Capitale sociale e performance economica

Le relazioni sociali sono state a lungo trascurate dagli economisti che, concentrandosi principalmente sulla nozione di scelta razionale come fattore motivante del comportamento economico, hanno adottato un modello di rapporti anonimi. In esso gli individui sono considerati come agenti egoisti il cui comportamento contribuisce alla formazione delle disposizioni sociali e dei valori culturali ma non ne è influenzato.
A differenza degli economisti che hanno escluso dalla considerazione sistematica le relazioni sociali, i teorici di altre scienze sociali hanno attribuito molta importanza a tali relazioni nella spiegazione dei problemi dell’azione collettiva.
Gli economisti, tuttavia, si sono mostrati consapevoli del fatto che, se si rivede l’idea secondo la quale il comportamento di individui egoisti in rapporti anonimi può condurre a risultati sociali pregevoli e si ammette che il mercato fallisce – anche a causa dell’egoismo degli individui – e che i governi non sono sempre in grado di porvi rimedio, il CS può fare il suo ingresso nella teoria economica.
In effetti, aspetti della struttura sociale considerati in grado di influenzare la performance di un sistema economico sono spesso raccolti sotto la comune etichetta di capitale sociale (CS da qui in poi). Si tratta di un’etichetta attribuita a caratteristiche diverse della struttura sociale, che in comune hanno la capacità di influenzare e coordinare i comportamenti individuali, facilitando l’azione collettiva.
La letteratura  [1] che sottolinea il ruolo che le relazioni non di mercato hanno nella determinazione del comportamento individuale e di quello collettivo è piuttosto confusa perché il concetto è mal definito. Parte dell’ambiguità del concetto deriva dal fatto che è, spesso, definito nei termini dei suoi effetti piuttosto che nei termini delle sue caratteristiche.
Anche se la definizione di CS prevalente in letteratura è macchinosa riferendosi a reti sociali, fiducia interpersonale, norme di reciprocità, ecc. – qualità delle società utili di per sé, oltre che per il contributo che possono dare al successo economico – è possibile ricondurla ad una rete di relazioni tra individui che facilita lo svolgimento delle transazioni. Tale concezione può essere denominata rapporti comunitari o reti di relazioni.
L’idea di fondo della letteratura sul CS è che le società più ricche di relazioni sociali sperimentano un più rapido sviluppo economico e una migliore performance istituzionale. Tali relazioni, per loro natura, hanno luogo al di fuori del mercato; esse hanno effetti economici incidentali che non sono mediati dal mercato. Nel linguaggio dell’economia, tali effetti sono esternalità e, nel caso in questione, vanno dalla conoscenza degli agenti alla conoscenza dell’ambiente, all’azione collettiva e contribuiscono ad accrescere l’efficacia dei mercati sia completandoli [2], sia sostituendoli.
Come il capitale fisico e il capitale umano, il CS produce un flusso di benefici nel tempo. Attraverso il capitale di relazioni si rendono disponibili risorse cognitive (come le informazioni) o normative (come la fiducia) che permettono agli attori di raggiungere obiettivi che non sarebbero altrimenti raggiungibili, o lo sarebbero a costi molto più alti. I canali attraverso i quali il capitale di relazioni influenza la performance di un sistema economico si possono, quindi, far confluire in due principi che sono: (i) la condivisione dell’informazione e (ii) l’azione collettiva.
Il primo principio poggia sull’idea che le informazioni possono aiutare ad evitare i fallimenti del mercato dovuti all’esistenza di asimmetrie informative.
Nel caso di rapporti anonimi tra individui egoisti, ad esempio, l’esistenza di asimmetrie informative, come è noto, favorendo la diffusione di comportamenti opportunistici, complica gli scambi, rende l’efficienza difficile da raggiungere e minaccia la vitalità, quando non l’esistenza, di mercati ed attività. Tali asimmetrie, quindi, possono creare serie difficoltà ad un sistema economico sviluppato e soffocare un sistema economicamente arretrato. Nelle economie meno sviluppate, infatti, non sono deboli solo i flussi di informazione, è debole pure l’ambiente istituzionale. Gli attori economici sostengono perciò costi elevati per accedere all’informazione e per l’enforcement dei diritti di proprietà; ciò vincola l’accesso ai mercati e, per questa via, ostacola il progresso tecnico e lo sviluppo economico. I risultanti bassi livelli di attività economica, a loro volta, conducono a mercati sottili [3], elevati rischi e costi di transazione ed elevati costi unitari per lo sviluppo infrastrutturale.
Nel caso di rapporti comunitari, quanto più densa è la rete, cioè, quanto più numerose sono le relazioni che le persone in essa coinvolte intrattengono, tanto più le informazioni sul loro comportamento sono diffuse (Coleman, 1990). Dato un limite al volume di informazione che ciascuno può elaborare e usare, la rete diventa un espediente per lo screening e facilita l’accesso all’informazione utile. Le relazioni sociali – grazie alle informazioni che veicolano – possono, quindi, da un lato scoraggiare i comportamenti opportunistici e dall’altro facilitare l’applicazione di sanzioni ai comportamenti dettati dall’opportunismo. Il CS, nell’accezione di rapporti comunitari, può essere considerato come un correttivo ai rapporti anonimi.
