Menabò N. 15/2015

foto_menabò15

In questo numero del Menabò il tema predominante è la povertà dei minori . Se ne occupano i tre articoli di Walter Nanni, Raffaela Milano e Chiara Saraceno; le due schede di Miles Corak e Elena Rozzi; i contributi di Cristina Duranti alla Rubrica “Territori lontani” e di Andrea Morniroli, Glauco Iermano e Lassaad Azzabi alla Rubrica “Cronache Italiane”. Completano il numero gli articoli di Francesco Bilancia sulle sfide che la vittoria di Tsipras in Grecia pone alla politica come strumento di governo dell’integrazione europea e di Alfio Mastropaolo sulla crisi (vera o presunta) dei partiti politici nonché il Contrappunto di Elena Paparella sull’idea che la Troika sia legittimata democraticamente.

Nell’articolo di apertura, Walter Nanni ricorda che la povertà dei minori in Italia è un fenomeno storico, aggravato in tempi recenti dalla crisi economica e dai tagli alle spese sociali destinate a sostenere le famiglie. Nanni chiarisce anche che la povertà dei minori può essere misurata in vari modi e sottolinea che in Italia essa è significativamente superiore a quella media Europea. Particolarmente grave è che tra il 2012 e il 2013 la povertà assoluta tra i minori sia cresciuta di oltre il 35%.

Nel successivo articolo Raffaela Milano dopo aver richiamato l’attenzione sul fatto che la povertà dei minori ha molte dimensioni si concentra su quella educativa. Quest’ultima, intesa in senso ampio, consiste nella privazione della possibilità di apprendere e di sviluppare capacità, talenti e aspirazioni. Milano documenta l’estensione e la gravità di questa povertà nel nostro paese, ne illustra le conseguenze e indica le strade da seguire per contrastarla, soffermandosi su quelle che Save the children sta percorrendo.

L’articolo di Chiara Saraceno si apre ricordando che vi sono minori poveri anche in famiglie che percepiscono un reddito da lavoro e che molti paesi affrontano questo problema con varie misure: assegni per i figli, sostegno all’occupazione femminile, integrazione di reddito. In Italia queste misure mancano o sono presenti solo in forma parziale e categoriale; ma ciò che più preoccupa è ma ciò che più preoccupa è l’assenza di efficaci interventi di contrasto della deprivazione di esperienze educative, di attività di tempo libero e di socialità nella prima infanzia e lungo tutto il processo di crescita.

Francesco Bilancia si chiede se quella di Tsipras in Grecia possa essere considerata una vittoria dell’euroscetticismo o, anche, del populismo. Nel dare risposte a queste domande Bilancia sostiene che l’affermazione di Tsipras testimonia l’irrompere della questione democratica come variabile a difesa dei diritti irrinunciabili delle persone sul proscenio dei processi di integrazione europea e che essa può favorire il ritorno della politica come strumento di governo di quei processi.

Pubblichiamo, poi, la seconda e ultima parte dell’articolo di Alfio Mastropaolo sulla crisi dei partiti. Mastropaolo ribadisce che i partiti di massa hanno smesso di svolgere, più per scelta che per necessità, la funzione di costituire e regolare la rappresentanza. Di conseguenza la scena pubblica è affollata di attori che si fanno portavoce di altri. Le elezioni fanno da filtro, ma il filtraggio, grazie ai media, è molto dubbio. La politica reagisce con l’ipo-rappresentanza, valorizzando l’esecutivo e la personalizzazione. Ma lo scambio non funziona. E la politica paga la sua impopolarità indebolendosi rispetto ad altri poteri, in particolare quelli economici.

Nella prima delle Schede riproponiamo un articolo di Miles Corak, originariamente pubblicato sul suo blog (http://milescorak.com/) nel 2012, che illustra – rielaborando l’originaria proposta del demografo Demeny -le ragioni per le quali, adottando la prospettiva dei diritti, bisognerebbe riconoscere anche ai bambini il diritto al voto. Tale diritto sarà esercitato dai loro genitori o da chi ne ha la potestà, secondo modalità da definire, ma l’effetto principale che Corak si aspetta da questo riconoscimento è che le esigenze dei bambini peseranno di più sulle scelte politiche.

Nella seconda scheda, Elena Rozzi si occupa dei minori rom apolidi che, pur essendo figli di persone nate in Italia o residenti da noi da decenni, non sono cittadini italiani né hanno un titolo di soggiorno o un documento di identità. Rozzi descrive la drammatica situazione di questi minori ai quali sono negati i diritti – alla salute, all’istruzione e a condizioni di vita adeguate – riconosciuti dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia del 1989 e auspica che la Strategia d’Inclusione dei Rom approvata dal Governo nel 2012 modifichi la situazione.

Nella Rubrica “Territori Lontani”, Cristina Duranti racconta la drammatica realtà di Kanina, una comunità mineraria della Repubblica Democratica del Congo da cui proviene una grande quota della produzione mondiale di cobalto, di coltan e di rame. A Kanina è assente ogni forma di vita comunitaria e i bambini lavorano in miniera già a 3 o 4 anni. Duranti illustra un progetto che dal 2013 ha cominciato a ricostruire in questo villaggio il tessuto comunitario partendo dai bambini e, a distanza di un anno, ha qualche buona notizia da raccontare.

Nella Rubrica “Cronache italiane”, Andrea Morniroli, Glauco Iermano e Lassaad Azzabi dedicano il loro articolo ai minori stranieri non accompagnati, cioè a adolescenti o giovanissimi che emigrano da soli. Dopo avere ricordato le specifiche difficoltà che questi ragazzi incontrano, i tre autori raccontano l’esperienza della Cooperativa Dedalus di Napoli che da oltre 10 anni lavora con loro e sottolineano gli effetti positivi che hanno avuto sull’inclusione pratiche imperniate sul riconoscimento reciproco dei diritti e dei doveri della cittadinanza.

Infine, nel suo Contrappunto, Elena Paparella prende spunto da un’affermazione di un giornalista tedesco alla vigilia delle elezioni greche sulla presunta investitura democratica della Troika, per chiarire alcuni aspetti relativi all’incerta base giuridica e alla discutibile legittimazione dell’anomalo organismo composto da Commissione, Bce e FMI. Paparella fa riferimento a pur interessanti interventi critici del Parlamento europeo relativi all’operato della Troika, per sottolinearne tuttavia la scarsa incisività.

Schede e storico autori