Conversazione immaginaria fra una giovane socialista e il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi

Elena Granaglia riporta una conversazione (immaginaria) svoltasi tra una giovane socialista e il Presidente del Consiglio Matteo Renzi a proposito della lettera inviata da quest’ultimo a “La Repubblica” il 22 novembre 2014. Nel corso della conversazione la giovane socialista esprime le proprie perplessità su numerose affermazioni contenute in quella lettera e riguardanti principalmente cosa caratterizzerebbe la sinistra secondo il Presidente del Consiglio.

Giovane socialista. Caro Presidente, ho letto in una sua lettera recente (inviata a Repubblica il 22 novembre 2014) che lei rivendica il merito di avere finalmente portato il PD nel PSE. Le voglio fare le mie più sincere congratulazioni. Era ora! Dopo tanta attesa e tante, per me oscure, resistenze! Mi potrebbe, però, spiegare meglio qual è la visione di sinistra che l’ha portata a unirsi alla grande famiglia del socialismo europeo?

Presidente del Consiglio. Proprio nella lettera che lei cita scrivo: “ per noi la sinistra… è soprattutto un futuro su cui lavorare insieme per risolvere i problemi delle persone, per dare orizzonte e dignità, per sentirsi parte e avere orgoglio di essere non solo di sinistra, ma italiani”.

Giovane socialista. Presidente, devo confessare che la sua risposta mi lascia un po’ sconcertata. Essere di sinistra significa sentirsi di sinistra? Mi sembra vago, oserei dire che è una tautologia. Inoltre, riconosco il valore della dignità, ma perché dobbiamo essere orgogliosi di essere di sinistra e addirittura italiani senza alcuna qualificazione. So che lei non ama i trattini e che vuole un PD maggioritario, ma non le pare strano essere orgogliosi per un dato ascrittivo, quale quello di essere italiani? In più, viviamo in un paese con sempre più individui che non provengono dall’Italia. L’orgoglio di essere italiani non ci avvicina un po’ troppo a alcune delle peggiori posizioni della Lega che, tra l’altro, frustrano l’orgoglio di molti che italiani lo sono da poco – o lo vorrebbero diventare – perché di origine straniera?

Presidente del Consiglio. D’accordo, sono stato forse un po’ veloce. Sempre nella lettera menzionata, sottolineo che essere di sinistra significa anche “essere dalla parte dei deboli “.

Giovane socialista. Non voglio essere irriguardosa, signor Presidente. Ma queste parole non mi sollevano. So benissimo che lei non è il primo nè l’unico, fra i dirigenti del PD, a sostenere che la sinistra deve stare dalla parte dei deboli. Io sono, però, cresciuta all’ombra della grande tradizione del socialismo fabiano, una tradizione, che già negli anni di trionfo del marxismo – non devo certo ricordarlo a lei – è sempre stata profondamente attenta alla dimensione individuale della libertà. Ebbene, in quella tradizione che è anche quella della grande tradizione democratica dei diritti di cittadinanza, non ci sono deboli da proteggere e forti che gentilmente aiutano. Al contrario, le regole distributive vanno scelte e giustificate da individui che si rapportano gli uni agli altri come uguali (così direbbe anche un altro grande liberale come Dworkin), in quanto tutti ugualmente degni di considerazione e rispetto. Se così, è difficile che regole giuste possano essere fatte da una parte per l’altra e possano riguardare solo il lato basso della distribuzione.

Presidente del consiglio. Lei mi fa proprio le pulci. Ma è giovane e, come lei sa, io sto dalla parte dei giovani. E allora le ricordo che ho anche detto che essere di sinistra significa “cambiare” senza lasciare farlo ai mercati.

Giovane socialista. Mi spiace, ma, ancora una volta, proprio da socialista liberale, non riesco a capire bene. Da un lato, ho un po’ di difficoltà a identificare il soggetto “mercato”, ma si tratta di una sottigliezza ed è meglio sorvolare. Dall’altro, mi sembra che il suo governo lasci molto spazio ai mercati. Prendiamo, ad esempio, la legge di stabilità appena varata. Certo, molte delle misure approvate devono essere ancora definite. Ma identificare i meccanismi portanti della sperata crescita nella riduzione delle imposte e nell’aumento dei trasferimenti monetari alle famiglie (i famosi 80 euro), come quella legge fa, non significa proprio lasciare grande spazio al mercato? La ricetta keynesiana degli investimenti pubblici è troppo vecchia? Il modello del social investment state, che è al cuore di Europa 2020 e che chiede di puntare sui servizi, è anch’esso un retaggio del passato?

Presidente del consiglio. Non riesco proprio a convincerla. Allora aggiungo che, sempre nell’intervista citata, riconosco che “esiste una libertà ingiusta, per pochi” che “è la ragione sociale della destra”, pur riconoscendo al contempo che “una giustizia illiberale, una giustizia cioè che pretenda di essere per tutti ma senza rispetto per la libertà dei singoli, è la prigione ideologica di una sinistra che ha una visione odiosa delle cose”.

Giovane socialista. Ma quale sinistra avrebbe questa visione odiosa? Perché lei mostra un atteggiamento così divisivo, lanciando accuse senza dire nomi e indicare fatti ? E qui giungo a un altro punto della sua lettera: l’ attacco ai sindacati. I sindacati, come tutti, possono certamente sbagliare, anche sull’articolo 18. Lei dice di stringere la mano ai lavoratori e io apprezzo questo atteggiamento che riconosce i lavoratori come pari. Ma perché proprio lei, che vorrebbe chiudere con i vecchi atteggiamenti ideologici, lancia accuse che sanno tanto di epurazioni di altri tempi, anziché iniziare un nuovo, moderno, confronto sulla base dei dati? Ad esempio, perché non fornisce i dati relativi alla diminuzione della domanda di lavoro determinata dall’art.18? Perché non ci dice esattamente come ha cambiato l’Italia? Come ho appena detto, non mi convince, sotto il profilo democratico, che un singolo soggetto (anche se collettivo) possa pretendere di cambiare un paese (semmai, dovrebbe cambiare alcune regole insieme agli altri). Ma certo sarebbe già un passo avanti poter avere qualche numero, qualche dato di fatto. Ad esempio, perché non inaugura la bella abitudine di un appuntamento mensile con i suoi concittadini per informarli sullo stato di avanzamento dei lavori, non solo delle leggi approvate, questo è opera del Parlamento, ma di quanto il governo effettivamente sta facendo?

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