“Affrontare le disuguaglianze”. Analisi e proposte politiche in una conferenza organizzata dalla Commissione Europea

Frateblù dà conto di una recente Conferenza presso la Commissione Europea sulla misurazione delle disuguaglianze e sugli interventi per contrastarle. Dopo aver riassunto i contenuti della Conferenza e aver ricordato che il suo scopo era fornire alla Commissione elementi per dotarsi di una strategia complessiva di contrasto alle disuguaglianze, Frateblù sottolinea che al termine si è prefigurato che la Commissione promuova politiche di coordinamento fiscale e politiche predistributive.

Le ragioni per cui reddito e ricchezza sono più disuguali oggi rispetto a venti anni fa sono state discusse in una conferenza organizzata dalla Commissione Europea ad Ottobre 2018, i cui risultati sono raccolti in una pubblicazione da poco resa disponibile. La conferenza ha chiamato a raccolta studiosi del fenomeno alla presenza di delegati dei Paesi Membri e della Commissione Europea, nonché di membri della società civile, per individuare criteri comuni di misurazione e per discutere possibili politiche di contrasto alle disuguaglianze che affliggono i paesi Europei.

La Commissione, infatti, con l’adozione del Pilastro Europeo dei Diritti Sociali a Novembre 2017, di cui alcune criticità sono state discusse sul Menabò, ha sancito una serie di diritti sociali che, laddove venissero realizzati, implicherebbero esiti più egualitari nel campo dell’istruzione, dell’occupazione, dell’accesso all’abitazione, della distribuzione dei salari. Da ormai due anni il Pilastro Sociale guida il dialogo che la Commissione instaura con i Paesi Membri nell’ambito del Semestre Europeo, per cui le raccomandazioni della Commissione agli Stati Membri negli ultimi due anni sono state rivolte a politiche sociali più egualitarie nelle aree elencate sopra. Eppure, a tutt’oggi non esiste una strategia europea esplicita di contrasto alle disuguaglianza al di là della realizzazione dei principi dal Pilastro Sociale. In vista di una potenziale strategia futura quindi, la Commissione ha organizzato questa conferenza in un quadro di apprendimento reciproco tra istituzioni e mondo accademico.

Nella sessione plenaria che ha inaugurato la conferenza, Marcel Fratzscher ha sostenuto che, affinché il tema disuguaglianze sia centrale nell’agenda politica degli Stati membri e nell’azione politica della Commissione, deve essere percepito come cruciale dalla maggioranza della popolazione lo deve percepire come cruciale. A fronte di questa osservazione però, Fratzscher ha mostrato come la percezione comune del fenomeno non sia sempre aderente alla realtà, in virtù di una tendenza generale, comune in quasi tutti i paesi europei, ad autorappresentarsi all’interno della classe media indipendentemente dalla propria condizione di reddito, per cui chi si trova a guadagnare meno della mediana tende a sovrastimare la propria posizione mentre accade il contrario a chi è benestante.

Eppure a fronte della percezione generale, c’è consenso tra istituzioni e mondo accademico che le disuguaglianze di reddito, valutate ad esempio in base all’indicatore di riferimento UE che misura il rapporto fra le quote di reddito di cui si appropriano il 20% più ricco e quello più povero, siano aumentate nell’Unione Europea. Nel 2017, nella media europea, il 20% più ricco si appropriava di una quota di reddito più di 5 volte maggiore del 20% più povero, mentre prima della crisi tale rapporto si assestava a circa 4,7.

Nelle sessioni successive, Michele Raitano e Tim Callan hanno ragionato su cause strutturali e fattori economici ciclici che determinano la disuguaglianza di reddito.

Michele Raitano ha sottolineato come le cause dell’aumento delle disuguaglianze vadano ricercate sia in alcuni fattori strutturali sia, soprattutto, nelle scelte di policy adottate in molti paesi a partire dagli anni ’80 del XX secolo. La diffusione di nuove tecnologie combinata a processi di globalizzazione ha fatto sì che alcuni lavoratori, quelli che svolgevano mansioni routinarie o in stabilimenti delocalizzabili verso paesi in via di sviluppo, venissero a trovarsi in condizioni svantaggiate mentre il premio salariale per chi aveva maggiori competenze è aumentato drasticamente in alcuni paesi. Ciò non basta però a spiegare le tendenze in atto: molti mercati hanno infatti assunto caratteristiche per cui pochi individui possono estrarre rendite colossali, beneficiando di strutture di mercato non concorrenziali. Basti pensare a quanto sta accadendo fra le imprese che gestiscono le piattaforme internet o alle retribuzioni sempre più elevate, e sempre meno connesse a un’idea condivisa di produttività, ottenute dai top manager

