Attivismo civico e Reddito di Cittadinanza. C’erano una volta… “contributi costruttivi in fase di emergenza, con uno sguardo al dopo”

Marco De Ponte commenta criticamente l’introduzione con il Decreto ‘Rilancio’ di un Reddito di Emergenza, per soli 2 mesi, da affiancare al Reddito di Cittadinanza. De Ponte ricorda che dopo il Decreto ‘Cura Italia’ le organizzazioni della società civile avevano suggerito di modificare il RdC per rimuovere i suoi punti deboli e renderlo accessibile dall’accresciuta platea di soggetti in difficoltà. Questi problemi permangono e De Ponte auspica che se ne tenga conto nella conversione in legge del decreto Rilancio e nella futura evoluzione del RdC.

Sei giorni dopo l’annuncio pubblico, il 20 Maggio il Presidente della Repubblica ha emanato il decreto Rilancio previsto inizialmente per Aprile. Vi si trova qualche traccia di un lungo impegno della società civile, ma l’impatto è stato largamente inferiore alle aspettative ed allo sforzo puntuale che è stato prodotto per oltre un mese.

È stato esteso il contributo ai lavoratori autonomi ed è stato articolato un Reddito di Emergenza (REM) che, però, è finanziato per un terzo rispetto agli annunci di un mese addietro e la logica del controllo sugli aventi diritto è risultata prevalere rispetto all’idea di urgenza che doveva guidare le proposte di rimodulazione del Reddito di Cittadinanza (RdC) per la fase di lockdown.

Quale è stato il percorso di interlocuzione con il Governo nei fatti? È opportuno rivisitarlo, in vista della prossima analisi parlamentare delle misure.

Innanzitutto, val la pena osservare che, per volere o per necessità, il nostro Paese non sembra mai poter mettere un punto fermo sulle misure di sostegno al reddito. Dopo le sperimentazioni del SIA, l’esperienza del REI ed il primo anno di RdC, quando forse sarebbe stato possibile portare a termine almeno un ciclo di valutazione e correzione più o meno logico, l’epidemia ha posto l’Italia di fronte ad uno stato di necessità che richiede ulteriori adattamenti e ci costringe – purtroppo – all’ennesima “riforma della riforma” prima di aver verificato appieno l’impatto della prima. La stessa Commissione Europea suggerisce oggi un allargamento del Reddito di Cittadinanza. Insomma, “qualcosa” per il sostegno al reddito andava fatto e su questo di dubbi ce ne sono pochi davvero.

Almeno due tavoli di organizzazioni civiche sono stati attivi questa primavera nella ricerca di ipotesi d’adattamento della misura esistente.

In seno al Forum Diseguaglianze si è guardato al RdC come al meccanismo su cui costruire un’erogazione rapida di risorse a milioni di persone non garantite da altri strumenti, considerando anche che le misure di accompagnamento non hanno potuto, in gran parte, essere applicate durante il lockdown. Il Forum ha scelto di rovistare nella cassetta degli attrezzi a disposizione e – senza giudicare la misura in sé – ha trovato che fosse uno strumento da usare subito per riparare in breve tempo, alla meno peggio, l’enorme guasto prodottosi nel motore economico e sociale del Paese. Prendere in fretta quel che si ha a disposizione e mettersi all’opera senza indugio è stata la scelta fatta da altri paesi: scelta pragmatica e cosciente rispetto al fatto che la perfezione è tutt’altra cosa, ma che in certi momenti se non si agisce con estrema rapidità, si affonda.

E così, ormai quasi due mesi fa, si è arrivati a proporre un Reddito di Emergenza (assieme ad altra misura per gli autonomi – il SEA) facendolo divenire rapidamente oggetto del dibattito pubblico. Immediatamente citata “per titoli” da importanti esponenti dei due maggiori partiti di governo, ben quaranta giorni sono trascorsi nel negoziato interno alla maggioranza prima di trovare un deludente punto di caduta (mentre solo a metà aprile venivano erogati i denari previsti dal “decreto Cura Italia” e quelli per l’emergenza alimentare ai comuni). Fin da subito la proposta del Forum (ed Asvis) ha mostrato consapevolezza della lentezza dello Stato e ciò giustificava, in gran parte, l’idea che anziché aggiungere altro, andasse fatto evolvere, temporaneamente, il RdC in REM.

