I numeri di Bitcoin

Massimo Molinari fornisce una serie di dati che permettono di valutare da un punto di vista quantitativo, anche se semplicemente descrittivo, il fenomeno Bitcoin, la sua dimensione di mercato, la sua evoluzione fino ad oggi e le prospettive di futura ulteriore diffusione. Queste ultime, come mette in luce Molinari, sono incerte anche perché non è facile valutare la capacità di Bitcoin di imporsi come mezzo di scambio piuttosto che come strumento di speculazione.

Questa scheda ha come obbiettivo quello di inquadrare il dibattito su Bitcoin, la nuova cripto-valuta, attraverso l’analisi di alcuni dati che possano aiutare a capire la dimensione del fenomeno oltre che a valutarne le potenzialità e i limiti.

Bitcoin, secondo alcuni ardenti sostenitori, può rappresentare un nuovo ordine valutario in grado di competere se non sostituire la presente architettura mondiale. Quanto siamo vicini a questa possibilità? Come sostengono Mazzocchi e Del Piero su questo numero del Menabó, il sistema Bitcoin è costruito in modo tale da garantire un’offerta di moneta crescente nel tempo ad un ritmo predefinito e noto a tutti, che prevede una graduale riduzione del 50% nella produzione di nuovi Bitcoin ogni 4 anni. Come mostrato dalla Figura 1, al momento ci sono circa 14 milioni di Bitcoin in circolazione e la creazione di nuova moneta virtuale continuerà fino al raggiungimento di 21 milioni di Bitcoin prevista per il 2140.

Figura 1: Volume di Bitcoin in circolazione.

Figura 1 -  Volume di Bitcoin in circolazione.

Il valore della base monetaria Bitcoin (misurata come numero totale di Bitcoin in circolazione moltiplicato per il valore corrente di mercato in dollari americani) è mostrato invece in Figura 2 (grafico di sinistra). Due sono le osservazioni principali: in primo luogo, il valore del mercato Bitcoin si aggira in questo momento intorno ai 5 miliardi di dollari. Questo dato va confrontato con il valore delle basi monetarie di altre valute: quella del Dollaro è di circa 2700 miliardi di Dollari e quella dell’area Euro di circa 1700 miliardi di Euro. Risulta del tutto evidente che al momento e in un futuro prevedibile Bitcoin non potrà rappresentare una seria minaccia per le valute mondiali (Dollaro, Euro, Yen) tanto meno sostituirle. Va comunque notato che Bitcoin è divisibile fino all’ottava cifra decimale (0.00000001 BTC) e la sua relativa scarsità dovrebbe indurre all’utilizzo sempre più frequente di sotto-unità via via più piccole come mezzo di scambio e unità di prezzo.

La seconda osservazione è relativa alla fluttuazione della capitalizzazione di mercato, che evidentemente riflette quella del tasso di cambio con il dollaro, riportato, per comodità di confronto, nel grafico di destra in Figura 2. Questo grafico mette in evidenza la forte volatilità di prezzo di Bitcoin (già sottolineata da Mazzocchi e Del Piero su questo numero del Menabó ). A titolo esemplificativo, per comprare un Bitcoin servivano soltanto 100 dollari nell’estate del 2013. Il prezzo si è decuplicato nel giro dei sei mesi successivi, arrivando a superare i 1000 dollari per poi decrescere fino ad un prezzo di poco inferiore ai 400 euro in questo momento. Se da un lato queste fluttuazioni rendono il mercato molto dinamico e offrono importanti opportunità di investimento (rischioso e fortemente speculativo), dall’altro risulta chiaro che al momento Bitcoin non può fornire quella stabilità di prezzo necessaria per permetterne l’utilizzo come un’unità di conto.

