Quali politiche di sostegno al reddito? Resoconto di una Tavola Rotonda

Michele Bavaro dà conto di una recente tavola rotonda su “Quali politiche di sostegno al reddito?” incentrata sul REI (Reddito d'Inclusione), introdotto di recente dal governo per contrastarela povertà . Dopo aver ricordato le caratteristiche di questa misura, Bavaro sintetizza le posizioni emerse nella tavola rotonda e la sostanziale convergenza sull’idea che il REI sia un primo indispensabile passo nel campo delle politiche di sostegno al reddito, ma altri ne dovranno essere compiutiper adeguare il nostro paese agli standard europei.

Il 27 Maggio scorso nella Facoltà di Economia della Sapienza a Roma si è tenuta una conferenza su “Poverty in Europe and how to fight it”, organizzata dall’associazione “Etica e Economia” e cofinanziata dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, nella quale vari esperti italiani ed internazionali si sono confrontati sul tema della povertà e delle politiche per contrastarla.

Durante la conferenza, Lorenzo Cappellari dell’Università di Milano e Vitorocco Peragine dell’Università di Bari hanno analizzato i legami tra povertà ed altri fenomeni economici quali la mobilità intergenerazionale e la crescita. Ugo Colombino dell’Università di Torino e Herwig Immervoll dell’OCSE hanno presentato alcune simulazioni circa gli effetti dell’introduzione di varie politiche di sostegno al reddito (reddito minimo, reddito universale, imposta negativa sul redddito) sugli indici di povertà, mettendone in luce possibili costi e benefici. Gli interventi di Michele Raitano dell’Università La Sapienza, Elena Granaglia dell’Università Roma Tre e Stefano Sacchi dell’INAPP si sono concentrati sugli effetti dell’introduzione, nelle politiche di sostegno al reddito, di elementi diversi di condizionalità. Infine, Philippe van Parijs, dell’ Universitè Catholique de Louvain, filosofo ed economista sostenitore del reddito di base, ha esposto la sua visione di un reddito che possa essere strumento di libertà dell’essere umano, quindi strettamente individuale, universale e libero da obblighi o condizioni.

La Conferenza è stata chiusa da una tavola rotonda, riferita specificamente al nostro paese, dal titolo “Quali politiche di sostegno al reddito?” di cui si intende dare conto in modo più dettagliato queste note. Gran parte del dibattito è stata dedicata al Reddito di inclusione sociale (REI) varato di recente dal governo. Prima di sintetizzare le opinioni espresse nella tavola rotonda ricordiamo brevemente di cosa si tratta.

Cos’è il REI? E’ la prima legge delega, approvata dal Parlamento il 9 Marzo, che ha l’obiettivo esplicito del contrasto alla povertà (Ddl S. 2492, Delega recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali”).All’approvazione della legge delega ha fatto seguito il 14 Aprile la firma di un Memorandum tra il Governo e l’Alleanza contro la Povertà, l’unione di vari soggetti sociali ed associazioni che ha partecipato attivamente alla scrittura del testo della delega, il quale impegna il Governo ad attuare la delega tramite i dovuti decreti legislativi. Con il REI si introduce una misura nazionale di contrasto della povertà assoluta che consiste in un trasferimento monetario per le famiglie con reddito molto basso.

Quali sono i soggetti beneficiari del REI? Da quanto emerge dalla legge delega e dal Memorandum, è prevista una doppia soglia: 6000 euro di ISEE e 3000 euro di IMSRE, ossia di reddito (sempre nell’accezione ISEE), al netto del canone di locazione Inoltre i trasferimenti saranno riservati ai nuclei familiari con figli minori, con disabilità gravi, in stato di gravidanza, o con persone di età superiore a 55 anni e disoccupate.

