardo? Quali fattori contribuiscono a spiegare l’eventuale diversità?

Per indagare questo aspetto, nel rapporto Inps abbiamo utilizzato i dati Inps sui pagamenti di Cig Covid-19 per calcolare la distribuzione della fruizione dello strumento fra i vari lavoratori dell’impresa come rapporto tra le ore effettivamente fruite in Cig dal singolo lavoratore e le ore in Cig fruite dall’impresa nel periodo di interesse (per ogni azienda, pertanto, la somma delle quote di Cig dei vari lavoratori è uguale all’unità). Per questa variabile è stato poi calcolato l’indice di concentrazione di Gini a livello di azienda, che assume il valore zero nel caso di equidistribuzione e uno nel caso opposto. I dati mostrano un valore medio nazionale dell’indice di Gini piuttosto elevato, pari a 0,51, con valori più pronunciati nelle regioni del Nord e nei settori che hanno usato maggiormente la Cig Covid-19.

Diversi fattori, legati sia alle caratteristiche di impresa quanto ad aspetti relazionali e tecnologici, contribuiscono a spiegare una maggiore o minore equidistribuzione a livello aziendale. La figura 1 riporta l’indice di concentrazione di Gini al variare dell’intensità di fruizione (cioè il rapporto fra le ore in Cig e le ore lavorabili in azienda) e della dimensione aziendale. Più alta è l’intensità di fruizione della prestazione a livello aziendale, minore è la concentrazione: il primo quartile di intensità di fruizione della Cig Covid-19 infatti mostra valori dell’indice più elevati in tutte le classi dimensionali. L’effetto è in parte meccanico, minore l’intensità e maggiore è la difficoltà per l’impresa di equidistribuire. Un ruolo importante è giocato altresì dalla dimensione per sé, che vede maggiore concentrazione per le imprese medio-grandi. In particolare, il panel destro della figura 1 mostra che le imprese medio grandi tendono a equidistribuire meno la Cig tra i propri lavoratori: considerando il numero di soggetti coinvolti e non le ore, si nota che circa il 35-40 per cento delle aziende ha concentrato la Cig Covid-19 su meno del 50 per cento dei propri dipendenti (e circa il 25 per cento delle aziende su meno del 25 per cento dei lavoratori). In contesti di piccole dimensioni è probabilmente più oneroso concentrare la penalizzazione solo su alcuni lavoratori, in quanto vi è un rapporto quotidiano fra i lavoratori e con i manager, e si tende perciò a scelte di maggiore equità, con una più alta equidistribuzione della prestazione.

Il legame tra lavoratori e azienda. Assume rilievo anche la solidità dei legami tra lavoratori e aziende, quindi il grado di fidelizzazione. La figura 2 mostra che la relazione tra indice di Gini delle ore di Cig Covid-19 e l’instabilità dei rapporti di lavoro in azienda è positiva e piuttosto marcata, con un indice di Gini che quasi raddoppia da bassi ad alti valori di instabilità lavorativa, suggerendo che laddove le aziende si caratterizzano per una maggiore instabilità nell’uso della manodopera, la preoccupazione per gli effetti distributivi della Cig si attenua. Questa relazione sottolinea pertanto un ennesimo effetto positivo del contrastare l’instabilità lavorativa nel mercato del lavoro, limitando gli abusi nell’utilizzo di contratti di breve durata o con part time a poche ore (soprattutto ovviamente nel caso di part time involontari).

Emerge anche un’altra relazione di interesse: all’aumentare della disuguaglianza salariale (misurata dal Gini dei salari, lato destro figura 2), la concentrazione della Cig cresce in modo sostanziale. Ciò potrebbe essere legato a due possibili spiegazioni. Da una parte, si potrebbe supporre che laddove vi sia una elevata differenziazione salariale, che sancisce una più alta segmentazione fra i lavoratori, sia più semplice per l’imprenditore concentrare di più la Cig. D’altro canto, potrebbe giocare un ruolo la dimensione tecnologica: la dispersione dei salari è indicativa di una maggiore eterogeneità delle mansioni svolte all’interno della azienda che potrebbe condurre a un uso più concentrato della prestazione, ad esempio su lavoratori con determinate mansioni più difficilmente telelavorabili.

L’analisi suggerisce pertanto che vi è una sostanziale concentrazione nelle strategie di utilizzo della Cig Covid-19, strategie che sono fortemente influenzate da alcune caratteristiche strutturali dell’impresa, come il livello dell’instabilità lavorativa e la dispersione salariale, e che comportano una perdita salariale e di capitale umano più pronunciata per i lavoratori che sono stati più a lungo in Cig.

Legenda figura 2. La figura mostra i valori predetti in un modello di regressione multivariata. La variabile dipendente è il valore dell’indice di Gini delle ore di Cig Covid-19 e come covariate caratteristiche d’impresa quali l’intensità Cig, quota di tempo determinato e tempo parziale, essere un operaio, l’età media dei lavoratori, regione e settore Ateco (sezioni) e tasso di disoccupazione nel sistema locale del lavoro di riferimento. L’instabilità lavorativa è misurata come il rapporto fra il numero di rapporti di lavoro in azienda diviso il numero di dipendenti tempo pieno equivalenti, pertanto corretto per i mesi lavorati e per la percentuale part time. L’indice di Gini sui salari è invece l’indice di Gini sui redditi annuali divisi per l’ammontare di lavoro prestato, tenuto conto dei mesi lavorati e percentuale di part-time.

 

*Questo articolo esce in contemporanea anche su lavoce.info (www.lavoce.info)

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