Bella Italia, Douce France

Silvana Cirillo presenta due originali antologie che escono nella collana di Gremese ed. Girandole / Roma Livres, Bella Italia, da lei diretta: 18 recits di scrittori francesi dedicati al nostro paese e Douce france, 20 racconti di autori italiani dedicati alla Francia. Le loro testimonianze, scrive Cirillo, sollecitate dagli spunti autobiografici più vari, ci consegnano un vivace e composito ritratto delle terre al di qua e al di là dell'Alpe, un omaggio corale, spontaneo e affettuoso, lontano da scontati luoghi comuni, la testimonianza delle influenze reciproche delle due culture.

Il mese di giugno ha visto l’uscita in contemporanea di due antologie di brevi e intensi Recits letterari: Bella Italia, in lingua francese, a cura di Philippe Vilain, con racconti di 18 scrittori francesi sull’Italia, e Douce France, in italiano, a cura di Filippo La Porta, con narrazioni di 20 scrittori italiani sulla Francia. Pubblicate nella collana Roma livres l’una e Girandole l’altra. Seguirà in autunno la traduzione in francese del primo volume, pubblicata da Grenelle editrice e la traduzione in italiano della seconda, pubblicata da Gremese internazionale.

Si tratta dunque di un’originale operazione editoriale e collaborativa fra due case editrici piccole e indipendenti, e due collane interscambiabili, che hanno prodotto un promettente progetto culturale, una sorta di calcolata avventura, che coinvolge due Paesi vicini e amici e quasi quaranta scrittori, con l’ obiettivo finale di creare un polo culturale italo-francese, al di qua e al di là delle Alpi. “Chissà che l’Unione Europea non possa rilanciare la sua originaria promessa umanistica – auspica Gremese – a partire proprio dalla letteratura, come avvio di un progetto interculturale e articolato. Ci piace addirittura immaginare che avrà inizio proprio da qui, da questo asse italo-francese, dall’entusiasmo con cui scrittori contemporanei ragionano tra loro disinteressatamente e creativamente…”

Douce France raccoglie 20 omaggi di altrettanti scrittori italiani alla Francia e alla sua cultura. Le loro testimonianze, sollecitate dagli spunti autobiografici più vari, ci consegnano un vivace ritratto delle terre d’oltralpe, composito e lontano da scontati luoghi comuni; un lungo racconto a più voci sulla dolce Francia, e sulla sua lingua, inclusi però i risvolti rivoluzionari e l’attrazione unica esercitata su tanti di loro dal lontano ‘68 parigino; inclusi gli aspetti erotici e irresistibili di sensuali e complici paesaggi notturni, che hanno segnato la giovinezza e i primi approcci dei più; incluso il fascino della musica, del cinema.., le atmosfere bohemiennes, la libertà che si respira in ogni angolo.“ Ho conosciuto prima la rive Gauche (…); poi la Senna, l’ entusiasmante libertà di camminare lungo il fiume ore e ore di certi pomeriggi d’aprile, il grigio perla del cieli spazzato ogni tanto dalla pioggia fine, buone scarpe, le mani in tasca, il mondo grande e la sensazione di poter arrivare dappertutto” ricorda festosa Lisa Ginzburg. Un impulso di schietta e contaminante spontaneità ha contagiato gli scrittori italiani ospitati in questo volume che hanno raccolto l’invito a parlare della loro Francia senza paludamenti o convenevoli: “ Mi innamoro attraverso l’invidia, sentimento ingiustamente censurato, parente stretto dell’ammirazione. Mi piace tutto dei francesi: le facce magre degli uomini, la lingua liquida, gli accenti, le nasali, gli occhi grandi delle ragazze, troppo orgogliose per truccarsi pesante (…) Approdai a Parigi sentendomi brutta, goffa, e felice”( Lidia Ravera). Melanconico invece ricorda Luca Doninelli :“Baudelaire fu la mia porta d’ingresso in Francia, la scoperta che la Francia non era soltanto un paesaggio, che non erano soltanto le luci notturne di Montparnasse o la joie de vivre.., che Parigi…aveva un ‘anima “