Quali gli importi totali e quale la copertura prevista? Singolarmente le famiglie potranno ricevere importi a copertura delle soglie sopra menzionate con un massimale fissato pari all’assegno sociale e cioè a 485 euro al mese. La cifra totale messa a disposizione dal Governo è quella già esistente nel Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale (2 miliardi per 2017 e 2018, con una crescita prevista negli anni a venire). La stima di famiglie coperte dal REI è intorno alle 400mila (inferiore secondo altre fonti), che corrispondono a circa 1,7 milioni di soggetti raggiunti, molto meno dei 4,6 milioni in povertà assoluta stimati dall’ISTAT.

Quali sono i vincoli di attivazione? Secondo quanto asserito nella legge delega il trasferimento è vincolato all’adesione dei componenti della famiglia a un progetto personalizzato di attivazione e inclusione sociale e lavorativa, progetti che saranno predisposti da équipe multidisciplinari.

Quali e quanti fondi per la presa in carico? Non tutti i 2 miliardi di euro stanziati inizialmente andranno a finanziare i sussidi. Una quota sarà destinata a finanziare i servizi territoriali legati al REI, che serviranno a informare le persone sul nuovo sussidio, organizzare le procedure di accesso per gli aventi diritto così come i percorsi d’inserimento sociale: questa quota non dovrà essere inferiore al 15 per cento del Fondo.

La tavola rotonda è stata moderata da Elena Granaglia. Sono intervenuti: Raffaele Tangorra, direttore generale del Ministero delle Politiche Sociali; Angelo Marano, Capo del Dipartimento delle Politiche Sociali del Comune di Roma; Cristiano Gori, dell’Università di Trento, nonché coordinatore di Alleanza contro la Povertà, e Stefano Fassina, parlamentare di Sinistra Italiana.

La prof.ssa Granaglia, introducendo la discussione, ha posto all’attenzione degli speakers alcuni punti critici del REI. Il primo concerne la categorialità della misura, che è essenzialmente indirizzata ai nuclei familiari con figli minori, un scelta che esclude un numero elevato di famiglie povere dal novero dei beneficiari. La prof.ssa Granaglia si è chiesta se, data questa realtà, non sarebbe stato preferibile costruire una più completa riforma del sostegno al costo dei figli, oggi in Italia carente soprattutto per gli incapienti. Il secondo punto è legato alla scelta della quota di risorse assegnata alla presa in carico. La prof.ssa Granaglia ha invitato gli speakers a considerare se non sarebbe stato più efficace dedicare anche il restante 15% di fondi ai trasferimenti monetari e ad esprimersi sulla proposta di van Parijs di un reddito universale slegato da ogni condizionalità.. Ulteriori suggestioni riguardano gli importi del REI e la sua effettiva capacità di copertura degli incapienti.

Raffaele Tangorra, uno dei principali curatori della legge delega e del Memorandum, ha affermato che l’introduzione del REI rappresenta uno storico passo in avanti delle politiche del welfare italiano. Non solo l’Italia attendeva da tempo un intervento di questo tipo ma anche gli importi stanziati sono consistenti, trattandosi di una misura che a regime arriverà a circa 7 miliardi. Proprio sugli importi il direttore generale del Ministero delle Politiche Sociali precisa che, sebbene la popolazione in povertà assoluta secondo l’Istat ammonti a 4,6 milioni, escludendo varie forme di categorie già protette, come gli anziani coi sostegni al reddito o i disoccupati con la NASpI, il milione e settecentomila individui che, secondo le stime, saranno coperti dalla REI, costituiscono una parte considerevole della platea di potenziali beneficiari. A proposito della condizionalità, Tangorra ha fatto un esplicito riferimento al programma brasiliano Bolsa Familia, in cui il trasferimento di denaro è condizionato alla frequenza scolastica e alla salute dei figli, difendendo la scelta di spostare il baricentro della condizionalità dal lavoro (e quindi dal singolo individuo) allo stato di indigenza del nucleo familiare. Inoltre, la scelta si inserisce in una più generale interpretazione della condizionalità applicata a questo intervento, in termini di attivazione di un percorso verso l’autonomia piuttosto che di deterrenza dagli abusi.