Oggi una misura che si chiama Reddito di Emergenza è stata articolata con una dotazione di poco inferiore al miliardo di euro, ma si tratta di un risultato di portata del tutto diversa da quella immaginata. Per questa ragione Forum ed Asvis hanno dovuto esprimersi con scetticismo rispetto a quanto elaborato dal governo.

Mentre si discuteva di un adattamento temporaneo del RdC in REM, in seno all’Alleanza contro la Povertà, si ragionava di modifiche che andassero anche oltre la contingenza (pur cogliendo le nuove urgenze da essa creata). Essendo già di per sé una misura ibrida, con obiettivi relativi tanto al contenimento della povertà assoluta che all’inserimento lavorativo, l’Alleanza ha spesso sottolineato, ben prima dell’emergenza Covid, la necessità di una serie di aggiustamenti per permettere al RdC di risultare più equo ed efficace. Ha lavorato dunque per immaginare che i necessari adattamenti temporanei non perdessero di vista gli apprendimenti dell’ultimo anno.

Anche le proposte di revisione del RdC presentate alla ministra Catalfo per il resto del 2020 sono purtroppo finite in un nulla di fatto. L’Alleanza, pur non esprimendosi sul REM, riteneva comunque fondamentale ampliare il sostegno al reddito per coloro che si trovano in difficoltà in questa fase di assenza di lavoro, facendo in modo che tale sostegno potesse raggiungere tutte le persone bisognose, agevolando i meccanismi di accesso e allentando alcuni requisiti. L’Alleanza non aveva ha escluso la possibilità del passaggio a una misura universale e incondizionata (reddito di base), anche se la riteneva troppo complessa per essere elaborata in fretta.

Personalmente sono convinto che nelle crisi si nascondano opportunità di passaggi anche radicali che – quando non colte – sono perdute per sempre. Fatto sta che – per ora e salvo interventi parlamentari – il REM “parallelo” per soli due mesi ad un RdC immutato appare davvero distonico rispetto alle proposte (e alle premesse) della società civile organizzata. E dunque? Onestamente quanto sfornato dal governo pare un po’ una frittata; ciononostante non mancheranno ancora suggerimenti per il breve e per il lungo periodo, da parte della società civile.

Oggi appare improbabile che il Parlamento appoggi le ipotesi formulate da Alleanza, giacché, a seconda delle diverse opzioni, la spesa totale aumenterebbe di 2,8 o 4 miliardi (pur generando una riduzione tra 1,4 e 1,7 punti dell’indice Gini di diseguaglianza). Si tratterebbe del resto di interventi davvero necessari per rendere più equo lo strumento esistente e che oggi appaiono particolarmente urgenti, dato che le difficoltà economiche delle famiglie numerose e con minori rischiano di diventare ancora più gravi. Ma per ora al governo è mancato il necessario coraggio.

Nel merito: le modifiche da apportare comunque all’attuale RdC riguardano, secondo Alleanza, i vincoli eccessivamente restrittivi per i cittadini stranieri e l’applicazione di una scala di equivalenza che, dal punto di vista sia dei requisiti di accesso che dell’importo delle prestazioni erogate, sfavorisce i nuclei familiari più numerosi, in particolare quelli con minori. Una modifica che dovrebbe essere effettuata subito e resa strutturale nel tempo è, pertanto l’adeguamento della scala di equivalenza e l’innalzamento o l’eliminazione del suo valore massimo. L’altra modifica che a gran parte della società civile appare comunque necessaria riguarda il vincolo residenziale per gli stranieri, che andrebbe ridotto drasticamente rispetto ai previsti 10 anni – se non del tutto annullato – con la contemporanea abrogazione della norma che vincola ulteriormente la concessione della prestazione a favore delle famiglie di extra-comunitari richiedendo una specifica certificazione da ottenere dal paese di provenienza. Infine, mantenendo il tetto dell’ISEE a 9.360 euro, andrebbero allentati i requisiti di reddito, patrimonio mobiliare e immobiliare massimo.

