“Molto” o “troppo”? Quanto costa la sanità in Italia?

Vincenzo Carrieri si misura con uno dei più ricorrenti refrain, quello secondo cui in Italia "si spendono troppi soldi per la sanità". Esaminando i dati relativi alla spesa sanitaria nel nostro paese e confrontandoli con quelli degli altri paesi dell’OCSE, Carrieri dimostra come pur spendendo molto, l'Italia non spende troppo per la sanità, anzi spende meno della media dei paesi OCSE ed anche meno di molti paesi partner Europei.

Uno dei refrain maggiormente in voga nell’opinione pubblica Italiana è che “si spendono troppi soldi per la sanità”. Celebre a tal proposito fu anche la dichiarazione dell’allora presidente del consiglio Mario Monti che ebbe a dire in una conferenza di qualche anno fa che “il Servizio sanitario nazionale non è più sostenibile” perché costa troppo. In questa scheda proviamo un po’ a ragionare su questo argomento esaminando i dati di spesa e consultando il dizionario della lingua italiana. Il dizionario è quanto mai necessario al fine di chiarire la differenza tra “molto” e “troppo”. Il dizionario che ho utilizzato definisce “molto” con riferimento ad una “quantità notevole”, mentre “troppo” con riferimento ad una “misura eccessiva, superiore al normale”. La sanità Italiana assorbe circa il 15% della spesa pubblica in Italia e drena circa l’80% delle risorse delle regioni Italiane. Senza bisogno di andare oltre, mi sembra che sia pacifico che in Italia si spenda “molto” per la sanità.

Per provare a discutere invece sul “troppo”, occorre, come ci suggerisce il dizionario, far riferimento ad una quantità “normale”. Ci sembra appropriato allora considerare la spesa degli altri paesi comparabili o anche una media di tale spesa come la “norma”. La recente pubblicazione dei dati OCSE ci offre un’occasione ghiotta per guardare agli ultimi dati disponibili della spesa sanitaria in Italia e confrontarli con quelli degli altri paesi. Visto che il confronto sui valori assoluti di spesa non avrebbe senso perché rischierebbe di mettere nel calderone differenze di popolazione o di ricchezza, confrontiamo in questa scheda i valori della spesa sanitaria Italiana con quella degli altri paesi OCSE con riferimento alla spesa sanitaria a) pro-capite, ovvero per abitante e b) in percentuale del PIL.

La figura 1 mostra i dati della spesa sanitaria pro-capite nel 2012, l’ultimo anno disponibile (i dati per il 2013 e 2014 sono parziali e si riferiscono solo ad alcuni paesi, esclusa l’Italia). La spesa è espressa a “parità di potere d’acquisto” e con riferimento al dollaro statunitense. In media, tra tutti i paesi OCSE, si spendono 3440 dollari per abitante (la linea verticale rossa in figura 1). Lo scarto quadratico medio è di circa 1600 dollari. Il paese in cui si spende di meno per abitante è il Messico (poco più di 1000 euro) mentre il paese in cui si spende di più è, senza alcuna sorpresa, gli Stati Uniti d’America (circa 8400 dollari per abitante). E l’Italia?

In Italia si spendono poco più di 3000 dollari per abitante (3074 per l’esattezza). Il valore è di poco inferiore alla “norma” (3440 dollari) ed è anche inferiore a quello registrato nei Paesi spesso confrontati all’Italia. La Germania, ad esempio, spende 4650 dollari per abitante, la Francia 4121. Il Regno Unito, anch’esso dotato di servizio sanitario nazionale universalistico spende 3172 dollari. Tra i paesi più spesso comparati all’Italia, solo la Spagna spende poco meno dell’Italia (2943 dollari). Dunque, a meno di considerare la Spagna come unica norma, l’Italia non spende più della norma, anzi spende un poco in meno.fig1_spesa sanitaria

I dati indicati in figura 1 però – si potrebbe obiettare- non consentono di valutare la sostenibilità della spesa. In altri termini, non ci dicono quanta parte della ricchezza prodotta nel paese venga dedicata alla sanità. Ed allora, la figura 2 mostra la spesa sanitaria in percentuale al PIL per tutti i paesi OCSE.

fig2_spesa sanitaria

In media i paesi OCSE destinano alla sanità il 9,05% del PIL (la linea verticale nera in figura 2), con uno scarto quadratico medio di circa 2 punti percentuali. Il paese che spende di meno in relazione al PIL è l’Estonia, mentre, ancora una volta, gli Stati Uniti spendono più di tutti. L’Italia esce bene anche da questo confronto: spende meno della media, ovvero l’ 8,27% del PIL; spende meno del Regno Unito (che spende l’8,94%) e molto meno di Germania (10,89%) e Francia (11,16%). Rispetto al PIL, infine, spende anche meno della Spagna (9,16%). Anche in questo caso, dunque, non c’è alcun elemento per dire che l’Italia spenda più della norma in sanità, anzi.

C’è, infine, un ulteriore elemento che merita attenzione. Uno degli aspetti che destano maggiore preoccupazione con riferimento alla sostenibilità della sanità è l’invecchiamento della popolazione che potrebbe implicare un sempre maggiore ricorso ai servizi sanitari ed un conseguente aumento, in futuro, della quota della ricchezza nazionale da destinare a tale settore. Anche su questo punto, tuttavia, la situazione non è così allarmante, anzi. L’ultimo rapporto 2014 sulla sanità del CREA di Tor Vergata ci dice che la spesa sanitaria totale in rapporto alla popolazione over 65 in Italia è addirittura inferiore del 34,9% rispetto ai paesi dell’Europa a 14. Ciò implica che anche se la quota di over 65enni crescesse in futuro ad un ritmo elevato, la quota di spesa a loro destinata è talmente inferiore alla media europea che la spesa sanitaria in Italia difficilmente si scosterebbe dalla “norma”, a meno di non voler considerare scenari apocalittici. Le proiezioni dell’Ageing Working Group –Ragioneria Generale dello Stato mostrano, infatti, come, in presenza di scenari di invecchiamento plausibili,  la spesa sanitaria arriverebbe all’8,6% del PIL nel 2050,  ancora abbondantemente in linea con la media OCSE.

Certamente è possibile immaginare di poter contenere la spesa sanitaria in italia. O almeno, esiste qualche evidenza principalmente aneddotica e di fonte giornalistica/giudiziaria (ma mai scientifica a nostra conoscenza) sul fatto che in Italia vi siano molti sprechi in Sanità. In assenza di dati reali, preferiamo non sbilanciarci su questo punto. Tuttavia però, se tali sprechi esistono, non sembrano compromettere la tenuta del servizio sanitario nazionale in termini di sostenibilità della spesa. O meglio, la situazione della spesa in Italia oggi (ed in previsione, come ci dimostrano i dati di spesa per gli over 65) non appare peggiore degli altri paesi OCSE, ma addirittura leggermente migliore della media, perfettamente nella “norma”, appunto. Ed allora, si può sempre continuare a dire che per la sanità si spende molto, ma dire che si spende “troppo”, ci sembra “troppo”. Anzi, ci sembra scorretto.

 

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