Non a caso, il prezzo di tutti i beni e servizi attualmente acquistabili in Bitcoin è fissato in dollari e convertito in Bitcoin attraverso il tasso di cambio vigente al momento della transazione. Questa conversione giornaliera dei prezzi in Bitcoin ha comportato una deflazione del 98% nel 2013, periodo durante il quale l’inflazione americana è stata invece dell’ 1.3%. Questa deflazione, trainata dal tasso di cambio, pone una seria minaccia alla diffusione di Bitcoin.

Come è noto, periodi di deflazione prolungata inducono a posticipare gli acquisti e quindi rallentano l’attività economica. Inoltre la deflazione favorisce i creditori a danno dei debitori. Per il momento non esiste un sistema di credito in Bitcoin ma l’instabilità (deflattiva) costituisce un chiaro ostacolo alla sua possibilità di sviluppo.

La natura globale e delocalizzata del Bitcoin (v. l’articolo di Satta su questo numero del Menabò) comporta anche un rischio in senso opposto e cioè la perdita di valore della valuta. Nessun bene o attività reale può essere prezzato in Bitcoin (come unità di conto di base) e questo mette Bitcoin in una posizione di svantaggio rispetto alle valute tradizionali. Anche se si dovesse scatenare un speculazione valutaria contro l’Euro, molti beni locali sarebbero ancora prezzati in Euro e questo mercato interno nell’area valutaria fornirebbe un’ancora di salvezza che Bitcoin non ha, perché privo di un mercato locale. Si potrebbe pensare a Bitcoin come la valuta di una paese che non ha produzione interna. E’ facile intuire che in questo caso, la valuta sarebbe eccessivamente esposta al rischio di cambio perché il valore di questa valuta non sarebbe ancorato al valore intrinseco di nessun bene fisico (prodotto localmente) e un calo di fiducia sarebbe, in queste condizioni, molto più pericoloso.

Figura 2: Capitalizzazione di Mercato e Tasso di Cambio.

Figura 2 -  Capitalizzazione di Mercato e Tasso di Cambio.

Viene naturale chiedersi se le dinamiche di prezzo osservate siano il risultato di spinte speculative o riflettano in qualche modo il valore fondamentale della valuta Bitcoin. Misurare il valore vero di Bitcoin è chiaramente molto difficile. Ciò nonostante, qualche elemento si può desumere da un semplice esercizio che mette in relazione il valore in dollari dei volumi di transazioni giornaliere al valore in dollari dei volumi di scambio con altre valute nei top exchanges. La prima grandezza riflette la domanda di moneta come mezzo di scambio, mentre la seconda dipende anche dall’entità della domanda speculativa di moneta.

Nel corso del tempo, il decollo di una nuova valuta dovrebbe accompagnarsi ad uno stabile aumento relativo del volume delle transazioni rispetto al volume di scambi in valuta. Se, al contrario, dovessero prevalere logiche speculative, dovremmo osservare un aumento dei volumi di scambi monetari che poi non si traduce in corrispondenti movimenti a scopi transattivi perché la moneta è semplicemente tenuta come riserva di valore nell’aspettativa di un aumento del tasso di cambio.

Il rapporto tra questi volumi è presentato in Figura 3 e appare altamente instabile e piuttosto ciclico. Da un lato, possiamo interpretare in termini positivi questo andamento perché la presenza di crescenti attività speculative dovrebbe indurre ad una sistematica riduzione del rapporto. D’altra parte, risulta altrettanto evidente l’assenza di un costante trend positivo che indicherebbe il crescente diffondersi di Bitcoin come controparte monetaria per l’acquisto di beni reali o servizi.

Figura 3: Volumi di Transazioni vs Volumi di Scambio.

Figura 3: Volumi di Transazioni vs Volumi di Scambio.

Tra i vantaggi di Bitcoin (un alto livello di anonimato, perfetta tracciabilità e trasparenza, sicurezza) vanno inoltre sottolineati i quasi nulli costi di transazione, come testimoniato dal grafico in Figura 4.