La combinazione di tutte queste modifiche implica rilevanti cambiamenti nella platea dei potenziali beneficiari e ciò – oggi che un REM diverso è in pista – risulterebbe particolarmente importante per i cinque mesi del 2020, a valle dell’erogazione del Reddito di Emergenza.

In relazione all’emergenza, la proposta del Forum DD e quella dell’Alleanza sono concordi sulla necessità di facilitare le modalità di accesso alla misura e prevedere l’informazione automatica degli aventi diritto, sia per far fronte ad un problema presente già prima della crisi – molte persone aventi diritto non facevano richiesta del RdC – sia per le ulteriori difficoltà a avanzare la richiesta create dall’isolamento. Ora è tardi, ma la logica della proposta, anche oltre il lockdown, va comunque apprezzata per il suo potenziale di semplificazione.

A prescindere dai vari aspetti del RdC, ivi compresi quelli cruciali della parte attiva di accompagnamento, mi pare utile chiarire che le organizzazioni raccolte nell’Alleanza contro la Povertà hanno ritenuto che, anche se il RdC non fosse stato toccato nell’impianto, sarebbe stato in ogni caso necessario potenziare il Fondo, per rispondere alla crescita del numero di coloro che potranno beneficiarne, prodotta da questa crisi.

Allo stato attuale sembra che il Governo si sia però dichiarato indisponibile a modificare gli importi per il 2020. E dunque? Che fare oggi?

In linea generale, le misure di sostegno ai redditi vengono pensate sulla base di due finalità, non necessariamente alternative:

✔ di mantenimento del livello abituale di reddito da lavoro degli individui (logica assicurativa);

✔ di supporto di ultima istanza a favore dei nuclei familiari che scivolano verso una situazione di deprivazione economica.

Gli interventi realizzati tra marzo ed aprile si sono mossi nella direzione “assicurativa” fornendo tutela al lavoro dipendente, tramite la Cassa Integrazione Guadagni, e al lavoro autonomo/ parasubordinato tramite l’una tantum da 600 euro. Intervenire oggi sul sostegno dei redditi da lavoro o mediante indennità/ ammortizzatori la cui erogazione è connessa alla precedente attività lavorativa appare fondamentale sia perché la crisi di queste settimane nasce principalmente come rischio di caduta dei redditi da lavoro, sia perché questo tipo di intervento sarebbe stato il più immediato e meno complicato da attivare (non basandosi sostanzialmente sulla prova dei mezzi). In aggiunta, queste misure, in una situazione emergenziale, hanno fatto riflettere sull’importanza di relazioni lavorative basate sui contratti regolari.

Ma restano comunque escluse alcune categorie più deboli che sono tali proprio perché relegate nell’informalità. Dunque anche l’Alleanza, pur non ritenendo di suggerire interventi specifici in quest’ambito, come invece hanno fatto Forum ed Asvis, ha richiamato l’attenzione su coloro che sarebbero comunque rimasti esclusi e che non saranno coperti da un RdC sostanzialmente inalterato.

Vedremo come dispiegheranno i loro effetti le misure del “decreto Rilancio”; certo è che molteplici soggetti civici, spesso attivi nei networks, nelle ultime settimane hanno dimostrato capacità di proposta ed esperienza utili per svolgere un ruolo da protagonisti nel disegno delle soluzioni, non limitato, dunque, a quello con cui spesso vengono identificate, di soggetti utili a coprire l’ultimo miglio nella mera esecuzione di misure pensate altrove.

Alla luce di questo non resta che attendere i passaggi parlamentari per verificare il modo in cui le istituzioni intendano dare spazio ed avvalersi di una società civile matura e propositiva. E se davvero intendano farlo.

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