Podemos: un nuovo paradigma politico?

Raffaella Fittipaldi si occupa della novità politica rappresentata da Podemos e dal suo successo in Spagna. Dopo averne ricostruito le origini, Fittipaldi fornisce una lettura di Podemos che tiene conto delle dimensioni della cultura politica, dell’organizzazione e della strategia rivendicativa e comunicativa. Quindi, chiedendosi perché e come questa nuova impresa politica abbia raccolto un così notevole consenso presso la popolazione spagnola, Fittipaldi abbozza il profilo di quello che definisce come un partito-movimento.

Podemos è un partito-movimento, nato da una spinta anti-politica e anti-casta, che è riuscito a interrompere il quarantennale duopolio alla guida della politica spagnola di PP e PSOE, suscitando un vero e proprio terremoto elettorale. Come è stato possibile? Qual è la proposta programmatica che Podemos ha avanzato, qual è la struttura organizzativa che ha messo in piedi e qual è la strategia comunicativa che ha adottato?

Come è noto, l’identità di un soggetto si crea anche in opposizione a quella degli altri, ovvero dei concorrenti. Così ha fatto Podemos che ha fondato la sua proposta sulla contrapposizione tra la gente comune e la casta, mettendo in ombra le classiche categorie politiche di destra e sinistra e elaborando, alla luce della cattiva considerazione della situazione politica da parte della maggioranza degli spagnoli [Estudio nº3124. BARÓMETRO DE ENERO 2016], una nuova dicotomia. La chiave di lettura della società e della politica usata da Podemos non è più l’ideologia, ma un framing che vorrebbe oltrepassare le divisioni convenzionali, candidandosi – dopo la grande crisi economica – a rappresentare il nuovo significante vuoto, cioè la maggioranza della società, il 99% della popolazione. Respingendo come artificiale la divisione precedente, Podemos identifica due blocchi: chi sta in basso, la maggioranza della società, e chi sta in alto, la minoranza che pur essendo tale decide per tutti. Partendo da questa premessa, avendo deciso di operare sul terreno istituzionale, Podemos, nelle parole del suo leader più noto, Pablo Iglesias [Democrazia anno zero. Il manifesto politico del leader di Podemos, Edizioni Alegre, 2015, Roma], si propone di fare “egemonia”, avvalendosi degli insegnamenti di Antonio Gramsci, rivisitati da Ernesto Laclau [Ernesto Laclau, La ragione populista, Laterza, 2008, Bari], in quella che è definita una partita a scacchi anziché un incontro di boxe. L’egemonia diventa costruzione di legittimità attorno un progetto che propone misure di “buon senso” di cui tutti possano beneficiare. Il primo terreno di lotta è dunque la cultura.

Podemos è nato ufficialmente il 17 gennaio del 2014 al teatro del Barrio, a Lavapiés, un famoso e popolare quartiere di Madrid. La sua fondazione ufficiale è stata preceduta da incontri e discussioni presso la libreria Marabunta, dove un gruppo di giovani, uomini e donne, ha iniziato a pensare a un progetto politico alternativo. Nel giro di quattro mesi (maggio 2014), conducendo una campagna elettorale che si è avvalsa del contributo di un gruppo di studiosi di comunicazione politica, e che ha esibito il volto di Pablo Iglesias sui manifesti elettorali, Podemos ha ottenuto la sua prima vittoria: alle elezioni europee ha raccolto l’8% dei suffragi, conquistando cinque seggi all’euro-parlamento.

Questa prima avventura elettorale ha avviato la riflessione su come meglio organizzare l’azione del partito. Per due mesi dal 15 settembre al 15 novembre, si è tenuto il processo di Asamblea Ciudadana, una sorta di congresso prolungato, nel quale si sono alternati momenti di dibattito e momenti decisionali. Uno di questi ultimi è stata la votazione, il 18 e il 19 ottobre, dei documenti fondativi del nuovo partito-movimento. In quell’occasione, con 90.000 voti contro 14.000, ha prevalso il progetto «Claro que Podemos», presentato da Pablo Iglesias.

Da qui è nata l’articolazione organizzativa di Podemos, escogitando un modello di democrazia a cascata: l’Asamblea Ciudadana sarebbe il vero organo decisionale. È composta da tutti gli iscritti al portale web di Podemos, che attualmente sono più di 350.000. Il Consiglio Ciudadano è l’organo direttivo con funzioni esecutive. Vengono poi il Segretario Generale e i Circoli Territoriali e Tematici.