L’intervento di Angelo Marano si è focalizzato sul rapporto tra i fondi dedicati ai trasferimenti alle famiglie e quelli per la presa in carico. Il responsabile delle politiche sociali del Comune di Roma ha sottolineato come in Italia la spesa per i servizi sociali sia circa la metà rispetto agli altri Paesi europei (0,7% del PIL, cioè circa 8-10 miliardi) e sia assai limitata anche rispetto ad altri pilastri del welfare state italiano quali la sanità (100 miliardi) e le pensioni (250-300 miliardi). Quindi, l’attivazione del REI a suo avviso è giustamente legata non al lavoro, ma all’inserimento in un percorso. La dimensione lavorativa, o quella della mancanza del lavoro, non è infatti, l’unico fattore di disagio delle famiglie, ma bisogna tener conto anche delle questioni legate alla genitorialità, alle dipendenze, all’integrazione o agli abusi. In sostanza Marano ha sottolineato la necessità, perché la presa in carico sia efficace, di incrementare la quota di spesa sui servizi.

Cristiano Gori, che ha mostrato di condividere la tesi di Marano sulla centralità dei servizi, ha aperto il suo intervento rivendicando il lavoro svolto negli ultimi anni da Alleanza contro la Povertà, col duplice obiettivo di costruire rappresentanza sociale e proposte di policy fruibili. Per questo, ha sottolineato l’importanza del primo Memorandum del Governo italiano firmato non con i sindacati ma con una realtà del mondo del sociale. Per quanto concerne gli importi, secondo Gori per valutarne l’adeguatezza bisogna considerare non solo la copertura, cioè il numero di persone servite, ma anche l’effettiva capacità del trasferimento di alleviare il disagio economico delle famiglie. Gori ha poi espresso il timore che la riforma, come è avvenuto in passato, resti una riforma a metà e ha raccomandato di curare la piena implementazione della misura, in particolare finanziando adeguatamente i servizi sociali, dotando di idonei strumenti chi, all’interno dei comuni, lavorerà per la presa in carico, e, infine, predisponendo un efficace monitoraggio.

Nell’ultimo intervento, Stefano Fassina ha affermato di considerare eccessiva l’enfasi posta da Tangorra sulla portata storica del REI, ed ha ricordato che esso esclude soggetti che pur avendo diritto ad altri sostegni, quali la pensione di reversibilità, possono trovarsi sotto la soglia di povertà. Il parlamentare di SI ritiene comunque questa legge delega un passo avanti rispetto al passato ed ad altre misure anti-povertà come la SIA (Sostegno per l’Inclusione Attiva), anche se le scarse risorse a disposizione costituiscono un serio limite. Sull’impostazione generale, Fassina ha osservato, però, che l’approccio alla povertà seguito nella stesura del REI è poco al passo coi tempi: a suo parere la povertà non è più una fragilità individuale ma un fenomeno sistemico, connesso strettamente alla diseguaglianza e alle evoluzioni nel mondo del lavoro, e come tale andrebbe affrontata. Fassina ha dedicato una chiosa alla proposta del reddito universale di van Parijs, che giudica non adeguata al sistema economico e sociale italiano. Inoltre, a suo avviso, sganciare il reddito dal lavoro impoverirebbe la democrazia.

In conclusione, dalla tavola rotonda è emerso un giudizio sostanzialmente positivo sul REI che, malgrado i limiti in termini riguardanti la copertura, gli importi e la condizionalità, si caratterizza come il primo necessario passo per colmare uno storico vuoto del sistema italiano di welfare. I passi successivi dovranno essere dedicati a migliorare e ampliare la platea dei beneficiari per fronteggiare efficacemente un fenomeno come la povertà assoluta che, soprattutto nelle giovani generazioni, sta diventando una condizione diffusa e sistemica.

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