Il secondo principio riguarda la riduzione delle azioni non coordinate che allontanano l’economia dall’ottimo paretiano. L’azione collettiva è una sorta di condivisione di risorse che permette di raggiungere obiettivi comuni non raggiungibili individualmente. Essa, infatti, accresce la disponibilità di informazioni, ne abbassa i costi e, quindi, facilita il coordinamento tra gli individui determinando guadagni in termini di efficienza.
Tra i mercati e le attività che hanno un ruolo rilevante per lo sviluppo – e che più risentono dell’esistenza di asimmetrie informative – vi sono il mercato del lavoro e quello del credito, la formazione del capitale umano e l’attività produttiva.
Il mercato del lavoro viene da tempo identificato come il fulcro di numerose relazioni sociali che alcune volte sono precedenti al rapporto di lavoro ed altre volte originano proprio da esso. Gli economisti interessati al mercato del lavoro hanno, infatti, per primi avvertito la necessità di analizzare il ruolo giocato dalle reti di relazioni sociali in cui le transazioni – soprattutto quelle di lungo periodo come l’occupazione – sono incorporate (embedded).
L’asimmetria informativa sul mercato del lavoro è bilaterale perché così come i datori di lavoro affrontano un problema di ricerca e, infatti, intraprendono specifiche azioni per individuare i lavoratori più qualificati per specifiche mansioni, anche i lavoratori hanno il problema di ridurre l’incertezza circa le caratteristiche qualitative di un possibile impiego.
Dal lato della domanda, il CS veicola informazioni che l’imprenditore utilizza al fine di valutare le caratteristiche di un potenziale impiegato. È possibile che il CS di un imprenditore assuma la forma di legami personali tra questi e la rete di imprese in cui è inserito e perfino di legami tra l’impresa e la comunità del lavoratore. Questo insieme di relazioni fornisce informazioni relative al livello di formazione o all’attitudine a lavorare del potenziale lavoratore. Inoltre, può fornire informazioni sul grado di motivazione o sulla sua onestà, ecc. e agisce come un vettore di rivelazione delle preferenze individuali. Grazie alle informazioni fornite, oltre ad economizzare e velocizzare la selezione del personale, contribuisce alla fissazione di un livello di salario più prossimo al livello effettivo della produttività del lavoratore.  
Dal lato dell’offerta, il CS può giocare il ruolo di un intermediario tra il mercato del lavoro e l’individuo che spera di inserirvisi. Così, quest’ultimo può ottenere rapidamente informazioni sui tipi di contratti praticati in una branca di attività, sui livelli di remunerazione o sugli impieghi disponibili.
Il capitale di relazioni influenza, quindi, il mercato del lavoro attraverso due delle esternalità da esso prodotte: la conoscenza delle caratteristiche degli individui (lato della domanda) e la conoscenza dell’ambiente (lato dell’offerta).
Spesso, gli insider – attraverso azioni di disturbo e scarsa cooperazione verso gli outsider – possono costringere l’impresa a pagare salari superiori rispetto a quelli di equilibrio. Il reclutamento nell’ambito di un insieme di relazioni sociali permette ai datori di lavoro di ovviare a questo problema; inoltre, consente loro di usare la peer pressure della comunità per garantire la qualità del lavoratore e disciplinarlo una volta assunto. Oltre a influenzare il momento della ricerca, il CS influenza, quindi, lo svolgimento dell’attività lavorativa e, perciò, i risultati realizzati.
L’effetto esterno del CS sintetizzabile come azione collettiva è ben rappresentato dalla facilitazione dell’accesso al capitale finanziario.
Il sistema finanziario influenza i tassi di risparmio, le decisioni di investimento, l’innovazione tecnologica e la mobilità di capitali tra differenti settori e individui. Una efficiente intermediazione finanziaria implica un efficiente sistema di raccolta ed elaborazione delle informazioni sulle attività di coloro i quali prendono a prestito e un efficiente monitoraggio ed enforcement dei contratti. A causa delle asimmetrie informative, però, l’opportunismo è un serio problema nelle transazioni creditizie [4].
Senza una infrastruttura sociale capace di correggere i problemi derivanti dall’asimmetria informativa, i costi di transazione in cui le banche incorrono per selezionare, monitorare e far rispettare gli accordi di credito potrebbero essere così elevati da rendere la transazione economicamente non conveniente. Nel caso in cui coloro i quali richiedono un prestito sono individui con redditi bassi e, di conseguenza, con insufficienti garanzie, il problema che si pone è, alle volte, di discriminazione e, spesso, di assenza di un mercato.
Alla presenza di relazioni sociali si attribuisce il merito di stimolare la cooperazione produttiva da un lato perchè la deviazione dagli accordi nella sfera produttiva potrebbe comportare una sanzione nella sfera sociale; dall’altro perchè persone legate da relazioni sociali sono più propense a massimizzare la funzione di benessere della “squadra” rispetto a un insieme di soggetti che intrattengano unicamente relazioni di mercato.