Podemos vorrebbe incarnare così un nuovo modo di fare politica dal basso, malgrado l’organizzazione e la divisione del lavoro rivestano una funzione fondamentale. Da un lato c’è un tipo di militanza “leggero”. Sono infatti considerati membri di Podemos tutti gli iscritti al portale di partecipazione del sito web (participa.podemos.info/es) e non sono contemplate né tessere né quote d’iscrizione. Dal lato opposto, c’è la figura di un leader, prevista dal documento politico costitutivo, che bilancia l’orizzontalismo, inteso come principio irrinunciabile. In questo mix è evidente, oltre che l’influenza del concetto leninista-gramsciano di centralismo democratico, anche la natura ibrida di questa nuova formazione politica, che vorrebbe porsi a metà strada tra un partito e un movimento, tendendo al primo, senza dimenticare le radici del secondo, con tutta la sua forza rivendicativa e inclusiva.

La peculiarità di questa formazione ibrida, volutamente collocata e metà strada tra il modello del partito e quella del movimento risiede, fra le altre cose, nell’utilizzo di una strategia comunicativa capace di coniugare tradizione e innovazione. Podemos è consapevole che la televisione è il mezzo di informazione principale per la maggior parte degli spagnoli e di conseguenza ha ritenuto importante essere presente, soprattutto nei talkshow. Un ruolo altrettanto importante l’hanno tuttavia assunto i nuovi mezzi di comunicazione. Le reti sociali, con i social networks e la web tv, hanno rappresentato per Podemos al tempo stesso un canale di comunicazione e di partecipazione. Attraverso di esso Podemos diffonde i suoi programmi, propone temi di discussione e raccoglie stimoli e consensi su candidati e programmi. In buona sostanza Podemos ha fatto del web un luogo di deliberazione e legittimazione. L’utilizzo della rete gli consente di agire orizzontalmente, con un ampio e diffuso coinvolgimento, che moltiplica l’impatto dei suoi messaggi e delle sue pratiche. Comunicazione e partecipazione sono due piani fortemente intrecciati e decisamente strategici per il successo di Podemos. Convinto che la costruzione di una “contro-egemonia” implichi un’azione persuasiva efficace e costante nei confronti dell’opinione pubblica, Podemosi vi ha investito molte energie e ne ha raccolto i frutti. Tant’è vero che alle elezioni amministrative e regionali della scorsa primavera Podemos ha ottenuto buoni risultati, andando al governo delle due maggiori città. A Barcellona ha vinto la formazione civica Barcelona en Comú, appoggiata da Podemos, con Ada Colau, attivista e fondatrice della Pah, la piattaforma per le vittime degli sfratti; mentre a Madrid, grazie all’alleanza con il PSOE, vittoriosa è stata Ahora Madrid, lista di Podemos, con Manuela Carmena, giudice impegnata nella tutela dei diritti umani.

Il successo di Podemos verosimilmente risiede anche nelle sue rivendicazioni. La riconversione del modello produttivo fa da leit-motiv a tutti i suoi documenti programmatici: dal Programma per le europee, passando per il Progetto Economico per la gente, stilato dagli economisti Torres e Navarro, ai programmi predisposti per le elezioni municipali e regionali, fino a quello delle elezioni politiche. Podemos rivendica e propone equità, democrazia e partecipazione contro la casta.

Il programma messo a punto per le ultime elezioni politiche nutre l’ambizione di rivolgersi a ogni sfera della società. Dalla riconversione del modello energetico, propugnando un piano di energia verde e rinnovabile alla transizione da un modello economico fondato sul primato della finanza a un modello centrato sulla produzione; dal programma di promozione della ricerca alla riforma fiscale, rivolta all’efficienza, all’equità e alla coesione sociale. Altro punto nodale del programma è l’abbandono delle politiche di austerità. Podemos promuove anche la creazione di una Banca Pubblica, a partire da quelle già nazionalizzate, la rinegoziazione della ristrutturazione del sistema bancario con l’Unione Europea e la verifica in parlamento della condizione del debito pubblico per far luce sul processo di salvataggio dell’Unione Europea.