Si deve tenere presente che questi costi sono destinati ad aumentare nel tempo soprattutto dopo aver raggiunto la quota massima di 21 milioni di Bitcoin. A quel punto i miners (si veda la scheda di Mastrostefano et al) non saranno più ricompensati con nuovi Bitcoin per i nuovi blocchi e richiederanno per le loro attività fees più elevate. In ogni caso, risulta evidente il vantaggio di costo rispetto ai circuiti tradizionali. Basti pensare che il costo di Bitcoin attualmente è ampiamente inferiore allo 0.5 per mille mentre le tariffe applicate da Visa e Mastercard sono tra il 2 e il 3% e Paypal applica il 2.9% + 0.30 Euro. Non è, però, affatto scontato (come osservano anche Mazzocchi e Del Piero in questo numero del Menabò) che tali costi rimarrebbero così contenuti se Bitcoin dovesse trovare una diffusione più capillare oltre la rete internet e dovesse appoggiarsi su piattaforme fisiche (come ATM o altri distributori).

Figura 4: Costi di Transazione

Figura 4 -  Costi di Transazione

Anche se in termini assoluti il fenomeno Bitcoin è certamente in forte ascesa, è utile valutare la sua evoluzione sulla base di alcuni indici relativi. La Figura 5 presenta il rapporto tra i volumi giornalieri di Bitcoin e il numero totale di Bitcoin in circolazione. Possiamo interpretare questo rapporto come un indicatore della velocità di circolazione della moneta. Quello che si osserva è che la velocità di circolazione non è certamente aumentata nel corso del tempo e attualmente è più bassa di quanto fosse nel 2012-2013. Questo indice dovrebbe essere in forte crescita se i Bitcoin circolassero sistematicamente come mezzo di scambio con un ciclo di vita piuttosto lungo. Il dato invece sembra suggerire che il ciclo di vita è relativamente breve perché anche i soggetti che accettano Bitcoin come mezzo di pagamento, li convertono immediatamente in dollari. Se spendessero a loro volta questo denaro virtuale per altri acquisti il ciclo di vita si allungherebbe e la velocità di circolazione aumenterebbe.

Figura 5: Velocità di Circolazione

Figura 5 -  Velocità di Circolazione

Anche il volume medio delle transazione sembra in fase calante. Per rendersene conto, basta confrontare in Figura 6 il volume reale in dollari (linea nera) con un valore simulato (linea rossa) in cui assumiamo che in media ogni transazione sia di 5 Bitcoin. Se fino a fine 2013, questa ipotesi sembra essere in grado di descrivere correttamente i volumi reali, dal 2014 in poi si registra una divergenza tra le due linee e questo evidentemente segnala che il volume medio per singola transazione sta diminuendo.

Figura 6: Volumi di Scambio e Dinamiche di Prezzo

Figura 6 - Volumi di Scambio e Dinamiche di Prezzo

Infine, la Figura 7 presenta dati che fanno riferimento esclusivamente al conto online MyWallet, uno dei più importanti della rete Bitcoin. Il lettore può osservare l’andamento nel tempo del rapporto tra numero di transazione e numero di utenti. Anche in questo caso si vede chiaramente che dopo un’iniziale fase espansiva nella prima parte del 2012, il trend diventa fortemente negativo. Anche questo dato sembra suggerire che il tipico fruitore Bitcoin non usa sistematicamente questa valuta per acquisti quotidiani ma piuttosto opera singole transazioni sempre più distanti tra loro. La futura sopravvivenza e la corretta diffusione di Bitcoin come mezzo di scambio richiedono necessariamente un cambio di ritmo che permetta, da un lato, ai numeri assoluti di crescere (Numero Utenti, Numero di Transazioni, Volumi) e, dall’altro, alle grandezze relative di stabilizzarsi su un trend positivo. Per ora, i dati non consentono di considerare Bitcoin un pieno successo né provano che esso abbia già dispiegato tutte le sue potenzialità come strumento a sostegno delle transazioni economiche e non delle attività speculative.

Figura 7: Transazioni e Utenti

Figura 7 - Transazioni e Utenti

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