“L’influenza della cultura francese, letteratura, filosofia, cinema, poesia, canzone, teatro, fumetto, sul mio paese è incalcolabile – esclama Filippo La Porta nella introduzione al volume – come ben mostrano i contributi di questo libro (senza considerare la mitologia che noi italiani abbiamo della “lotta politica” in Francia, dalla Comune al Maggio). Nella mia educazione sentimentale – e credo di poter parlare a nome di una generazione – i romanzieri francesi (accanto ai russi) hanno contato assai più di Manzoni e Nievo, che abbiamo dovuto riscoprire in età matura(…)”. Ma quali le ragioni di tanta passione? si chiede La Porta. La verité, l’apre vèrité, la ricerca costante e caparbia della verità che è alla base della grande letteratura francese? Che campeggia addirittura come epigrafe nel Rosso e nero di Stendhal, capostipite del romanzo moderno? Quello il primo motivo di fascinazione? Il tarlo implacabile? “Da Pascal a Montaigne giù giù fino a Proust, Celine..: la passione (rovente fino all’autocombustione) della verità” anche se spesso inesaudibile, talvolta pure retorica. “Più che ripetere, con Charles Trenet, Douce France, cher pays de mon enfance, potrei dire Douce France, cher pays de l’âpre vérité! I contributi di questo libro – che vengono dai migliori scrittori del mio paese –, a volte più saggistici e a volte più narrativi, a volte più riflessivi e a volte più lirico-diaristici, alludono tutti a un’autobiografia intellettuale e sentimentale dei loro autori, però messa a nudo, mis à nu, insolitamente sincera, disarmata: anche loro contagiati dalla sindrome di Stendhal?” Il risvolto di copertina illumina ancora meglio questo concetto: “Dei cugini d’oltralpe – cita – non ci entusiasmava la esibita grandeur, però ci hanno sempre attratto il radicalismo, l’esprit, l’eleganza dello stile, la passione per la giustizia, la fiducia quasi fanatica nella ragione, l’oscillazione tra gli estremi (nichilismo cupo del marchese de Sade e delicata felicità delle tele degli impressionisti)”.

“Parigi val bene una messa è la celebre frase con cui Enrico IV sacrificò la fede protestante per salire sul trono di Francia. E quando ho visto la città per la prima volta me la ripetevo in continuazione….” racconta Sandra Petrignani in apertura al suo racconto; ma la Francia non è solo Parigi, mette in guardia Andrea Inglese: “Dietro il paravento di Parigi ci sono almeno due France indocili, non turistiche e poco acquiescenti nei confronti della capitale: la Francia profonda – dell’agricoltura industriale, delle zone spopolate…- e la Francia delle periferie metropolitane, densamente abitata, dal paesaggio urbano livido e talvolta degradato, regno di giganteschi centri commerciali…”.

