Incentivi alle rinnovabili e prezzo dell’energia: quale relazione?

Susan Battles, Alessandra Cataldi e Pietro Zoppoli, dopo aver ricordato che l'Italia è uno dei Paesi europei che più ha incentivato le fonti energetiche rinnovabili, riportano i risultati di un recente studio secondo cui la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile ha contribuito a ridurre il prezzo all'ingrosso dell'elettricità. L’effetto degli incentivi è, però, variegato: nel caso dell’eolico la riduzione del prezzo dell’elettricità ha più che compensato il costo degli incentivi mentre, finora, l’opposto si è verificato per il fotovoltaico

Gli ultimi dati disponibili, aggiornati al 2013, mostrano che in Italia la percentuale di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili è pari al 33,7%. Si tratta di una quota importante, che pone l’Italia avanti a Paesi come Francia e Germania nella graduatoria europea della produzione elettrica da energie rinnovabili, come emerge da una ricerca dell’Istat. Ma a cosa ci si riferisce quando si parla di fonti rinnovabili? Perché sono importanti? E quanto costano? Proviamo a rispondere, in maniera sintetica, a queste complesse domande.

La produzione di energia elettrica in Italia si basa prevalentemente sui combustibili fossili (come gas naturale, derivati del petrolio, carbone), tra cui la quota più rilevante è costituita dal gas, che copre circa il 38% della produzione lorda nazionale (dati 2013). Le fonti cosiddette rinnovabili – ovvero l’idroelettrico, il geotermico, le biomasse, l’eolico e il fotovoltaico – coprono il rimanente della produzione nazionale.

Il funzionamento del mercato elettrico italiano è molto complesso. In estrema sintesi, l’energia elettrica prodotta dalle fonti suddette e non consumata in loco dal produttore (attraverso l’autoconsumo) viene venduta sui mercati elettrici all’ingrosso, gestiti dal Gestore dei mercati energetici (GME), in cui sono attivi gli operatori che domandano e offrono elettricità. Dato che in Italia la produzione di energia elettrica nazionale copre l’86,8% circa del fabbisogno, la differenza tra domanda nazionale e produzione nazionale è coperta dalle importazioni (provenienti soprattutto da Francia e Svizzera), mentre una piccola quota viene esportata. L’energia acquistata sui mercati all’ingrosso è poi immessa nella rete di trasmissione nazionale ed erogata al consumatore finale.

Recentemente, l’Italia ha fortemente incentivato lo sviluppo delle fonti rinnovabili, soprattutto eolico e fotovoltaico. In soli 5 anni, dal 2009 al 2013, la produzione elettrica da fonte eolica è più che raddoppiata e quella da fonte fotovoltaica è aumentata più del tremila per cento (Fonte AEEG). Le misure di incentivo sono state realizzate in attuazione dell’impegno europeo a raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra e di incremento dell’energia prodotta da fonti rinnovabili, nell’ambito del Pacchetto europeo sull’energia e il clima per il 2020. Lo sviluppo delle fonti rinnovabili, infatti, è un obiettivo centrale per la promozione di una crescita economica sostenibile, finalizzata a combattere i cambiamenti climatici, promuovere un’economia a basse emissioni di carbonio e aumentare la capacità dei Paesi europei di soddisfare in modo autonomo il proprio fabbisogno energetico. Pertanto, in attuazione della Direttiva europea del 2009 sulle fonti rinnovabili, l’Italia si è impegnata a contribuire al raggiungimento, entro il 2020, dell’obiettivo di produrre almeno il 20% del consumo energetico finale lordo da fonti rinnovabili che si è posto l’Unione europea; più precisamente in Italia la quota di produzione da fonti rinnovabili dovrà essere pari al 17%. Nell’attuazione della Direttiva, ogni Paese europeo è libero di adottare le misure di policy e le forme di incentivo che ritiene più efficaci per raggiungere l’obiettivo assegnato.

L’insieme dei provvedimenti introdotti in Italia per sostenere le energie rinnovabili ha creato un regime di incentivi estremamente articolato e differenziato a seconda della fonte rinnovabile, della dimensione dell’impianto di produzione e della data di entrata in funzione dello stesso. L’erogazione degli incentivi ai produttori di energia elettrica da fonte rinnovabile (in particolare eolico e fotovoltaico) comporta dei costi, che il legislatore ha stabilito di finanziare mediante una specifica voce di costo della bolletta elettrica a carico dei consumatori finali. Complessivamente, dal 2009 al 2013, i costi sostenuti dai consumatori finali e pagati tramite la bolletta hanno superato i 17 miliardi di euro per il fotovoltaico e i 5 miliardi di euro per l’eolico (attraverso due tipologie di incentivi, detti “conti energia” e “certificati verdi”). D’altro canto, lo sviluppo dell’eolico e del fotovoltaico dovrebbe ridurre il prezzo dell’energia elettrica all’ingrosso. Infatti, la particolarità dell’energia fotovoltaica e eolica è che, una volta sostenuti i costi iniziali di installazione degli impianti, il costo marginale di produzione è quasi nullo. Al contrario, la produzione dalle fonti fossili ha un costo marginale di produzione che dipende dal costo della materia prima.

Le misure di policy introdotte in Italia per incentivare lo sviluppo dell’eolico e del fotovoltaico sollevano la questione relativa al confronto tra gli oneri sostenuti in bolletta dai consumatori finali per finanziare i sussidi e i vantaggi derivanti dallo sviluppo di tale produzione. Al momento, l’unico studio pubblicato su questo aspetto per l’Italia è stato condotto nell’ambito di un progetto promosso dal Dipartimento del Tesoro del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Tale studio confronta l’ammontare degli incentivi sostenuti dal 2005 al 2013 per finanziare lo sviluppo dell’eolico e del fotovoltaico (attraverso i cosiddetti “conti energia” e “certificati verdi”) con l’ammontare dei risparmi stimati che sono stati ottenuti finora in termini di riduzione del prezzo all’ingrosso dell’elettricità.

I risultati dell’analisi mostrano che le politiche di incentivazione hanno avuto effetti variegati: infatti, se nel caso dell’eolico le risorse finanziarie destinate ai sussidi sono state più che compensate dalla riduzione del prezzo all’ingrosso dell’elettricità, l’opposto è accaduto per il fotovoltaico. In altri paesi, ad esempio la Spagna, i risparmi in termini di riduzione del prezzo all’ingrosso dell’elettricità hanno più che compensato il costo degli incentivi alle rinnovabili, come mostrano altri studi.

E’, d’altro canto, opportuno sottolineare che per valutare la convenienza dell’introduzione degli incentivi non è sufficiente limitarsi al solo effetto sui prezzi dell’energia elettrica; infatti, andrebbe condotta un’esaustiva analisi costi-benefici dal momento che le fonti rinnovabili comportano altri chiari vantaggi che possono giustificarne lo sviluppo, come ad esempio la riduzione sia delle emissioni dei gas a effetto serra sia della dipendenza energetica del Paese.

In conclusione, lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili è essenziale per promuovere una crescita sostenibile e l’Italia, come emerge dai confronti internazionali, è uno dei paesi che più intensamente si è impegnato in questa direzione. Sono comunque auspicabili ulteriori analisi dirette a valutare non soltanto la convenienza degli incentivi allo sviluppo delle singoli fonti rinnovabili ma anche, e soprattutto, gli effetti complessivi, non soltanto economici, delle fonti rinnovabili in Italia.

* Il contenuto di questo articolo rappresenta il punto di vista degli autori e non coinvolge in nessun modo le istituzioni di appartenenza.

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