Contrattazione e monitoraggio ad opera di un agente esterno sono misure formali attraverso cui l’opportunismo può essere contrastato nel processo produttivo. In molti casi, però, contrattazione e monitoraggio sono o tecnicamente impossibili o troppo costosi.
La creazione di reti di relazioni interpersonali, grazie alla ripetizione dell’interazione, riduce il rischio di comportamenti opportunistici e accresce la fiducia tra gli individui, fiducia che può essere un sostituto della sorveglianza. Fiducia reciproca tra i componenti dell’organizzazione e senso di identificazione dei dipendenti con l’impresa possono favorire l’attitudine a svolgere attività difficili da monitorare senza attendere indicazioni dai superiori.
Il capitale di relazioni, promovendo rapporti fiduciari all’interno dell’impresa e tra le imprese, è ritenuto capace di favorire la circolazione di risorse cognitive di elevato valore economico, cioè della conoscenza tacita – legata alle attività di produzione e perciò alla possibilità di collaborare nei processi di innovazione – e, quindi, di condizionare i percorsi dello sviluppo locale.
Va detto, comunque, che il CS non è una panacea per tutti i fallimenti del mercato o ostacoli allo sviluppo. Tali fallimenti non sono dovuti solo a problemi di informazione o di coordinamento, essi possono avere anche altre cause. Se un’area manca di opportunità economiche, ad esempio, la presenza di reti sociali difficilmente può favorire la crescita. Il CS ha un valore limitato se non è combinato con altre forme di capitale; ciò che esso può fare è rendere altri tipi di capitale e la loro combinazione produttiva più efficiente.
Un capitale di relazioni, inoltre, può dare origine anche a coalizioni di rent seeking e le rendite, come è noto, producono perdite di benessere economico. Da un lato, quindi, le relazioni sociali possono favorire lo sviluppo, dall’altro esse lo possono ostacolare.
Non va, poi, dimenticato che il CS è un input nel processo di sviluppo insieme ad altre forme di capitale ma è anche un output di questo processo, una caratteristica che condivide con il capitale umano. Le relazioni sociali, infatti, generalmente, sostengono la cooperazione produttiva e quest’ultima, attraverso l’impatto che esercita sui risultati economici, influenza le relazioni sociali. La crescita potrebbe distruggere il CS. Società in rapida crescita sperimentano, infatti, shocks tecnologici che generano pressioni per la mobilità del lavoro. Ciò accresce la produttività del lavoro facendo incontrare lavoratori con abilità particolari con datori di lavoro che hanno bisogno di tali abilità. La mobilità del lavoro, però, potrebbe far perdere agli individui la capacità di intrattenere relazioni di lungo periodo ed erodere il loro CS.
Sia a causa della sua intangibilità, sia a causa dei problemi di definizione, non esiste un metodo di misurazione universale del CS, né un singolo indicatore comunemente accettato in letteratura. Non è solo la mancanza di una misura semplice per il valore di questo particolare tipo di capitale, però, ad indicare che è necessario ulteriore lavoro teorico. Nella letteratura esistente sono presenti anche altre zone d’ombra. È, infatti, in primo luogo difficile immaginare come le reti sociali possono essere create se manca la fiducia che consente di avviare le relazioni. In particolare, gli studi sul CS non hanno ancora fatto chiarezza sulla direzione di causalità non hanno, cioè, ancora chiarito se sono le reti sociali che generano la fiducia a dar vita a comunità efficienti oppure sono le comunità di successo che generano questi tipi di legami sociali.
Il CS è senza dubbio una componente cruciale ma enigmatica dell’equazione dello sviluppo. Se è improbabile che l’efficienza possa essere accresciuta semplicemente incoraggiando le reti di relazioni, è altrettanto improbabile che ignorare il CS per concentrarsi esclusivamente sullo studio delle istituzioni consenta di fare progressi nell’analisi dei problemi di funzionamento di un sistema economico in generale e dello sviluppo economico in particolare. Istituzioni che proteggono i diritti di proprietà e rendono più efficiente la fornitura di beni pubblici da parte dello stato (North, 1973), possono incoraggiare la cooperazione indipendentemente dal grado di fiducia esistente. Reti e organizzazioni volontarie possono raggiungere una certa efficienza nello scambio economico e nella fornitura di beni pubblici, ma sono soluzioni di second best. Si potrebbe essere tentati di attribuire alle istituzioni il compito di fornire le soluzioni di first best. Esse rappresentano, infatti, un insieme di regole formali ed informali che permettono ai rapporti economici di svolgersi in modo ordinato e coordinato, superando molte delle difficoltà alle quali il mercato andrebbe incontro.
Regole e corti, però, non sono sempre sufficienti ad assicurare il rispetto dei contratti. Lo sviluppo ha, in realtà, bisogno di molte istituzioni opportunamente combinate ed ha anche bisogno delle giuste dosi di competizione e di cooperazione.