Anche sul volume dedicato alla Bella Italia ( Roma livres) lasciamo parlare il curatore, Philippe Vilain, napoletano d’adozione. L’Italia affascina da sempre gli scrittori francesi, ricorda Philippe Vilain nella introduzione : “L’Italia, madre delle Arti, ci fa sentire tutta la tragicità della bellezza, una bellezza i cui pericoli ci sconvolgono fino ad avere le vertigini…” e cita le peregrinazioni umanistiche di Montaigne, le passeggiate romane di Dominique Fernandez, le escursioni sorprendenti fiorentine di Dumas padre, o gli amori milanesi di Stendhal e quelli veneziani di Annie Ernaux, o la Procida di Lamartine. “l’Italia rappresenta un luogo d’elezione senza pari per affinare i propri studi umanistici, educarsi all’arte del Bello, nutrire il proprio romanticismo, dedicarsi alle raffinatezze dell’amore o scrivere romanzi…” E ancora “non esiste una sola Italia ma molte Italie, diverse, reali e immaginarie, politiche e romantiche, straniere e familiari, museali e popolari, fraterne e materne, femminili e maschili, ma desiderabili, erotizzate, fantasticate.” Quale riconoscimento migliore poteva fare alla nostra cultura e al nostro paese, un intellettuale francese raffinato come Vilain, che addirittura chiama “ naturale italofilia,” o “fascinazione corale” questo rapporto radicato e viscerale con il nostro paese? Un rapporto affettuoso, direi, tenero quasi: “ Tutti i nostri scrittori hanno nel cuore immagini dell’Italia, riverberi della memoria (…) provano una tenerezza infinita nel ricordare la discreta Torino (…), le loro passeggiate nei musei fiorentini, nelle chiese veneziane, per le vie della Sicilia, sulle sponde dei laghi lombardi o sugli stretti sentieri di Capri che sovrastano il mare.” Quasi ritrovassero nei luoghi, nell’arte e nelle sensazioni, quell’Italia che viveva già da prima e da sempre nella loro mente e nel loro immaginario (Johan Faerber), quasi un viaggio interiore, la riscoperta di un sentimento archeologico (Stéphane Bouquet) o la ricerca delle radici e della propria appartenenza (Alain Vircondelet). « L’Italie semble incarner le désir-même du Voyage. Alors nous parcourons Venise, Turin, Ancône, Vintimille, San Remo, Rome, Florence, Milan, Trieste, Naples, la Sicile, soit tout le territoire de la Stendhalie. Nos auteurs ont l’Italie dans le cœur. Pour eux, l’Italie reste la mère des Arts et du Beau, mais c’est aussi une carte-postale de la mémoire, le souvenir de vacances ensoleillées, de voyages en train et de gelato al limone, d’amours et de flirts enchantés ». Ed ecco i 18 autori francesi contemporanei – scrittori, biografi, saggisti, docenti, giornalisti, registi – offrire un caleidoscopio vero di colori e suggestioni : insieme a loro il lettore percorre la penisola da nord a sud, riscoprendo non una sola Italia, ma più Italie tutte diverse, ciascuna segnata dall’esperienza personale di ognuno di loro, e da più prospettive: arte, letteratura, cinema, musica mischiate a temi più sentimentali e intimi, come l’amore, l’ amicizia, la famiglia…

Le due antologie non viaggiano sole, sono state precedute da altri felici proposte, che meritano una pur veloce menzione. Pasolini è tornato in Francia con tre brevi sceneggiature di taglio surreale: La ricotta, Che cosa sono le nuvole ( ultima interpretazione cinematografica di Totò), e La terra vista dalla luna, Fantasmi romani, l’ultimo romanzo di Luigi Malerba, del 2006. Un’ intrigante storia di una coppia romana impegnata a raccontare le operazioni di “ manutenzione” quotidiana del proprio precario ménage borghese, ma anche il ritratto di una Roma novecentesca, a partire dal cuore colto e mondano dei suoi quartieri più centrali e antichi, fino ai freddi grattacieli dell’Eur…Fedigrafi e impegnati in una sorta di “adulterio terapeutico”, Giano e Clarissa finiscono ognuno per “rovistare” ossessivamente nelle relazioni dell’altro. E per raccontarle dal proprio punto di vista, con raffinatissime strategie affabulatorie e ironiche: una giostra vertiginosa, “una tarantella piena di futilità erotiche e adulterine”, cui nessuno dei due però vuole rinunciare…e che alla fine li condurrà alla rovina. Premio Viareggio per la narrativa 2020, invece, Lontano dagli occhi di Paolo Di Paolo, ci porta invece in una Roma anni ‘80. Colta perfettamente nelle sue atmosfere, nei miti giovanili, nelle luci e ombre sociali di quegli anni, essa viene vissuta in modo diverso da tre coppie di giovani, tutte e tre avviate, però, alla fine, a confrontarsi col medesimo evento, la maternità. E i percorsi non sono né uguali né scontati. Presto il pubblico francese potrà leggere anche Tre donne di Dacia Maraini e il recentissimo e ironico Teresa sulla luna di Errico Buonanno.

Schede e storico autori