Oltre a questi fenomeni di mercato è cambiato anche il ruolo dello stato nel mitigare la disuguaglianza attraverso imposte e trasferimenti. Raitano infatti ha notato come le classiche politiche redistributive fiscali nell’ultimo trentennio non siano riuscite a contrastare l’estrema concentrazione del reddito a favore dei super ricchi mentre si è attenuato quasi ovunque il ruolo di altre forme di imposizione redistributiva, come le imposte patrimoniali e sulle successioni. A seguito di queste considerazioni Raitano ha proposto strategie politiche che affianchino una più incisiva redistribuzione da parte dello Stato a mirate politiche pre-distributive, che agiscano sul funzionamento dei mercato. Infatti, se la distribuzione di mercato di salari e capitali diventa più disuguale, è sempre più difficile per lo stato contrapporre un’azione redistributiva basata solo su tasse e trasferimenti. Le politiche pre-distributive dovrebbero essere concepite con l’obiettivo di regolare meglio la distribuzione di salari e profitti. In tale ottica, sarebbero efficaci misure contro di contrasto alla concentrazione monopolistica, si pensi al settore tech, o azioni sulla governance aziendale che prevengano rendite di posizione in alcune professioni. Inoltre Raitano ha sottolineato come un maggiore contrasto attraverso imposte di successione può allentare il ciclo di trasmissione della ricchezza e dei privilegi che essa determina. Infine anche politiche come il reddito minimo possono avere un ruolo pre distributivo in quanto alzano l’asticella della disponibilità a lavorare a un dato salario e riducono così la disuguaglianza dei redditi di mercato.

Nel dibattito seguente alla presentazione di Raitano alcuni funzionari della Commissione si sono detti d’accordo a prestare maggiore attenzione all’aspetto pre-distributivo da parte dell’Unione Europea, attraverso la regolazione dei mercati dei prodotti e un maggiore coordinamento fiscale per prevenire la formazione di grandi monopoli, oltre che forme di elusione fiscale. Inoltre è emerso un consenso generale su come tali strategie non siano sempre valide ovunque e in ogni momento storico, ma dipendano dagli specifici episodi di disuguaglianza che gli stati attraversano e vadano perseguite alla luce di una diagnosi chiara di come la combinazione di strutture di mercato e azione redistributiva interagiscano in un determinato paese.

Allacciandosi alla discussione sull’azione redistributiva dello stato, Tim Callan si è soffermato sui cicli macroeconomici e sugli effetti che i sistemi di welfare esercitano nell’alleviare le crescenti disuguaglianze di mercato in periodi di recessione.

L’evidenza storica insegna che un’alta disoccupazione, determinata da un ciclo economico negativo, produce redditi più disuguali. Recenti evidenze mostrano come i lavoratori a maggior rischio di licenziamento in una fase di recessione siano quelli a bassa qualifica o con contratti di lavoro a tempo determinato, ovvero i segmenti più deboli della forza lavoro che possono trovarsi quindi a fronteggiare drastici declini del proprio reddito personale. Infatti Callan ha mostrato come i redditi di mercato, nei paesi Europei più colpiti dalla crisi, siano stati quelli in cui è aumentata la disuguaglianza nei redditi di mercato, soprattutto nei salari.

Eppure, l’azione redistributiva automatica legata alla struttura di imposte e trasferimenti – in particolare, sussidi di disoccupazione, reddito minimo e imposta sul reddito personale – ha permesso di alleviare la crescita delle disuguaglianze di mercato. .

Nonostante questo, Callan ha ricordato che un’amministrazione fiscale prudente è necessaria per garantire margine di azione a tasse e trasferimenti in periodi di recessione: nei paesi in cui questo spazio fiscale era disponibile infatti, si pensi all’Irlanda, l’azione di contrasto alla disuguaglianza è stata più incisiva durante la crisi.

In accordo con esponenti della Commissione, e in linea con le riflessioni di Raitano, Callan ha sostenuto che, sebbene la leva fiscale sia fondamentale per il contrasto alla disuguaglianza di breve termine, altre strategie di policy devono essere considerate laddove l’aumento delle disuguaglianze sia di carattere strutturale.

In generale, nel corso degli interventi di commento alle relazioni degli esperti, vari funzionari della Commissione Europea hanno mostrato preoccupazione sul livello attuale delle disuguaglianze, concordando che queste debbano tornare perlomeno ai livelli precedenti la crisi iniziata nel 2008.

A conclusione della conferenza, gli esponenti della Commissione hanno sottolineato come il contrasto alle crescenti disuguaglianze sia un obiettivo politico dell’Unione Europea, pur nel rispetto della sovranità che i Paesi Membri esercitano in tema di politiche redistributive e, nella generalità dei casi, pre-distributive.

Ciò nonostante, pur tenendo in conto le diverse specificità nazionali, si auspica che la Commissione definisca delle linee guida per monitorare l’evoluzione delle disuguaglianze nella UE e proporre misure di contrasto. Per esempio, la disciplina del mercato unico e il coordinamento fiscale sovranazionale appaiono utili strumenti di contrasto delle disuguaglianze a livello sovranazionale .

Naturalmente, la possibilità che le indicazioni emerse dalla conferenza vengano recepite dalla Commissione dipenderanno largamente dall’esito delle elezioni politiche di Maggio.

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