Un simile programma si potrebbe definire di sinistra, ma la scelta di Podemos è quella di proporlo come un programma di “buon senso”. Così è il buon senso a suggerire il rafforzamento del welfare state, con l’introduzione del reddito minimo garantito, e la riforma del Patto di stabilità e crescita, eliminando il pareggio di bilancio, rendendo flessibili i parametri di debito e deficit per adattarli ad ogni Paese UE e, in generale, promuovendo la democratizzazione delle istituzioni europee. Quello che Podemos avanza vuol essere anzi un contratto stipulato tra il partito-movimento e i cittadini. Nel programma è prevista infatti la possibilità di revocare il governo eletto laddove non esegua le misure promesse nel suo “Piano di riscatto ciudadano”.

Alle elezioni politiche Podemos ha ottenuto il 20,7% dei voti, qualificandosi come la terza forza in campo, dopo il PP con il 28,7% e il PSOE con il 22%. E’ piuttosto interessante ricostruire il profilo di questo 20 per cento. Secondo il Barometro di gennaio 2016 del Centro di Ricerche Sociologiche [Estudio nº3124], Podemos sarebbe votato quasi nella stessa percentuale da uomini e donne (con uno scarto dello 0,5% in più a favore i primi), raccoglierebbe maggior consenso nella classe di età tra i 18 e i 24 anni, ma buone percentuali si registrano anche tra le classi di età appena successive, dai 25 ai 34 anni e dai 35 ai 44 anni. Podemos condivide, inoltre, con Ciudadanos e il PSOE, l’elettorato con il più alto livello di istruzione. Guardando ad altri due dati sulla composizione dell’elettorato, ovvero allo status socio-economico e all’identificazione ideologica, si possono tuttavia riscontrare delle anomalie rispetto alle aspirazioni di rappresentanza del partito-movimento. Infatti, sebbene Podemos ambisca a rappresentare i settori della società più deboli e gravemente colpiti dalla crisi a prescindere da ogni orientamento ideologico, il suo elettorato appartiene perlopiù alla classe istruita e si dichiara ideologicamente di sinistra.

I risultati delle elezioni politiche avrebbero consentito essenzialmente tre possibilità: o una grande coalizione PP-PSOE, o una coalizione tra PSOE, Podemos e altri partiti minori, o il ritorno alle urne.  Podemos si era detto disponibile ad un governo guidato da Sanchez, leader del PSOE, ma a patto che si fosse trattato di un “governo del cambiamento”. Queste, però, non erano le intenzioni del PSOE che il 24 febbraio ha siglato un accordo con Ciudadanos basato su cinque punti che riguardano le riforme costituzionali: abolizione delle assemblee provinciali e riduzione del numero dei senatori, abolizione dell’immunità parlamentare, depoliticizzazione della giustizia, mandato massimo di otto anni per il presidente del governo, riduzione del numero di firme previste (da 500mila a 250mila) per facilitare leggi d’iniziativa popolare.

Questa situazione ha portato Podemos (e IU) ad interrompere le trattative con il PSOE e a dichiarare che esprimerà voto contrario in Parlamento nel giorno della possibile investitura di Sanchez. In tal caso il PSOE e Ciudadanos non riuscirebbero a formare un governo per il Paese che lo aspetta da dicembre. Infatti, non avrebbero i voti necessari (176), occorrendo alla prima votazione la maggioranza assoluta dei seggi, mentre potrebbero sperare nell’astensione del PP (che per ora ha affermato di volersi opporre) nella seconda votazione, quando per formare il governo sarebbe sufficiente la maggioranza semplice. Podemos ha sottolineato l’incompatibilità dell’accordo tra PSOE e Ciudadanos con la loro volontà di formare un governo del cambiamento. Se anche le scadenze della prossima settimana non verranno rispettate la Spagna tornerà alle urne in giugno. Come ne uscirà Podemos? Se un governo basato sull’accordo PSOE-Ciudadanos non andrà in porto Podemos potrebbere esserne rafforzato?

Ad oggi, Podemos è un esperimento, quasi una scommessa, e la sua natura peculiare, a cavallo tra partito e movimento, sembra comunque stia aprendo una opportunità di cambiamento nella politica spagnola. Da qui ai prossimi mesi avremo più elementi per comprendere quale sia la strada che Podemos ha scelto di intraprendere. Nel frattempo, non si può non  constatare che Podemos ha attratto il voto di ampie fasce dell’elettorato spagnolo.

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