RIFERIMENTI
COLEMAN J. S.( 1994), Foundations of Social Theory, Harvard University Press, Cambridge.
NORTH D.(1973), The Rise of the Western World, Cambridge University Press, Cambridge.
PUTNAM R. (1993), La tradizione civica nelle regioni italiane, Mondadori, Milano.

[1] Lo studio di Putnam (1993) sul ruolo del CS nelle regioni italiane ha dato l’avviato al dibattito sul tema delle relazioni sociali.  

[2] Mercati completi offrono tutti i beni e servizi il cui costo di produzione è inferiore al prezzo che i consumatori sono disposti a pagare. Quando, pur in presenza di un costo inferiore alla disponibilità a pagare da parte dei consumatori, i mercati non offrono un bene/servizio, viene meno una caratteristica fondamentale dell’equilibrio competitivo: l’ottimalità paretiana. Si verifica, quindi, un fallimento del mercato che si configura come incompletezza. L’esistenza di condizioni di incertezza è la causa principale dell’incompletezza dei mercati. Un esempio è rappresentato dai mercati assicurativi.

[3] Mercati, cioè, caratterizzati da scarse negoziazioni, con conseguente bassa liquidità ed instabilità.

[4] La transazione creditizia, basandosi sul trasferimento del controllo di un capitale oggi a fronte di una promessa di restituzione futura del prestito e degli  interessi, differisce dalle normali transazioni per l’elevato grado di incertezza che comporta. In particolare, l’asimmetria informativa tra il prestatore e il debitore può causare, come è noto, azzardo morale o selezione avversa.

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